Il 3 gennaio 2010 l’esplosione di un ordigno ad alto potenziale davanti agli uffici della procura generale
Un anno fa l’inizio della strategia della tensione
Reggio Calabria. La notte tra il 2 e il 3 gennaio di un anno fa, l’inizio della strategia della tensione a Reggio. Un’escalation di attentati e intimidazioni a magistrati, giornalisti e presidi di legalità da parte delle forze dell’antistato. Un’emergenza crescente, che ha fatto puntare i riflettori dell’opinione pubblica nazionale sulla gravissima situazione della città calabrese dello Stretto, e sull’esistenza di una zona grigia di collegamento tra la ‘ndrangheta, il mondo politico e – secondo quanto ammesso da investigatori e prefettura – anche funzionari infedeli dello Stato.
Parole che soprattutto nel mese di dicembre sono apparse quasi “profetiche”, alla luce degli esiti di alcuni importanti fascicoli d’indagine.
La bomba esplosa un anno fa era un messaggio rivolto al procuratore generale Salvatore Di Landro, come confermò in maniera inequivocabile, il 26 agosto successivo, il potente ordigno che sventrò l’ingresso dell’abitazione del magistrato reggino.
Un lasso di tempo, quello degli ultimi 12 mesi, nell’arco del quale ci sono stati altri attentati e atti intimidatori nei confronti dei vertici degli uffici giudiziari della maggiore città calabrese: dal chiaro messaggio rappresentato da un bazooka puntato sulla finestra del procuratore capo Giuseppe Pignatone, all’elevato numero di lettere minatorie verso alcuni componenti della direzione distrettuale antimafia reggina: il più attenzionato è stato il giovane pm Giuseppe Lombardo. Ed ancora, impossibile non citare l’arsenale rinvenuto in prossimità del percorso che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha effettuato per raggiungere l’aeroporto di Reggio il 21 gennaio scorso. Proprio il capo dello Stato, citando nel suo messaggio di fine anno l’impegno per la legalità degli studenti di Reggio, paradigma della speranza in un futuro migliore costruito dai giovani, ha fornito a ciascuno di noi la chiave di lettura per questo 2011. Un anno che, se guardato attraverso le lenti del costante impegno delle forze dell’ordine e della magistratura, si tinge del colore di una rinnovata speranza.
L’importante è che resti alta sui temi della legalità e della lotta al crimine, l’attenzione di quella che impropriamente viene definita “società civile”, ma che altro non è che la stragrande maggioranza del popolo calabrese e reggino.
Proprio per ricordare l’anno orribile vissuto dalla nostra realtà, ma anche la ferma e spontanea reazione della gente comune alla soffocante azione della criminalità, sono stati organizzati diversi momenti di riflessione. Tra questi, l’iniziativa del movimento “Reggio non tace” che si ritroverà nel palazzo storico della Provincia per rinnovare l’impegno contro la ‘ndrangheta e i suoi riferimenti col colletto bianco.