‘ndrangheta-sequestrati beni a presunto esponente clan ursino

‘Ndrangheta: sequestrati beni a presunto esponente clan Ursino

4 Luglio 2012 – 13:00

(ASCA) – Reggio Calabria, 14 lug – I Carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica (Rc), hanno eseguito un decreto di sequestro beni a Gioiosa Jonica, Grotteria e Mammola, emesso dal Tribunale, Sezione misure di prevenzione, di Reggio Calabria nei confronti di Vincenzo Bruzzese, 46anni, nato a Torino e residente a Gioiosa Jonica (Rc), detenuto per spaccio e traffico di droga. L’uomo e’ indiziato di appartenere alla cosca di ‘ndrangheta Ursino di Gioiosa Jonica.

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Un’estate libera

Un’estate libera

Campo di lavoro 2011-Volontari a Siderno al monumento alle Vittime innocenti della mafia

Gaetano Liardo, liberainformazione

Piemon­te, al Veneto, alla Lombardia, decine e decine di ragazzi al lavoro nei cam­pi confiscati alla mafia e gestiti da Libera. Luoghi signifi­cativi della presen­za e del radicamento delle mafie, ma anche realtà dove lo Sta­to, accompa­gnato dalla società civile, at­tenta, vigile e responsabile, ha dimostra­to – a fatica – di sapersi riscattare. E adesso, luoghi di allegria e di liberazione. Alla faccia dei mafiosi e dei loro fuochi.

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SENZA TARGA – per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta,

gli autori

Paola Bottero è nata a Torino il 26 novembre 1967.

Giornalista, esperta di comunicazione pubblica e strategica, narratrice, ha scritto tre romanzi. Con ius sanguinis e bianco come la vaniglia ha restituito la memoria di vittime innocenti della ‘ndrangheta. ‘NDRANGHETOWN è un fanta-noir di impegno civile.
Piemontese di origine, romana per scelta, è calabrese d’adozione.

Alessandro Russo è nato a Reggio Calabria il 15 aprile 1968.

Giornalista, è partito dalla gavetta nel Quotidiano della Calabria, lasciando le numerose esperienze politiche maturate nei movimenti giovanili. Dopo 15 anni, a metà del 2010, si è dimesso dalla carica di caporedattore centrale del quotidiano in cui si è formato ed ha formato molti giornalisti, per riprendere le fila di un discorso interrotto: quello dell’impegno in prima linea.

Paola e Alessandro sono compagni di vita e di lotta a tutte le forme di mafia. Orwellianamente rivoluzionari [“nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”], nel 2010 hanno fatto una scelta netta e controcorrente, chiudendo con le esperienze lavorative in corso.
Rivoluzionaria e necessaria anche la decisione di raccontare la loro Calabria “senza targa”, per cercare di capire perché sia così difficile passare il guado di un’indifferenza ormai troppo pesante.
Vivono tra Roma e Reggio Calabria. 

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Reggio Calabria, arrestato il sindaco di Molochio

Truffa e favoreggiamento, arrestato il sindaco di Molochio
Truffa e favoreggiamento, arrestato il sindaco di Molochio
 La sua rielezione a sindaco nel 2010 sembrava il giusto premio degli elettori a un primo cittadino che aveva amministrato bene il suo comune.

Una lettura che, alla luce dell’arresto di ieri del sindaco di Molochio Beniamino Alessio, appare “viziata” da qualche favore di troppo che l’amministratore avrebbe concesso a almeno 67 sui concittadini.

Un numero elevato, se si pensa che nel piccolo centro aspromontano i cittadini che hanno diritto al voto sono pochi e una manciata di preferenze spostano l’esito di una campagna elettorale. Insieme a Alessio, arrestato con l’accusa di truffa aggravata, continuata, in concorso ai danni dello Stato, è finita in carcere anche la segretaria del suo studio privato, Doriana De Maria, accusata di favoreggiamento.






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“Era un mafioso, niente funerale”. La svolta storica del vescovo di Agrigento

“Era un mafioso, niente funerale”. La svolta storica del vescovo di Agrigento

Monsignor Francesco Montenegro vieta le esequie di Giuseppe Lo Mascolo, arrestato pochi giorni prima di morire con l’accusa di essere il boss di Cosa nostra a Siculiana: “L’unico modo per imbavagliare la mafia è rifiutare i compromessi”

di Giuseppe Pipitone |

Nella chiesa del Santissimo Crocifisso di Siculiana (Agrigento) era già  tutto pronto per i funerali di Giuseppe Lo Mascolo, ultrasettantenne deceduto due giorni prima a causa di un ictus. Il parroco don Leopoldo Argento però ha dovuto fermare la funzione: niente esequie per Lo Mascolo, ma soltanto una preghiera e la benedizione della salma. Il motivo? Lo Mascolo era considerato il nuovo boss mafioso di Siculiana, e l’ordine della Curia è stato netto: nessun funerale in chiesa per boss e presunti tali. Arrestato solo pochi giorni prima di morire nell’operazione della polizia “Nuova Cupola”, per gli inquirenti  Lo Mascolo era infatti uno dei personaggi più importanti della cosca, secondo soltanto ad Antonino Gagliano, il presunto capo mandamento della zona.

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Monasterace, dopo il sindaco la ‘ndrangheta minaccia una consigliera

Monasterace, dopo il sindaco la ‘ndrangheta minaccia una consigliera

Questa volta è stata “avvertita” Clelia Raspa, capogruppo della maggioranza che sostiene al comune il primo cittadino Maria Carmela Lanzetta. All’alba sconosciuti hanno incendiato l’auto dell’amministratrice. E’ l’ennesimo attentato nel paese della locride

Il Sindaco di Monasterace Maria Carmela Lanzetta

Torna a salire la tensione a Monasterace, piccolo comune nella Locride che prova a resistere alle minacce della criminalità organizzata. Questa volta è stata “avvertita” Clelia Raspa, capogruppo della maggioranza della lista civica “Indipendenza e Libertà” che sostiene al comune il sindaco Maria Carmela Lanzetta. Alla Raspa, medico che presta servizio nella sede Asp di Locri, è stata data alle fiamme l’auto personale, parcheggiata vicino alla sua abitazione. Alcuni ignoti hanno incendiato parzialmente la vettura all’alba, ma l’incendio è stato domato dal pronto intervento dei vigili del fuoco e quindi la macchina è stata danneggiata solo nella parte posteriore. Ora i carabinieri stanno indagando su quanto è accaduto.

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Un martire di nome Pino

Un martire di nome Pino

Don Pino Puglisi

LA MAFIA lo voleva riportare in sagrestia, possibilmente sotto chiave. Quel prete, in prima linea contro lo strapotere delle cosche, dava fastidio. Anche più delle volanti, squinzagliate a destra e a manca a caccia dei boss in libera uscita. Don Pino Puglisi minava il futuro di Cosa nostra. Senza sosta, giorno e notte, batteva palmo a palmo i marciapiedi di Brancaccio nel tentativo di strappare i giovani alle lusinghe della malavita. Prendeva di mira il vivaio della Mafia, con la consapevolezza che, togliendo sangue fresco, persino la Cupola sarebbe andata in cancrena.

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