Dopo lo stop utile a far esaminare il caso alla Corte Costituzionale torna in appello il processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, assassinato la sera del 24 maggio 2005.

Sito Ufficiale Associazione Gianluca Congiusta onlus
Dopo lo stop utile a far esaminare il caso alla Corte Costituzionale torna in appello il processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, assassinato la sera del 24 maggio 2005.
Oltre alle vittime dirette, chiunque ritenga di essere stato leso in qualche modo dal reato commesso, può richiedere di essere riconosciuto in quel ruolo, condurre indagini e produrre prove fino alla richiesta di un risarcimento. Nei reati di abusi sessuali e di pedofilia (termine quanto mai inadeguato a definire quel tipo di reato!) commessi da preti è l’intera comunità cristiana a subire danni gravissimi non tanto alla propria immagine quanto alla stessa missione e alla credibilità dell’annuncio evangelico che intende proporre. Per questa ragione le diocesi in cui si verificano questo tipo di crimini o atti di violenza da parte di ecclesiastici, devono costituirsi parte civile. Sarebbe un segno esplicito e inequivocabile da parte della comunità cristiana di volersi schierare decisamente dalla parte delle vittime. Non so se finora si sia mai verificato un caso di questo tipo, ma ritengo che possa diventare quello più efficace ed eloquente. Poi ci sarà tutto il tempo per usare misericordia nell’accompagnamento fraterno delle vittime stesse compreso lo stesso prete, a suo modo anche lui vittima, ma intanto la Chiesa faccia capire a tutti da che parte sta. La violenza, da chiunque sia commessa, non può trovare giustificazioni, compromessi, silenzi e men che meno complicità. Prima che il codice penale, lo insegna il Vangelo.
http://www.mosaicodipace.it/mosaico/i/3053.html
“Scontro verbale” fra Nicola Bonavota, indicato dalla procura di Catanzaro come uno dei referenti dell’omonimo clan di Sant’Onofrio e presunto mandante di due omicidi, e il giornalista Klaus Davi.
30/01/2017 Silvana Pepe
Tra dicembre e febbraio al santuario della Madonna di Polsi, nel cuore dell’Aspromonte, è difficile incontrare anima viva. Il freddo e la neve ad altezze che raggiungono quasi 2 mila metri non sono condizioni favorevoli. Eppure a Polsi, uno dei più popolari santuari del Sud Italia, quando dal 30 agosto al 2 settembre si celebra la festa della Madonna della montagna, arrivano migliaia di persone in pellegrinaggio dal Reggino ma anche dalla Sicilia.
di Barbara Benedettelli
«Rinuncio all’appello. Merito l’ergastolo». Una grande lezione quella di Carlo Lissi, che nel 2014 a Motta Visconti uccise la moglie e i due figli piccoli.
Nelle prime ore di oggi, 29 gennaio 2017, a Gioia Tauro, i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria unitamente a quelli della locale Compagnia Carabinieri, collaborati da militari dello Squadrone Cacciatori Calabria, hanno tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, Antonino Pesce, 34 anni, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
“Non poteva esserci luogo più indicato che la Locride per questa giornata. Questa è una terra che ha sofferto e soffre.
di ALESSIA CANDITO
REGGIO CALABRIA – Cambio al vertice al santuario di Polsi, luogo simbolo per gli uomini della ‘ndrangheta, attorno al quale, ogni settembre nei giorni della festa della Madonna, si danno appuntamento i rappresentanti dell’ala militare delle cosche più potenti.
Mosaico dei giorni
Il Vangelo incompatibile con le mafie
24 gennaio 2017 – Tonio Dell’Olio
Le parole pronunciate da Papa Francesco ieri ai componenti della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo costituiscono un ulteriore pietra miliare verso quel rigetto più che auspicabile delle mafie da ogni possibile collusione, copertura, connivenza, contiguità, o semplicemente incomprensione (ignoranza) da parte delle comunità cristiane.
Omessa esecuzione della sentenza del consiglio di Stato, per questo motivo Massimo Scura è finito nel mirino della Procura della Repubblica.