L’ergastolano ed il Ministro

L’ergastolano ed il Ministro

Un detenuto gravemente ammalato e una lettera aperta al nuovo guardasigilli, Paola Severino

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In carcere capita spesso che si possa osservare meglio gli altri di se stessi. E, scrivendo, si può essere la voce di chi non ha neppure più la forza di avere voce.

Questa è una storia vera che nessuno scriverà mai su un giornale e mai nessuno racconterà in televisione. Questa è una storia vera che rimarrà prigioniera nelle celle, nei cortili e nelle sezioni dell’Assassino dei Sogni (il carcere, come lo chiamo io). Io proverò a far evadere questa storia dalle sbarre della mia cella per farla conoscere al di là del muro di cinta, al mondo dei “buoni”.

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Franco Di Mare e la Locride: «Terra splendida e senza fiducia»

Franco Di Mare e la Locride: «Terra splendida e senza fiducia»

Franco Di Mare e la Locride: «Terra splendida e senza fiducia» «C’è un problema di mentalità, ma è vero che le istituzioni latitano»

Franco Di Mare, il giorno dopo. Incontriamo il popolare conduttore di “Uno mattina”, premiato con il “Città di Siderno” in un bar sul corso, di buon mattino, davanti a un buon caffè. Il vincitore con il suo libro autobiografico ” Non chiedere il perché” ci parla delle sue “forzate” levatacce alle 4,30 per preparare la scaletta. La domenica di sole che gli offre Siderno, in pieno dicembre, è un toccasana, e prima di far ritorno a Roma, ha preferito respirare a pieni polmoni «il fantastico clima di questa terra».

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Libera : Smentiamo e ribadiamo con fermezza che il comune di Campobello non ha mai aderito alla nostra associazione

Libera : Smentiamo e ribadiamo con fermezza che il comune di Campobello non ha mai aderito alla nostra associazione

Libera: “Ribadiamo con fermezza che il comune non ha mai aderito a Libera, non abbiamo mai permesso  e mai permetteremo che si strumentalizzi la nostra associazione con false dichiarazioni. “

“In merito alla notizie di stampa della presunta adesione del Comune di Campobello alla nostra associazione, ribadiamo e smentiamo con fermezza che il Comune non ha mai aderito a Libera, cosa del resto non possibile essendo Libera una reste di associazioni. Non abbiamo mai permesso  e mai permetteremo che si strumentalizzi la nostra associazione con false dichiarazioni. Piu’ volte abbiamo denunciato il rischio ed il pericolo che le mafie provano in tutti i modi  di infiltrarsi nell’antimafia con le parole, con i false documentazioni, con pseudo costituzioni di facciata di parte civili in processi di mafia. Oggi dobbiamo combattere quella legalità che come una bandiera  viene spesso agitata anche da chi la calpesta ogni giorno. Attenzione, la vera forza della mafia sta fuori dalla mafia e spesso ha il volto di un incensurato.” In una nota Ufficio di presidenza di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie smentisce con fermezza le notizie riguardanti l’adesione del Comune di Campobello in provincia di Trapani a Libera.

Mafia, arrestato il sindaco di Campobello Messina Denaro, si stringe il cerchio

Mafia, arrestato il sindaco di Campobello
Messina Denaro, si stringe il cerchio/

In manette 11 fiancheggiatori della primula rossa
I magistrati: stiamo scardinando la rete che lo protegge

ROMA – I carabinieri del Ros stringono il cerchio attorno al superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Un’operazione ha decapitato la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara (Trapani), ritenuta una delle ultime roccaforti del ricercato numero uno. In manette 11 persone, tra cui lo stesso sindaco di Campobello, con l’accusa di associazione mafiosa e intestazione fittizia dei beni.

Le indagini. Al centro delle indagini, avviate nel 2006 sotto la direzione della procura distrettuale antimafia di Palermo, i sodali di Messina Denaro, capo indiscusso della mafia trapanese e punto di riferimento per l’intera struttura di Cosa Nostra. Secondo gli investigatori le cosche gestivano in maniera occulta società ed imprese capaci di monopolizzare il mercato olivicolo ed altri settori dell’economia.

I fiancheggiatori. La famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente tra le più attive del mandamento di Castelvetrano, avrebbe mantenuto uno stretto collegamento con il “boss dei boss” e, «attraverso un pervasivo controllo del territorio», sarebbe riuscita ad «infiltrare progressivamente le attività imprenditoriali ed economiche dell’area».

Il sindaco. Stupisce l’arresto del sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, in carica dal 2006 e rieletto nelle ultime amministrative nel maggio 2011. Alla guida di una giunta di centrosinistra, vicino al Pd, Caravà, 52 anni, ragioniere, è stato consigliere comunale dal 2001 al 2006, anno in cui fu eletto sindaco con il sostegno di Pd, Mpa e Democrazia e libertà e con l’appoggio esterno di Api e la lista Fratelli d’Italia.

L’impegno “antimafia”. Era noto soprattutto per il suo impegno antimafia e per la sua adesione a campagne di lotta “sociale” alla criminalità organizzata. Per non destare sospetti, aveva anche deciso di far costituire il Comune parte civile nei processi a carico del boss. Solo un anno fa aveva inaugurato un centro dell’Avis su un fondo confiscato al boss locale Nunzio Spezia, morto nel 2009.

La collusione con Cosa Nostra. Ma secondo gli investigatori il sindaco era «l’espressione politica della locale consorteria mafiosa», vicino al latitante e alla cosca di Campobello. Numerose intercettazioni lo tirano in ballo. In una conversazione la moglie di un boss spiega al marito che proprio grazie al sindaco avrebbe ottenuto in regalo i biglietti aerei per raggiungere il congiunto nel carcere del Nord Italia. Non solo: Caravà avrebbe distribuito ai mafiosi anche lavori e appalti del Comune. Già nel 2006 era stato denunciato per estorsione e voto di scambio, ma l’inchiesta finì con un’archiviazione. Nel 2008 il Viminale inviò gli ispettori al Comune per verificare eventuali infiltrazioni mafiose.

I magistrati. Messina Denaro è «una sorta di primula rossa amata e stimata da tutti e onorata come tale. Usufruisce sempre di nuova linfa vitale e ha collegamenti con la borghesia, non solo mafiosa»: questo è il ritratto che il Procuratore aggiunto di Palermo, Maria Teresa Principato. fa del boss latitante dal ’93. «È importante arrestarlo al più» presto.

I successi della giustizia. Dello stesso parere il procuratore di Palermo Francesco Messineo: il boss «può contare su una rete di fiancheggiatori che svolgono il compito gratis, senza chiedere nulla in cambio, una sorta di adesione ideologica alla figura del latitante. C’è quasi un impegno collettivo di protezione nei suoi confronti». L’operazione di oggi «potrebbe contribuire a destabilizzare il meccanismo che continua a proteggere il latitante, spesso difficile da penetrare».

Francesco Azzarà, calabrese, 34 anni, è l'operatore di Emergency rapito in Darfur.

Liberato Azzarà rapito in Darfur

L’ANNUNCIO

Azzarà, fine dell’incubo

Darfur: liberato l’operatore di Emergency rapito il 14 agosto.

Francesco Azzarà è libero e sta bene. Sono passati quattro mesi dal giorno in cui il cooperante italiano è stato rapito , mentre percorreva in macchina la strada verso l’aeroporto di Nyala, capitale del Darfur meridionale. La notizia della liberazione ha iniziato a circolare nel pomeriggio del 16 dicembre, diffusa dal Sudan media center, un’agenzia di stampa sudanese vicina al potere di Khartoum. Solo un breve comunicato: «le autorità nell’ovest del Darfur hanno liberato l’ostaggio italiano». Nessun dettaglio ulteriore, tanto che qualcuno ha fermato il cuore prima di festeggiare, in attesa di avere la conferma ufficiale, di sentire una voce.

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La ‘ndrangheta e l’avvocato suicida Società del riciclaggio domiciliata a Varese

La ‘ndrangheta e l’avvocato suicida Società del riciclaggio domiciliata a Varese

La ‘ndrangheta e l’avvocato suicida
Società del riciclaggio domiciliata a Varese

VARESE Un’inchiesta sul riciclaggio di beni della ‘ndrangheta, il suicido di un avvocato. E’ un giallo a tinte fosche quello della nuova indagine sulla mafia calabrese che ha portato a dieci arresti sull’asse Milano Reggio Calabria. E che riguarda, almeno in parte, anche Varese.

Il riciclaggio è relativo all’occultamento di beni immobili del clan Gallico in una società, la Zenas Llc, con sede a Wilmington, nel Delaware, stato Usa scelto per la presenza di una normativa vantaggiosa per chi deve nascondere la vera proprietà di qualche possedimento. Il suicidio è del luganese Daniele Borelli che risulta essere stato il legale rappresentante della stessa società. Il legame con la città è una domiciliazione in una via del centro della Zenas in occasione di una vendita di immobili che farebbero capo, appunto, a persone legate alla ‘ndrangheta.

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La polizia cattura Michele Zagaria- Il capo dei Casalesi Ha vinto lo Stato

La polizia cattura Michele Zagaria- Il capo dei Casalesi Ha vinto lo Stato

La polizia cattura Michele Zagaria – Il capo dei Casalesi: Ha vinto lo Stato


La polizia ha catturato il superlatitante Michele Zagaria. Il numero uno dei Casalesi si nascondeva in una abitazione in via Mascagni nel comune di Casapesenna, nel Casertano, suo paese d’origine. Il boss era ricercato da 16 anni, più volte le forze dell’ordine erano arrivate vicine all’arresto. La polizia ha dovuto scavare in un bunker per poterlo arrestare.

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Nuova politica e morale, una boccata d’etica

Nuova politica e morale, una boccata d’etica

Nuova politica e morale, una boccata d’etica

La speranza è che, oltre che di Governo “tecnico”, si tratti finalmente di Governo “etico”.

Se è vero, infatti, che il superamento della crisi economica richiede competenze di alto livello, è anche vero che essa è figlia di un vuoto morale, un vuoto di legalità.

Recuperare i miliardi sottratti dall’illegalità diffusa non cambierebbe solo i nostri bilanci, ma la salute stessa della democrazia.

 

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