

Valle d’Aosta, “l’isola felice” bersaglio della ‘ndrangheta

Sito Ufficiale Associazione Gianluca Congiusta onlus



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Franco Di Mare e la Locride: «Terra splendida e senza fiducia» «C’è un problema di mentalità, ma è vero che le istituzioni latitano»
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Franco Di Mare, il giorno dopo. Incontriamo il popolare conduttore di “Uno mattina”, premiato con il “Città di Siderno” in un bar sul corso, di buon mattino, davanti a un buon caffè. Il vincitore con il suo libro autobiografico ” Non chiedere il perché” ci parla delle sue “forzate” levatacce alle 4,30 per preparare la scaletta. La domenica di sole che gli offre Siderno, in pieno dicembre, è un toccasana, e prima di far ritorno a Roma, ha preferito respirare a pieni polmoni «il fantastico clima di questa terra».
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Nei racconti della pentita della famiglia mafiosa di Rosarno c’è spazio anche per un singolare caso di rapimento in famiglia, con tanto di mitra

Rosarno (Reggio Calabria) – Tua moglie ti lascia e vuoi riconquistarla? Fai un blitz in casa sua con un mitra e rapiscila. Sembrerebbe uno spot pubblicitario “pro-rapimenti”, una scena da film, o uno scherzo di cattivo gusto. Invece è la realtà: è quanto successo alla moglie di Francesco Pesce, primogenito del boss Salvatore, che aveva deciso di lasciarlo ed era tornata in casa dei suoi genitori.
Di tutta risposta il giovane rampollo del clan ‘ndranghetista di Rosarno, ha cercato di sequestrarla facendo ingresso in casa dei suoceri armato di kalashnikov e spalleggiato da altri uomini anch’essi armati, tutti con il volto coperto. Un rapimento in pieno stile terroristico, non riuscito però.

‘ndrangheta 6 arresti a reggio calabria-Tra gli arrestati un consigliere comunale
”L’attentato a Nucera frutto di collaborazione tra Plutino e la cosca Borghetto-Caridi-Zindato”. La procura colpisce il vertice della famiglia vicina al clan Libri
di Francesco Creazzo – Sei arresti e un fermo per associazione a delinquere di stampo mafioso. In questi provvedimenti si concreta l’attività investigativa della procura di Reggio, oltre che di Polizia e Carabinieri.
La notizia, è chiaro, è innanzitutto quella dell’arresto di Giuseppe Plutino (sospettato di concorso esterno). Consigliere comunale da ben tre legislature in quota Pdl, Plutino (peraltro parente dei fratelli Condemi) sarebbe, secondo gli inquirenti, il referente politico della cosca Borghetto-Caridi-Zindato (“sezione” della più ampia consorteria Libri).
Libera: “Ribadiamo con fermezza che il comune non ha mai aderito a Libera, non abbiamo mai permesso e mai permetteremo che si strumentalizzi la nostra associazione con false dichiarazioni. “
“In merito alla notizie di stampa della presunta adesione del Comune di Campobello alla nostra associazione, ribadiamo e smentiamo con fermezza che il Comune non ha mai aderito a Libera, cosa del resto non possibile essendo Libera una reste di associazioni. Non abbiamo mai permesso e mai permetteremo che si strumentalizzi la nostra associazione con false dichiarazioni. Piu’ volte abbiamo denunciato il rischio ed il pericolo che le mafie provano in tutti i modi di infiltrarsi nell’antimafia con le parole, con i false documentazioni, con pseudo costituzioni di facciata di parte civili in processi di mafia. Oggi dobbiamo combattere quella legalità che come una bandiera viene spesso agitata anche da chi la calpesta ogni giorno. Attenzione, la vera forza della mafia sta fuori dalla mafia e spesso ha il volto di un incensurato.” In una nota Ufficio di presidenza di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie smentisce con fermezza le notizie riguardanti l’adesione del Comune di Campobello in provincia di Trapani a Libera.

ROMA – I carabinieri del Ros stringono il cerchio attorno al superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Un’operazione ha decapitato la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara (Trapani), ritenuta una delle ultime roccaforti del ricercato numero uno. In manette 11 persone, tra cui lo stesso sindaco di Campobello, con l’accusa di associazione mafiosa e intestazione fittizia dei beni.
Le indagini. Al centro delle indagini, avviate nel 2006 sotto la direzione della procura distrettuale antimafia di Palermo, i sodali di Messina Denaro, capo indiscusso della mafia trapanese e punto di riferimento per l’intera struttura di Cosa Nostra. Secondo gli investigatori le cosche gestivano in maniera occulta società ed imprese capaci di monopolizzare il mercato olivicolo ed altri settori dell’economia.
I fiancheggiatori. La famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente tra le più attive del mandamento di Castelvetrano, avrebbe mantenuto uno stretto collegamento con il “boss dei boss” e, «attraverso un pervasivo controllo del territorio», sarebbe riuscita ad «infiltrare progressivamente le attività imprenditoriali ed economiche dell’area».
Il sindaco. Stupisce l’arresto del sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, in carica dal 2006 e rieletto nelle ultime amministrative nel maggio 2011. Alla guida di una giunta di centrosinistra, vicino al Pd, Caravà, 52 anni, ragioniere, è stato consigliere comunale dal 2001 al 2006, anno in cui fu eletto sindaco con il sostegno di Pd, Mpa e Democrazia e libertà e con l’appoggio esterno di Api e la lista Fratelli d’Italia.
L’impegno “antimafia”. Era noto soprattutto per il suo impegno antimafia e per la sua adesione a campagne di lotta “sociale” alla criminalità organizzata. Per non destare sospetti, aveva anche deciso di far costituire il Comune parte civile nei processi a carico del boss. Solo un anno fa aveva inaugurato un centro dell’Avis su un fondo confiscato al boss locale Nunzio Spezia, morto nel 2009.
La collusione con Cosa Nostra. Ma secondo gli investigatori il sindaco era «l’espressione politica della locale consorteria mafiosa», vicino al latitante e alla cosca di Campobello. Numerose intercettazioni lo tirano in ballo. In una conversazione la moglie di un boss spiega al marito che proprio grazie al sindaco avrebbe ottenuto in regalo i biglietti aerei per raggiungere il congiunto nel carcere del Nord Italia. Non solo: Caravà avrebbe distribuito ai mafiosi anche lavori e appalti del Comune. Già nel 2006 era stato denunciato per estorsione e voto di scambio, ma l’inchiesta finì con un’archiviazione. Nel 2008 il Viminale inviò gli ispettori al Comune per verificare eventuali infiltrazioni mafiose.
I magistrati. Messina Denaro è «una sorta di primula rossa amata e stimata da tutti e onorata come tale. Usufruisce sempre di nuova linfa vitale e ha collegamenti con la borghesia, non solo mafiosa»: questo è il ritratto che il Procuratore aggiunto di Palermo, Maria Teresa Principato. fa del boss latitante dal ’93. «È importante arrestarlo al più» presto.
I successi della giustizia. Dello stesso parere il procuratore di Palermo Francesco Messineo: il boss «può contare su una rete di fiancheggiatori che svolgono il compito gratis, senza chiedere nulla in cambio, una sorta di adesione ideologica alla figura del latitante. C’è quasi un impegno collettivo di protezione nei suoi confronti». L’operazione di oggi «potrebbe contribuire a destabilizzare il meccanismo che continua a proteggere il latitante, spesso difficile da penetrare».

L’ANNUNCIO
Francesco Azzarà è libero e sta bene. Sono passati quattro mesi dal giorno in cui il cooperante italiano è stato rapito , mentre percorreva in macchina la strada verso l’aeroporto di Nyala, capitale del Darfur meridionale. La notizia della liberazione ha iniziato a circolare nel pomeriggio del 16 dicembre, diffusa dal Sudan media center, un’agenzia di stampa sudanese vicina al potere di Khartoum. Solo un breve comunicato: «le autorità nell’ovest del Darfur hanno liberato l’ostaggio italiano». Nessun dettaglio ulteriore, tanto che qualcuno ha fermato il cuore prima di festeggiare, in attesa di avere la conferma ufficiale, di sentire una voce.



BUON NATALE
Ai
famigliari
delle vittime
innocenti della mafia.
A Tutti Coloro che soffrono.
Ai sacerdoti impegnati nella lotta alla mafia.
Alle Forze dell’Ordine che per noi rischiano la vita.
Ai Magistrati, in particolare a quelli schierati in prima linea nella lotta alla mafia e che per noi
si sono privati del bene più prezioso che un uomo possa avere: la Libertà .
A Don Luigi Ciotti il “prete” che sa parlare al cuore della gente.
Ai Giovani che combattono la mafia.
Agli Italiani Onesti.
A Tutti Quelli
che nel Mondo
lottano per la
Verità e la
Giustizia.

VARESE Un’inchiesta sul riciclaggio di beni della ‘ndrangheta, il suicido di un avvocato. E’ un giallo a tinte fosche quello della nuova indagine sulla mafia calabrese che ha portato a dieci arresti sull’asse Milano Reggio Calabria. E che riguarda, almeno in parte, anche Varese.
Il riciclaggio è relativo all’occultamento di beni immobili del clan Gallico in una società, la Zenas Llc, con sede a Wilmington, nel Delaware, stato Usa scelto per la presenza di una normativa vantaggiosa per chi deve nascondere la vera proprietà di qualche possedimento. Il suicidio è del luganese Daniele Borelli che risulta essere stato il legale rappresentante della stessa società. Il legame con la città è una domiciliazione in una via del centro della Zenas in occasione di una vendita di immobili che farebbero capo, appunto, a persone legate alla ‘ndrangheta.