L’ospedale in mano alla ‘ndrangheta

L'ospedale in mano alla 'ndrangheta

10/12/2007 (7:53) – LE COSCHE DIETRO LA MALASANITA'

Vibo, cento dipendenti
mafiosi e appalti truccati.

FRANCESCO GRIGNETTI

ROMA
Potrebbe essere una storia di ordinaria malasanità, quella di Vibo Valentia, dove è morta una ragazza di sedici anni, Eva Ruscio, per la degenerazione di una tonsillite. In gennaio nel medesimo ospedale era morta un’altra sedicenne, Federica Monteleone, mentre l’operavano per un’appendicite. Epperò quella di Vibo non è affatto una storia banale.
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COSENZA: IN CORSO INDAGINE DELLA GUARDIA DI FINANZA SULLO STUDIO COMMERCIALE

 COSENZA: IN CORSO INDAGINE DELLA GUARDIA DI FINANZA SULLO STUDIO COMMERCIALE

giovedì 06 dicembre 2007

CATANZARO, 6 DIC – La novità di oggi sullo studio commerciale da 180 milioni di euro in Calabria, denunciato dal magistrato antimafia Emilio Ledonne in Commissione, è che le indagini non sono affatto finite, ma sono in corso a Cosenza da parte della Guardia di finanza.

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NDRANGHETA/ LAMEZIA T., CONFISCA PER UN MILIONE A BOSS IANNAZZO

NDRANGHETA/ LAMEZIA T., CONFISCA PER UN MILIONE A BOSS IANNAZZO

Fra i beni colpiti due ville

Lamezia Terme (CZ), 4 dic. (Apcom) – Beni per un milione di euro sono stati sequestrati e confiscati a Domenico Iannazzo, boss dell'omonima famiglia di Lamezia Terme (CZ), dall' Ufficio Misure di Prevenzione della Polizia Anticrimine della Polizia, che ha eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale penale di Catanzaro.

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Mafia, 38 arrestati nel catanese, c’è figlio Santapaola

Mafia, 38 arrestati nel catanese, c'è figlio Santapaola

martedì, 4 dicembre 2007 12.37  

PALERMO (Reuters) – I carabinieri hanno arrestato nel Catanese 38 presunti affiliati a Cosa Nostra, in un'operazione per la quale sono state firmate 70 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Tra gli arrestati figurano il figlio di Nitto Santapaola e tre donne parenti di altri boss. Lo dicono fonti investigative.

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MORTO IN UN CONFLITTO A FUOCO IL BOSS DI GELA EMMANUELLO

MORTO IN UN CONFLITTO A FUOCO IL BOSS DI GELA EMMANUELLO

 

ERA UNO DEI 10 SUPERLATITANTI

Daniele Emmanuello, il latitante di mafia morto in uno conflitto a fuoco con la polizia in provincia di Enna, avrebbe compiuto 44 anni il prossimo 23 luglio, ed era inserito nella lista dei 10 ricercati piu' pericolosi del ministero degli Interni. La sua latitanza era iniziata nel 1996, dopo la cattura dei reggenti dell'epoca, ed era coincisa con la sua ascesa ai vertici di "Cosa Nostra" in provincia di Caltanissetta. Con i suoi fratelli, Nunzio, Davide e Alessandro, tutti attualmente in carcere, aveva infatti costruito uno dei clan piu' potenti e organizzati della Sicilia sud-orientale, tanto da avere rapporti diretti con i principali capimafia di Catania e Palermo.

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‘Ndrangheta, uccisi due fratelli

'Ndrangheta, uccisi due fratelli

Crotone,erano figli di un boss detenuto

Due giovani, i fratelli Luigi e Francesco Comberiati, di 24 e 29 anni, sono stati uccisi a Petilia Policastro, un centro del crotonese, a colpi di arma da fuoco. I due fratelli, sono stati assassinati da un commando composto da due persone. Le vittime erano i figli di Vincenzo Comberiati, presunto capo dell'omonima cosca di Petilia Policastro, attualmente detenuto. Leggi il resto

Mafia, il raid puntava ai nomi anti-racket

Un furto su commissione voluto da bene informati

Mafia, il raid puntava ai nomi anti-racket

Industriali, presi i verbali di una riunione. Ipotesi protezione per chi è in prima linea

CALTANISSETTA — Un'operazione chirurgica voluta da persone ben informate. L'incursione nella sede degli industriali non è stato un raid vandalico ma qualcosa di più inquietante. «Non c'è stata devastazione — dice il Procuratore Renato Di Natale — si sono limitati a forzare una porta-finestra dalla parte dell'immobile in cui non ci sono telecamere e hanno portato via un dischetto e un portadocumenti ». Dettagli che per il presidente degli industriali nisseni Antonello Montante fanno pensare a «menti raffinatissime » che avrebbero organizzato «un furto su commissione dietro al quale c'è qualcosa in più del semplice racket». Leggi il resto

La mafia e la svolta di Confindustria

La lettera di Scarpinato

La mafia e la svolta di Confindustria

«Tra gli imprenditori qualcosa è cambiato»

Caro direttore, mentre il mondo politico, tranne poche eccezioni, continua troppo spesso a predicare bene e a razzolare male, persistendo nel selezionare in postazioni strategiche delle istituzioni e dei centri di spesa pubblica personaggi condannati per corruzione e inquisiti per mafia, la Confindustria lancia — tramite suoi autorevoli vertici — importanti segnali in controtendenza, chiarendo che la sanguisuga mafiosa non è solo quella delle coppole storte che impongono il pizzo di qualche migliaio di euro.

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