Anche i laici hanno un sogno.

Chi Siamo

Siamo un gruppo di laici del Centro Giovanile Antonianum di Padova, convinti che come cristiani non si possa più tacere di fronte a quanto sta accadendo nel nostro paese.


Anche noi abbiamo un sogno

Un giorno chi guida la Chiesa in Italia riuscirà a denunciare i comportamenti inaccettabili con chiarezza e determinazione, perché avrà come unico interesse l’annuncio della Buona Notizia.

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Con il progetto Sicomoro detenuti e familiari delle vittime uniti nel nome della «giustizia riparativa»

Con il progetto Sicomoro detenuti e familiari delle vittime uniti nel nome della «giustizia riparativa»

di Guido De Franceschi

Stamattina, nel cineteatro interno al carcere di Opera, alle porte di Milano, sono stati presentati i risultati del primo ciclo italiano del “Progetto Sicomoro”, avviato dall’organizzazione Prison Fellowship Italia, presieduta da Marcella Reni e coordinata in Lombardia da Carlo Paris. L’incontro, decisamente affollato nonostante la complessa trafila burocratica necessaria ai partecipanti per poter entrare nel penitenziario, è stato aperto dal padrone di casa, il direttore del carcere di Opera, Giacinto Siciliano, che per primo ha creduto nel Progetto Sicomoro.

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Vittime e carnefici ora scoprono di potersi parlare

Vittime e carnefici ora scoprono di potersi parlare

Incontri nel penitenziario milanese di Opera per lenire le ferite e favorire la riabilitazione

DA MILANO GIOVANNI SCIACCHITANO

Mario Congiusta

 

C’era Mario Congiusta, calabrese a cui la mafia ha ucciso il figlio Gianluca, giovane imprenditore, cinque anni fa e Nicoletta Inzitari, 23 anni, che ha perso il fratello perché il padre aveva denunciato un’estorsione.
Sono loro, alcune delle vittime che insieme a detenuti che hanno compiuto reati connessi alla criminalità organizzata hanno partecipato al Progetto Sicomoro.

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XVI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie

XVI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie

Dal 1995 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Il 21 marzo, primo giorno di primavera, è il simbolo della speranza che si rinnova ed è anche occasione di incontro con i familiari delle vittime che in Libera hanno trovato la forza di risorgere dal loro dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace.

La XVI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, si celebrerà in Basilicata, a Potenza, 19 marzo 2011.

Perchè a Potenza

La Basilicata non è terra di mafia.
Il punto è capire come in un territorio come questo la criminalità mafiosa abbia trovato degli agganci, pur non pervadendo al 100%.

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Agenzia beni sequestrati, oltre 1.500 i beni sottratti ai clan solo in Calabria


 

Il nostro territorio rappresenta la terza regione d’Italia per concentrazione d’immobili e aziende passati dalle “grinfie” dei boss alle cure statali

Agenzia beni sequestrati, oltre 1.500 i beni sottratti ai clan solo in Calabria

Reggio Calabria. Secondo le cifre diramate dall’Agenzia per i beni confiscati e sequestrati alle mafie (che ha proprio a Reggio la sua sede nazionale ed è guidata dal prefetto Mario Morcone), sono ben 1.544 i beni sequestrati al crimine organizzato nella sola Calabria, tra immobili (ben 1.431 tra appartamenti, terreni e magazzini vari) e aziende (113).

In ambito nazionale peraltro il quantitativo totale tocca quota 11.234: cifre im-pres-sio-nan-ti!, quelle divulgate ieri nel corso di un convegno promosso a Cosenza nel corso di un convegno promosso da Md (Magistratura democratica).

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Un anno fa l’inizio della strategia della tensione

Il 3 gennaio 2010 l’esplosione di un ordigno ad alto potenziale davanti agli uffici della procura generale

Un anno fa l’inizio della strategia della tensione

Reggio Calabria. La notte tra il 2 e il 3 gennaio di un anno fa, l’inizio della strategia della tensione a Reggio. Un’escalation di attentati e intimidazioni a magistrati, giornalisti e presidi di legalità da parte delle forze dell’antistato. Un’emergenza crescente, che ha fatto puntare i riflettori dell’opinione pubblica nazionale sulla gravissima situazione della città calabrese dello Stretto, e sull’esistenza di una zona grigia di collegamento tra la ‘ndrangheta, il mondo politico e – secondo quanto ammesso da investigatori e prefettura – anche funzionari infedeli dello Stato.

Parole che soprattutto nel mese di dicembre sono apparse quasi “profetiche”, alla luce degli esiti di alcuni importanti fascicoli d’indagine.

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La condanna a un ergastolano quattro anni per scrivere sentenza

‘NDRANGHETA

La  condanna a un ergastolano
quattro anni per scrivere sentenza

Giuseppe Belcastro era stato condannato al massimo della pena nell’inchiesta legata alla faida di Sant’Ilario nella Locride. Resta in carcere per un’altra condanna

La  condanna a un ergastolano quattro anni per scrivere sentenza

Giuseppe Belcastro

REGGIO CALABRIA – Quattro anni per scrivere una sentenza di ergastolo. Un condannato per reati di mafia legati all’inchiesta sulla faida di Sant’Ilario, che nella Locride ha provocato diversi omicidi, poteva tornare libero per scadenza dei termini di custodia cautelare. Resta però in carcere per un’altra sentenza passata in giudicato.

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