“Dell’Utri fuori dal carcere”. Firmato Potere al Popolo

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Abolizione del 41 bis e del principio del fine pena mai. Pietro Milazzo: “È il garantismo di sinistra, la detenzione non deve essere vendetta”.

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 di Miriam Di Peri
“Siamo stati promotori del referendum sull’abolizione dell’ergastolo, quella dello Stato deve essere una condanna, non può essere in nessun caso una vendetta. Siamo contro la pena di morte, siamo contro l’ergastolo.

Non riteniamo, insomma, che la pena debba avere il carattere dell’annientamento. La pena non è una vendetta sociale. È una presa d’atto dei crimini che hai commesso e che devi scontare. Nessuno merita di morire in carcere, siamo contrari al concetto di fine pena mai”. Dopo il vespaio di polemiche nato in questi giorni dal programma di Potere al Popolo, che prevede anche l’abolizione del regime carcerario del 41 bis, a intervenire nel dibattito è il candidato, e storico militante della sinistra siciliana, Pietro Milazzo, che difende la linea di quello che definisce “garantismo di sinistra”, che va “oltre il concetto di detenzione come se si trattasse di una vendetta”. Una linea che porta a immaginare che le conclusioni siano quelle anche davanti a un altro caso che ha fatto clamore, quello di Marcello Dell’Utri, ancora in carcere nonostante le critiche condizioni di salute del fondatore di Forza Italia. “Sì – ammette Milazzo al Gazzettino di Sicilia – è un principio che non può non valere anche nel caso di Dell’Utri, per quanto politicamente e moralmente lontano da me: nessuno merita di morire in carcere”.

Una dichiarazione, quella di Milazzo, destinata a far discutere, ma che si inserisce appunto in un ragionamento più ampio, legato alla posizione di Potere al Popolo sul carcere duro. “Non tutti conoscono i dati relativi al regime di carcere duro: il 30 per cento dei detenuti al 41 bis non sono mafiosi e già questa è un’aberrazione incredibile, perché viene fatto un uso improprio della norma. Si tratta invece di ex terroristi, brigatisti, addirittura no Tav.

Insomma, attivisti sociali incriminati per le lotte sociali che hanno condotto. Almeno un altro 30 per cento è in attesa di giudizio, ma intanto è detenuto a regime di carcere duro e anche questa la consideriamo una mostruosità giuridica”.

Milazzo ci tiene anche a sottolineare che quella di Potere al Popolo non è una posizione improvvisata: “Abbiamo raccolto i punti di vista politici e giuridici di soggetti che lavorano da anni in questa direzione, non si tratta di uno slogan estemporaneo, non sarebbe nelle nostre corde. La carcerazione dura rischia di diventare un elemento di tortura. Se doveva servire a interrompere la catena di comando mafiosa che dalle carceri arrivava a tutti i livelli, è evidente che si è dimostrato inefficace, come dimostrano tutti gli ordini che proprio dal 41 bis sono partiti. Quello che serve è l’applicazione rigida della pena, ma dalla detenzione devono essere eliminati tutti gli elementi di tortura psicologica e fisica”.

A proposito delle polemiche attorno alla proposta di Potere al Popolo, Milazzo ammette: “Qualcuno oggi rinfaccia che Falcone e Borsellino furono uccisi per aver istituito il 41 bis. Non è così, loro individuarono le connessioni tra potere politico e potere mafioso. E quelle connessioni, come loro stessi ammisero, non si possono interrompere delegando tutto alla magistratura. La rivoluzione deve essere principalmente sociale per sovvertire questo sistema di potere. Ed è esattamente quello che noi vogliamo fare”.
fonte: il Gazzettino di Sicilia