
YMCASTREETBALL : L’EMOZIONANTE TORNEO DI BASKET DELLA COSTA JONICO-REGGINA

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Da Piazza Navona comincia la riscossa democratica
Contro il bavaglio prima tappa in nome di democrazia e Costituzione: ora lo sciopero del 9 luglio
La splendida piazza Navona si è accesa di persone, voci, colori. Sono passati venti minuti dalle 17 e dal palco, hanno fatto il loro ingresso anche le note musicali. L’inno di Mameli. Cantato da tutti quelli che hanno affollato la platea. Così è iniziata la manifestazione indetta dalla Fnsi e da tutti quanti, sindacati, associazioni e privati cittadini , hanno sentito la viscerale urgenza di dire no al bavaglio imposto dal ddl Intercettazioni. Nel momento in cui il governo lo camuffa con lo specchietto per allodole della privacy, tentando inoltre di accelerarne l’iter, l’Italia che si rispecchia nella Costituzione, assetata di democrazia, comincia da qui il suo percorso. Un qui relativo, dato che, è cosa nota, in decine di città italiane e perfino europee (snocciolate tre a caso, Londra, Parigi, Bruxelles) si stanno svolgendo manifestazioni consorelle. Ma l’importante non è l’oggi, è il dare il via a un percorso che il 9 vedrà il blackout informativo dei giornalisti e che soprattutto vuole ritrovarsi a fine luglio in concomitanza con il tentativo governativo di far passare l’emendamento prima della pausa estiva. Nell’attesa un folto gruppo di partecipanti ha mostrato la passione civile e il rifiuto di chi ha compreso il significativo intrinseco della legge: il danneggiamento dei cittadini tramite la privazione dell’informazione. Non solo “carte” dannose per magistrati e giornalisti, danni veri e reali per una partecipazione democratica alla vita del nostro paese. Tiziana Ferrario, giornalista Rai, ha condotto la giornata, iniziando con la lettura dell’Articolo 21 della Costituzione e ricordando la manifestazione associata a Conselice, in Romagna, dove un tempo, si stampavano, durante la Resistenza, manifesti autoprodotti. Una nuova Resistenza.
‘Ndrangheta, Pm Gratteri forse spiato da un magistrato
Tale rivelazione sarebbe stata fatta da un detenuto legato al clan di Pasquale Condello, detto il «supremo»

01/07/2010 Ci sarebbe un magistrato dietro la microspia trovata nell’aprile del 2007 in un ufficio della Procura di Reggio Calabria utilizzato dal pm Nicola Gratteri, uno dei più impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta, per parlare con gli ufficiali della polizia giudiziaria. Lo scrive oggi il Quotidiano della Calabria.


Crotone, iniziata mietitura
su terreni confiscati alla ‘ndrangheta
Ad Isola Capo Rizzuto, nel Crotonese è partita la mietitura sui terreni dei clan confiscati e assegnati all’associazione Libera

21/06/2010 Nei giorni scorsi don Ciotti aveva denunciato che nessuno si era reso disponibile ad effettuare la trebbiatura su quei terreni, ma oggi i lavori sui terreni dei clan confiscati e assegnati all’associazione Libera sono iniziati:

Giudice in composizione collegiale, limitazione delle intercettazioni, ridimensionamento dell’uso delle ambientali. Bisogna leggere il provvedimento, approvato dal Senato, per capire lo scempio e il colpo durissimo che il governo e la maggioranza hanno inferto alla lotta alla mafia e al crimine diffuso. E i numeri dei latitanti arrestati non bastano più per giustificare un provvedimento che fa cadere la maschera a questo esecutivo che, nei fatti, aiuta il crimine organizzato riducendo gli strumenti a disposizione dei magistrati. Nicola Gratteri conosce bene la ‘ndrangheta, la combatte da anni, la mafia calabrese ha più volte progettato di ammazzarlo. Prima di fare una legge porcata, come questa, che disciplina materie delicatissime bisognerebbe ascoltare chi quotidianamente combatte il crimine. Ma i suggerimenti, gli appelli, le richieste di modifica sono cadute miseramente nel vuoto. Abbiamo raggiunto Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria, al telefono. L’amarezza di un giusto, la frustrazione degli onesti. Gratteri non vuole sentire parlare dei successi contro le mafie, rivendicati dal governo. “ Mi deve spiegare lei, l’intervento del ministro della giustizia e dell’interno per favorire l’arresto dei latitanti. Mi dice una cosa che hanno fatto concretamente? Cosa hanno modificato dal punto di vista degli uomini a disposizione, dal punto di vista normativo? Nulla. E’ frutto del lavoro, il sudore esclusivo di chi fa polizia giudiziaria, anche oltre le ore di lavoro previste, sapendo che le ore straordinarie saranno pagate solo in parte”.
Presentato il libro “Avamposto nella Calabria dei giornalisti infami”
Scritto da Barbara Panetta
LOCRI – L’argomento non è il solito. Ed i protagonisti non sono poi così scontati. Operatori dell’informazione li chiamano alcuni. Semplicemente infami altri. Loro sono orgogliosi di essere l’uno e l’altro…
L’occasione è la presentazione nazionale del libro di Roberta Mani e Roberto Rossi – lei milanese, lui siciliano di Catania – Avamposto nella Calabria dei giornalisti infami. “Non un libro auto-celebrativo della categoria” precisa Gianluca Albanese nell’introdurre il dibattito, ma un testo che racconta la passione dei giornalisti calabresi che “rischiano la vita, spesso senza essere ripagati”, chiarisce Mario Congiusta.
La sala di Palazzo Nieddu accoglie – insieme al pubblico – i due autori, i giornalisti Michele Inserra, Michele Albanese e Gianluca Albanese e i protagonisti di due importanti contributi al libro, Mario Congiusta e Doris Lo Moro.
