Mafia/ La nipote Messina difende lo zio: è una persona bellissima

Mafia/ La nipote Messina difende lo zio: è una persona bellissima

La giovane ha pubblicato alcuni post su Facebook

A tre giorni dalla cattura a Favara del superlatitante agrigentino Gerlandino Messina, la nipote del boss, figlia di una sorella, prende le difese dello zio intervenendo in un forum avviato su una bacheca di Facebook. La ragazza, che trova sostegno anche nei commenti lasciati dal fidanzato, scrive di essere “fiera d’essere nipote” di Gerlandino Messina, definendo il parente una “persona bellissima”. Le parole della giovane hanno suscitato le risposte indignate degli altri cibernauti, che hanno ricordato l’uccisione, da parte del capomafia di Porto Empedocle, del maresciallo Giuliano Guazzelli nell’aprile del ’92; e la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaboratore di giustizia, rapito da Messina nel ’93, e sciolto nell’acido da Giovanni Brusca dopo 779 giorni di prigionia.

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‘ndrangheta, una Cadillac e una Triumph fra i beni sequestrati all’ex manager Asl

‘ndrangheta, una Cadillac e una Triumph fra i beni sequestrati all’ex manager Asl

‘ndrangheta, una Cadillac e una Triumph
fra i beni sequestrati all’ex manager Asl

Operazione della Dia a carico dell’ex direttore generale dell’azienda sanitaria pavese Chiriaco
Nel mirino anche quote societarie, conti correnti, immobili. Giorni fa un nuovo ordine di arresto

Quote societarie, conti correnti, immobili, lotti di terreno edificabili, due prestigiose autovetture (una Cadillac e una Triumph), per un valore complessivo di circa un milione di euro, tutti riconducibili all’ex direttore della Asl pavese Carlo Chiriaco sono stati sequestrati dagli agenti della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Milano. Il provvedimento “preventivo d’urgenza” è stato disposto dalla Procura milanese.

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Desio, ‘ndrangheta ancora attiva

Desio, ‘ndrangheta ancora attiva

Desio, ‘ndrangheta ancora attiva
In carcere la fidanzata del boss

Desio – Nuovi sviluppi dell’inchiesta anti ‘ndrangheta “Infinito” , dopo gli arresti della scorsa estate che hanno portato, tra l’altro, alla scoperta di “locali” anche in Brianza (Desio, Seregno, Limbiate, Solaro). Sono 21 le ordinanze di custodia cautelare in carcere effettuate in questi giorni dai carabinieri in tutta la Lombardia, su ordinanza del gip di Milano Andrea Ghinetti. Non risultano politici coinvolti.

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A Teano i temi di solidarietà, pace, parità, memoria, scuola pubblica

A Teano i temi di solidarietà, pace, parità, memoria, scuola pubblica

A Teano i temi di solidarietà, pace, parità, memoria, scuola pubblica

L’altra Italia c’è già

E ha la camicia rossa


di DANILO CHIRICO TEANO (CASERTA)- L’altra Italia c’è già. E oggi a Teano indossa la camicia rossa di Garibaldi.

Soprattutto dimostra con grande semplicità e la giusta ambizione che vuole diventare l’Italia, per così dire, ufficiale.
Perché già oggi opera concretamente sui territori, stravolge i dogmi della politica, concepisce l’amministrazione come strumento per valorizzare la vita delle persone, difendere il territorio, promuovere occasioni di lavoro buono.
«Stiamo assistendo a un piccolo miracolo», esulta Tonino Perna, il docente all’Università di Messina presidente del comitato promotore di un meeting che per quattro giorni mette a confronto amministratori, esponenti di associazioni e movimenti, intellettuali, cittadini.

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E noi ci (ri)mettiamo la faccia…

E noi ci (ri)mettiamo la faccia…

E noi ci (ri)mettiamo la faccia…

di Sandro Maria Velardi*

E’ stato bello, dal punto di vista umano, vedere le facce giovani dei militari che, da un paio di giorni, custodiscono l’edificio della Procura Generale di Reggio Calabria dove io presto servizio.

Certo, questa, ha più l’aria di una missione di pace di quelle che ne hanno solo la denominazione e appaiono più spedizioni “coloniali” sottese ad interessi economici che a missioni umanitarie. Tuttavia, anch’io, come autorevoli commentatori (dal PG Di Landro, al Procuratore Pignatone, dal Procuratore Gratteri per finire ai giornalisti Baldessarro e altri) non posso fare a meno di chiedermi se questo è tutto quello che il Governo, lo Stato, ha creduto di potere e dovere offrire per il “Caso Reggio”, o ancora meglio, per il “Caso Italia”.

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A Teano diamoci la mano

A Teano diamoci una mano per ricostruire l’Unità d’Italia

Dal  23 al 26  Ottobre  ci incontriamo a Teano …

A) Per  ritrovare le ragioni dell’Unità dopo 150 anni !!

B) Per un progetto –Paese condiviso che ci faccia uscire dalla crisi economica, sociale e morale


C) Per un nuovo Patto tra i cittadini italiani che ci permetta di  costruire un’Altra Italia di cui andare orgogliosi.


Il Patto di Teano, in dieci punti,  verrà letto domenica mattina, 24 ottobre  alle ore 10 , accompagnato  e sostenuto da dieci esperienze positive, pratiche virtuose di amministratori locali provenienti da tutta Italia.


All’incontro di Teano parteciperanno sindaci, amministratori locali, docenti e ricercatori universitari , operatori sociali e culturali e semplici cittadini che amano questo paese e  vogliono impedire che cada nel baratro della guerra etnica, dello scontro tra Lega Nord e Partito del Sud.

Manifesto

A TEANO DIAMOCI UNA MANO PER RICOSTRUIRE L’ UNITA’ d’ITALIA

Il 26 Ottobre del 2010 ricorrono i 150 anni dal celebre incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele che segnò il passaggio del Mezzogiorno nel Regno d’Italia , guidato dalla famiglia Savoia. Il dono di Garibaldi al Re piemontese ebbe conseguenze nefaste per il futuro di questo paese.

Fu un dono unilaterale , senza contropartite, che comportò un costo salato per le popolazioni meridionali e ne provocò la rivolta (leggi : brigantaggio), anche per via delle promesse non mantenute e delle aspettative che il movimento garibaldino aveva suscitato. Lo Stato reagì violentemente , trattò il Sud come una colonia, e ne perse la legittimità anche presso i ceti intellettuali che avevano sostenuto il nostro Risorgimento. Iniziò un processo che portò molti intellettuali e politici meridionali a reclamare l’autonomia(federalismo) per il Mezzogiorno, mentre l’apparato produttivo meridionale subiva i contraccolpi dell’unificazione del mercato nazionale e di una politica che guardava prevalentemente alla nascente industria nel nord-ovest.
Oggi, a distanza di un secolo e mezzo , il Mezzogiorno è ritornato ad essere visto come una palla al piede dello sviluppo italiano. Ma i termini politici della questione si sono invertiti. Non è più il Mezzogiorno che reclama autonomia ed indipendenza, bensì è il Nord che vuole uscire dall’Italia. Il rischio di una secessione “dolce “ è rafforzato dalla pesante crisi economica in corso, dalla stessa messa in discussione della UE, da un processo generale di disgregazione sociale. Il pericolo che questo paese si spacchi in tanti statarelli è reale. Tutte le recenti esperienze di secessione, anche pacifica, hanno fatto registrare un regresso per i lavoratori e portato ad esaltare nazionalismi e xenofobie.

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‘Ndrangheta, la Polveriera jonica, diciannove morti in meno di due anni

‘Ndrangheta, la Polveriera jonica, diciannove morti in meno di due anni

L’assetto ‘ndranghetistico nell’area compresa tra la Locride e il Crotonese è in evoluzione. Le carte di Mythos.
Il locale di Soverato.

La sua era una devozione di vecchia data e nota a molti. Tra i pellegrini che a fine settembre raggiungono da mezza Calabria il santuario di Cosma e Damiano, a Riace, c’era spesso anche lui. Carcere, latitanza e faida permettendo. Da tempo non si doveva più guardare le spalle. Da quando, complice l’estinzione a colpi di fucile dei nemici, gli anni bui della vecchia guerra dei boschi avevano lasciato il posto ad una pax che aveva sancito seduto al tavolo dei vincitori. Nella mattanza aveva perso uno zio e un fratello, dalla mattanza era uscito come incontrastato boss delle Serre, con interessi ed alleanze sparse da un versante all’altro della Calabria. Il 27 settembre 2009 lo hanno ammazzato a una decina di metri dal santuario, nell’ultimo giorno dei festeggiamenti in onore dei Santi medici, mentre il sacerdote dentro la chiesa stava ancora officiando la messa. Il boss dei “viperari” Damiano Vallelunga è morto sotto una pioggia fitta di inizio autunno a pochi passi dalla Golf con cui da Serra San Bruno, nel Vibonese, aveva quel giorno raggiunto insieme con la moglie Riace, sul versante jonico del Reggino. Si saprà dopo che l’auto usata dai due killer era stata rubata a Guardavalle, nel Basso Jonio catanzarese.

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