La ‘ndrangheta non crea posti di lavoro, ma disperazione

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di Redazione • ottobre 31, 2015

Riceviamo e pubblichiamo un intervento del testimone di giustizia Rocco Mangiardi

È da diverso tempo ormai che sento nelle parole di lavoratori esasperati, perché disoccupati, un appello agli ‘ndranghetisti affinché essi facciano quello che la politica e le istituzioni non hanno fatto cioè: creare posti di lavoro.

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Anche questa è ‘ndrangheta: i familiari spingono una minorenne a fidanzarsi col figlio di un boss

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Nelle carte dell’inchiesta “Acero Krupty” emerge la violenza psicologica subita dalla nipote di un boss, ancora minorenne, costretta a fidanzarsi con il rampollo di un altro clan per rafforzare il proprio potere.

di  GIOVANNI VERDUCI

REGGIO CALABRIA – In Calabria ci sono minori che decidono di collaborare con la giustizia contro i propri genitori ed altri che, invece, sono costretti a subire il volere dei familiari e accettare un fidanzamento “forzato”.

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‘Ndrangheta, “dieci euro a chi viene al funerale. Se no bastoniamoli pari pari”

Preoccupato dal rischio di scarsa partecipazione alle esequie di un esponente del clan Aquino di Marina di Gioiosa Ionica, Nicola Tassone ordina di reclutare comparse “a lutto”, pena rappresaglie. L’intercettazione agli atti dell’inchiesta che coinvolge l’ex senatore Pdl Speziali

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di Lucio Musolino
“A tutti i ragazzi che vengono a lutto digli che gli regaliamo 10 euro”.

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Inchiesta Mantovani, imprenditore ai pm: “Caserma della Finanza allagata e tetto della facoltà rotto per avere appalti”

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Alberto Brera racconta ai magistrati di atti vandalici per creare lavori di somma urgenza e truccare appalti del Provveditorato alle opere pubbliche di Milano: “Lo chiamo il tritacarne, perché l’80% di coloro che lavorano là prende tangenti”
di F. Q. | 23 ottobre 2015

Urgenze create ad arte per truccare appalti del Provveditorato alle opere pubbliche di Milano. Come nel caso di una caserma della Guardia di Finanza allagata o della rottura del tetto dell’Università di Pavia. E’ quanto emerge dalle rivelazioni di un imprenditore nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex vice presidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, e di un ingegnere del Provveditorato, Angelo Bianchi. E che sono riportate dal Corriere della Sera.

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“Ammazzàti l’onorevole”. L’omicidio di Francesco Fortugno dieci anni dopo. La nostra mala-Italia. Intervista a Enrico Fierro

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Il 16 ottobre ricorrevano i dieci anni dall’omicidio di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, ammazzato nel 2005 a Locri, davanti al seggio istituito per votare le primarie dell’Ulivo. Nel 2007 è uscito per Dalai Editore Ammazzàti l’onorevole. L’omicidio Fortugno. Una storia di mafia, politica e ragazzi del giornalista e scrittore Enrico Fierro che ha voluto raccontare le complicità, le sottovalutazioni, la Calabria delle ambiguità. Raggiunto telefonicamente, Fierro ha acconsentito a rispondere a qualche nostra domanda riguardo quanto accaduto dieci anni fa in Calabria e su quello che avviene oggi nel nostro Paese.

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Blitz della Finanza per appalti truccati Anas: 10 arresti. Ci sono dirigenti, imprenditori e l’ex sottosegretario Meduri

L’esponente politico, attualmente nel Pd, ha ricoperto l’incarico al ministero delle Infrastrutture, dal maggio 2006 al maggio 2008, durante il secondo governo Prodi. Dal gennaio 1999 all’aprile 2000 è stato presidente della Regione Calabria. Le ipotesi di reato sono associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e voto di scambio

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ROMA – C’è anche il nome dell’ex sottosegretario alle Infrastrutture Luigi Meduri fra le 10 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Roma che gli uomini della Guardia di Finanza stanno eseguendo.

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Truffa servizio sanitario, ai domiciliari l’ex direttore Ospedale israelitico e presidente Inps Antonio Mastrapasqua

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Quattordici ordinanze di custodia cautelare e tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di medici e dirigenti della casa di cura privata. Le ipotesi di reato sono falso e truffa in danno della sanità pubblica: l’accusa è di aver chiesto alla Regione rimborsi gonfiati per le prestazioni sanitarie. Mastrapasqua era noto come “mister 25 poltrone”

di | 21 ottobre 2015

L’ex direttore dell’Ospedale israelitico di Roma Antonio Mastrapasqua è finito ai domiciliari con l’accusa di truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi gonfiati a fronte di prestazioni sanitarie. Insieme a lui sono stati raggiunti da misure restrittive altri 16 tra dirigenti, medici e operatori della casa di cura privata.

Già nel gennaio dello scorso anno era emerso che Mastrapasqua, noto per i 25 incarichi in consigli di amministrazione e collegi sindacali e all’epoca anche presidente dell’Inps e vicepresidente di Equitalia, era indagato per questa vicenda, incentrata sulle schede di dismissione “taroccate” per ottenere dalla Regione Lazio milioni di euro di rimborsi non dovuti. Una settimana dopo il commercialista ha lasciato la poltrona di vertice dell’istituto previdenziale, su cui sedeva dal 2008. Decisione presa a valle della presentazione da parte del governo Letta di un disegno di legge sul conflitto di interessi.

Le ipotesi di reato sono falso e truffa in danno della sanità pubblica. Le misure, che comprendono 14 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, sono state eseguite dai carabinieri del Nas di Roma e derivano dai risultati di indagini condotte dallo stesso nucleo antisofisticazioni e sanità e coordinate da un pool della Procura di Roma. Tra i destinatati dei provvedimenti, emessi dal gip Maria Paola Tomaselli su richiesta dei pm Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia, figurano il direttore generale e amministrativo Tiziana D’Agostini, Gianluigi Spinelli, direttore sanitario nonché responsabile del Day Hospital, Mirella Urso, responsabile dell’ufficio controllo appropriatezza cartelle cliniche, Elvira Di Cave, primario del reparto di ortopedia, Pietro Aloisi, responsabile del servizio urologia, e Naim Nasrollah, medico chirurgo. L’autorità giudiziaria di Roma ha disposto anche un sequestro preventivo per equivalente di 7,5 milioni di euro, somma pari all’indebita richiesta economica eccedente le prestazioni erogate dalla struttura.

Le indagini, che si sono concentrate sui conti della struttura tra il 2006 e il 2009, hanno messo in luce molti ‘interventi fantasma‘: il 94% delle cartelle cliniche, stando a quanto accertato dagli investigatori, era stato alterato per far risultare prestazioni più costose rispetto a quelle effettivamente erogate. Per esempio ricoveri al posto di operazioni in regime ambulatoriale. I filoni dell’inchiesta sono però tre: oltre a quello che si concentra sull’alterazione della tipologia di interventi eseguiti (specie per biopsie prostatiche e tiroidee e correzione dell’alluce valgo) per ottenere rimborsi maggiorati, ce n’è anche uno sulla modifica dello stato dei luoghi, della destinazione d’uso dei locali ospedalieri e delle attività sanitarie per mascherare lo svolgimento di attività irregolari e un terzo sull’erogazione parziale, in carenza di autorizzazione, dei servizi di assistenza domiciliare.

Fonte: il fatto quotidiano

 

 

 

Da Cutro alla conquista del Nord Italia: 52 boss e affiliati verso il processo

E’ il filone calabrese dell’inchiesta Aemilia sulla ‘ndrangheta. Al vertice dell’organizzazione Nicolino Grande Aracri

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di GIUSEPPE BALDESSARRO

La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini relative al filone calabrese dell’inchiesta Aemilia. Nelle scorse ore la Dda del capoluogo di regione ha fatto notificare gli avvisi a 52 tra boss, affiliati e complici della cosa Grande Aracri di Cutro. Il provvedimento, nel quale vengono sintetizzati i capi d’imputazione, definisce e disegna dettagliatamente la catena di comando della potente cosca crotonese individuando ruoli e funzioni all’interno dell’organizzazione criminale. Un clan saldamente nelle mani dei Grande Aracri a cui risultano legate anche le famiglie dei Villirillo, dei Salerno, dei Diletto e dei Riillo.

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Roma – Catturati i latitanti Giuseppe e Antonio Strangio –

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I latitanti Giuseppe e Antonio Strangio, 36 e 33 anni dell’omonima cosca di San Luca, sono stati catturati dagli agenti della Squadra Mobile di Roma, coordinati dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Sono stati trovati all’interno di una casa con muri molto alti e recintati. Antonio Strangio è stato sorpreso nel giardino dell’abitazione mentre Giuseppe, il fratello si trovava all’interno. Gli Strangio erano destinatari di un fermo di indiziato di delitto emesso dalla D.D.A. di Roma e Reggio Calabria a conclusione dell’indagine denominata “Acero – Krupy”, condotta nei confronti di appartenenti alle cosche Aquino/Coluccio, Figliomeni, Commisso, Strangio operative in Calabria e nel Lazio, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico internazionale di sostanze stupefacenti, traffico di armi e riciclaggio, reati consumati in ambito nazionale e internazionale. Nell’abitazione sono stati trovati 5000 euro, cinque telefoni cellulari e carte di credito.
fonte: strill.it