Il pentito Giuseppe Costa ricostruisce 20 anni di ‘ndrangheta nella Locride
«A Siderno senza i Commisso non fai il sindaco»
Sando Figliomeni
di PASQUALE VIOLI
LOCRI – «Don Mico Tripodo è stato latitante a Siderno, dai Commisso».
Sito Ufficiale Associazione Gianluca Congiusta onlus
Il pentito Giuseppe Costa ricostruisce 20 anni di ‘ndrangheta nella Locride
«A Siderno senza i Commisso non fai il sindaco»
Sando Figliomeni
di PASQUALE VIOLI
LOCRI – «Don Mico Tripodo è stato latitante a Siderno, dai Commisso».
“Recupero”, Il pentito Giuseppe Costa racconta la guerra di mafia di Siderno
«Tommaso ha ucciso Vincenzo Figliomeni »
Accusa Cosimo Commisso e il suo gruppo di fuoco.
Giuseppe e Tommaso Costa
di PASQUALE VIOLI
LOCRI – «Ad uccidere Vincenzo Figliomeni, “u briganti”, sono stati mio fratello Tommaso e Franco Agostino, io non volevo ma loro, i miei fratelli hanno deciso così».
«Tommaso ha ucciso Vincenzo Figliomeni »
Accusa Cosimo Commisso e il suo gruppo di fuoco.
di PASQUALE VIOLI LOCRI - «Ad uccidere Vincenzo Figliomeni, “u briganti”, sono stati mio fratello Tommaso e Franco Agostino, io non volevo ma loro, i miei fratelli hanno deciso così». E’ preciso nei racconti Giuseppe Costa, preciso per ogni particolare che riguarda le azioni compiute dalla sua famiglia nell’ambito della criminalità organizzata di Siderno. E’ meno lucido quando deve riferire le notizie apprese sui possibili affiliati alla famiglia Commisso.
Gianluca Albanese
LOCRI – Quanti black-out nell’udienza di oggi del processo “Recupero” a carico di decine di presunti boss e gregari della ‘ndrangheta sidernese…Black-out in senso stretto, visto che l’interruzione del servizio di energia elettrica ha causato la sospensione dei lavori per due ore, poco dopo l’inizio; black-out in senso lato, intesi come vuoti di memoria e mancanza di precisione nell’esame (e soprattutto nel controesame) del collaboratore di giustizia Giuseppe Costa, teste dell’accusa ed ergastolano che il 28 agosto del 2012 decise di avviare un percorso di collaborazione “Dopo aver appreso – ha detto il boss della cosca di ‘ndrangheta contrapposta a quella dei Commisso – dalla lettura dei giornali che mio fratello Tommaso voleva smetterla con la malavita e che disse di non aver commesso alcun omicidio. L’ho fatto non tanto perché gli altri detenuti che erano in carcere con me iniziarono a emarginarmi e in alcuni casi togliermi il saluto; nemmeno per il serio pericolo che fossi ucciso in carcere, magari sotto la doccia, ma perché penso ai miei nipoti che hanno fatto una scelta di vita onesta e improntata al lavoro e che non meritano di provare tutti i dispiaceri che ho provato io, con quasi tutti i miei fratelli uccisi nel corso della faida.
15/12/2013
Stanno per piombare sul processo “Recupero – Bene comune” in corso davanti al Tribunale di Locri le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Costa, 64 anni e ex boss del clan omonimo e fratello di Tommaso, che sconta in carcere gli ergastoli per gli omicidi di Pasquale Simari e Gianluca Congiusta.
In Calabria si muore come nella terra dei fuochi. Bisogna smettere di ignorare il dolore dei calabresi che muoiono a causa dei rifiuti tossici.
Si svolgerà a Latina il prossimo 22 marzo la diciannovesima edizione della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, promossa dall’associazione Libera e Avviso Pubblico.
Rielaborazione e sintesi a cura di Emiliano Tognetti
“Giustizia e perdono: dalla legge all’uomo, un passo oltre le sbarre”: un tema all’apparenza molto lontano dalla società civile e che invece riguarda ognuno di noi.
Di questo tema si è parlato lo scorso 18 febbraio nell’Aula magna del Polo Carmignani a Pisa. La serata, organizzata dal Gruppo Universitari San Frediano, ha visto la partecipazione di numerosi studenti e l’intervento di relatori d’eccezione.
Il 10 febbraio è la Giornata del Ricordo, festa solenne nazionale Italiana , istituita con la Legge 30 marzo 2004, per commemorare le Vittime dei massacri delle foibe e l’esodo Giuliano – Dalmata.
Quando la Rai ha chiesto a Piero Grasso di scrivere e registrare il ciclo di “Lezioni di Mafia”, l’allora Procuratore Nazionale Antimafia ha risposto: “la questione non è se lo voglio fare , è che io lo devo fare!”. Ed un motivo c’è, spiegato anche nel libro con 2 DVD uscito a gennaio per la SPERLING & KUPFER: un obbligo morale che nasceva dalle origini di questo progetto, quelle Lezioni di Mafia che l’allora direttore del tg2 Alberto La Volpe, cominciò a studiare con Giovanni Falcone nel novembre 1991 e che dovevano andare in onda dal giugno del 1992.