Valle d’Aosta, “l’isola felice” bersaglio della ‘ndrangheta

Print Friendly, PDF & Email

Valle d’Aosta, “l’isola felice” bersaglio della ‘ndrangheta

di Marika Demaria

‘Ndrangheta in Valle d’Aosta. La Procura di Aosta, in collaborazione con il reparto operativo dei Carabinieri di Aosta, la Procura di Bologna e la Direzione distrettuale antimafia di Torino ha acceso i riflettori su due tentavi di estorsione ai danni di altrettanti imprenditori residenti ad Aosta ma originari di San Giorgio Morgeto. Si tratta di Giuseppe Tropiano e Luigi Monteleone: il primo è impegnato nel settore dell’edilizia (è titolare dell’appalto per la ristrutturazione dell’ex Residence “Mont Blanc”, imponente complesso sito ad Aosta), mentre il secondo si occupa del recupero archeologico.

I fermi – spiccati dalla Dda di Torino – riguardano: Giuseppe Facchinieri e Guseppe Chemi, entrambi classe 1960, nati rispettivamente a Cittanova e a Taurianova (in provincia di Reggio Calabria) e residenti il primo a Marzabotto e il secondo a Castel d’Aiano; Michele Raso, classe 1962 di Cinquefrondi e Roberto Raffa, nato a San Giorgio Morgeto nel 1975 ma residente ad Aosta.

«Le indagini – ha spiegato in conferenza stampa Sandro Ausiello, procuratore aggiunto della Procura di Torino – sono iniziate su impulso della Procura di Aosta che aveva seguito gli episodi di estorsione ai danni di Tropiano. Il soggetto, sotto tiro da maggio, ha in realtà denunciato a settembre, senza fornirci tutti gli elementi utili alle indagini. Fondamentale è stato dunque il lavoro dei Carabinieri».

Marilinda Mineccia, procuratore capo ad Aosta, ha sottolineato, così come tutti gli attori dell’operazione “Tempus venit”, quanto sia stata importante la collaborazione tra le varie Procure, i Carabinieri aostani, torinesi, bolognesi e calabresi e il coordinamento della Dda di Torino. Secondo la ricostruzione dei fatti, Facchinieri e Chemi hanno richiesto somme elevate a Giuseppe Tropiano, fino a raggiungere il milione di euro; basista dell’operazione era Roberto Raffa, mentre Michele Raso di fatto aveva il ruolo di interlocutore tra gli estortori e l’imprenditore, ovviamente non senza mettere in conto un proprio ritorno economico. Monteleone era invece solo stato approciato, ma non vi erano state ancora richieste di denaro. L’operazione è scattata ieri: «Se non fossimo intervenuti – ha precisato il Tenente Colonnello del Comando di Aosta Guido Di Vita – Giuseppe Tropiano sarebbe andato incontro a morte certa: nell’ultima lettera minatoria si faceva infatti riferimento a una data precisa, quella del 20 dicembre».

Le indagini hanno inoltre riscontrato che l’autotrasportatore Michele Raso ogni mese partiva dalla Calabria per consegnare dei pacchi in Valle d’Aosta. «Quando lo abbiamo fermato per degli accertamenti – ha specificato il Colonnello di Aosta Cesare Lenti – all’interno del camion abbiamo rinvenuto un’arma da fuoco e un giubotto antiproiettili; Raso deteneva un’altra arma da fuoco presso il suo magazzino a San Giorgio Morgeto, arma che era utilizzata da tre soggetti in maniera indistinta. Per questi tre personaggi è contestualmente scattata l’accusa di detenzione abusiva di armi, con l’aggravante di flagranza di reato».

Quanto emerso dall’operazione – le indagini sono infatti ancora in corso – può rappresentare la punta di un iceberg che potrebbe far emergere le ramificazioni della criminalità organizzata in un’altra regione del nord Italia.