”E’ ‘na malatia…”

”E’ ‘na malatia…”

”E’ ‘na malatia…”

di Claudio Cordova –

Prima della cura e dopo la cura

Qualcuno, addirittura, ha chiesto la perizia psichiatrica. Carlo Antonio Chiriaco è un caso più unico che raro nella storia giudiziaria dei processi alla ‘ndrangheta.  Chiriaco è il direttore dell’Azienda Sanitaria di Pavia tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Crimine”, condotta sull’asse Milano-Reggio Calabria: l’uomo viene ammanettato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Sarebbe il manager in contatto con i presunti boss Pino Neri e Cosimo Barranca, egemoni nel nord Italia e, in particolare, in Lombardia. Fin dall’interrogatorio di garanzia, tenutosi, come disposto dalla procedura, pochi giorni dopo dalla maxiretata milanese, Chiriaco (nella foto prima dell’arresto e alla prima udienza del processo) afferma di essere sempre stato morbosamente affascinato dalla ‘ndrangheta. Una “malattia” che lo avrebbe affetto fin da giovane quando, fingendosi boss, si sarebbe compiaciuto dell’effetto di rispetto e timore provocato nel prossimo: su questa curiosa sindrome, i legali di Chiriaco hanno peraltro centrato la propria difesa, affidando una perizia allo psichiatra e criminologo Adolfo Francia.

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Processo ”Crimine”: pm Gratteri invoca oltre 1500 anni di carcere per la ‘ndrangheta della provincia reggina

Processo ”Crimine”: pm Gratteri invoca oltre 1500 anni di carcere per la ‘ndrangheta della provincia reggina

Processo ”Crimine”:

pm Gratteri invoca oltre 1500 anni di carcere per la ‘ndrangheta della provincia reggina


di Claudio Cordova – Quasi millesettecento anni di carcere sono stati richiesti dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria , Nicola Gratteri (nella foto), nell’ambito del maxiprocesso “Crimine”, procedimento storico che si celebra al cospetto del Gup di Reggio Calabria Giuseppe Minutoli.

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Libia, 31 ottobre, la guerra finisce

Libia, 31 ottobre, la guerra finisce

Muammar Gheddafi continua a suscitare controversie anche da morto: non solo non c’è ancora alcuna certezza sulle circostanze in cui l’ex leader libico è stato eliminato, ma tra i suoi stessi nemici emergono divergenze persino su dove e quando seppellirlo. L’ufficio dell’Alto rappresentante delle Nazioni Unite per i diritti umani ha chiesto che sia aperta un’inchiesta sulla morte del colonnello. Annunciata per domani, invece, la proclamazione della nuova Libia da parte del Cnt.

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Droga, sventato un maxiagguato della ‘ndrangheta

Droga, sventato un maxiagguato della ‘ndrangheta


La ‘ndrangheta voleva la cocaina sequestrata
Il piu’ grande quantitativo di cocaina sequestrato al mondo negli ultimi due anni. Era conservata dalla finanza in un luogo segreto. Ora e’ stata distrutta.

PISA – La ‘ndrangheta calabrese si voleva riprendere quel carico da una tonnellata di cocaina che la Guardia di finanza della Spezia aveva sequestrato in porto il 17 luglio scorso.


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Droga, sventato un maxiagguato della ‘ndrangheta

Droga, sventato un maxiagguato della ‘ndrangheta

Le cosche volevano riprendersi il carico di cocaina sequestrato dalla Guardia di finanza e diretto all’inceneritore di Pisa.

Droga, sventato un maxiagguato della ‘ndrangheta

  • La ‘ndrangheta voleva la cocaina sequestrata
  • Il piu’ grande quantitativo di cocaina sequestrato al mondo negli ultimi due anni. Era
  • conservata dalla finanza in un luogo segreto. Ora e’ stata distrutta.

  • PISA – La ‘ndrangheta calabrese si voleva riprendere quel carico da una tonnellata di cocaina che la Guardia di finanza della Spezia aveva sequestrato in porto il 17 luglio scorso. Ma qualcuno ha parlato: così i baschi verdi, dopo aver prelevato l’enorme quantitativo di droga da un’area di stoccaggio segreta, hanno organizzato una maxiscorta per trasferire la cocaina all’inceneritore di Pisa, dove due giorni fa è stata bruciata. La notizia di un possibile agguato della cosca che aveva “curato” il trasferimento della cocaina in Italia, coca acquistata dal cartello colombiano di Norte del Valle, è arrivata appena in tempo, tanto che per il trasferimento dello stupefacente sono stati necessari alcuni accorgimenti specifici: sei macchine con personale armato, un furgone blindato con scorta interna armata, una “staffetta” di polizia stradale per la bonifica dell’itinerario e il presidio dell’inceneritore di Pisa dove la coca è letteralmente andata in fumo.

    IL ROGO. Panetto dopo panetto, sono stati ridotti in cenere trecento milioni di euro in cocaina pura. Un danno enorme per la cosca calabrese che secondo le informazioni arrivate alla finanza stava organizzando, assieme ai colombiani, un agguato al furgone nel tentativo estremo di recuperare la droga. L’inchiesta scaturita dal rinvenimento della tonnellata di cocaina, il sequestro più importante avvenuto in tutta Europa nell’arco degli ultimi due anni, sta portando la Guardia di finanza della Spezia e il Gico di Genova a sollevare il velo sulla speciale joint venture che da tempo la ‘ndrangheta calabrese, attraverso i “locali” europei e nord americani, ha realizzato con i colombiani vincenti del cartello Norte del Valle.

    L’INDAGINE. Dietro ai narcos potrebbe esserci la ‘ndrina della Piana guidata da Mimmo Oppedisano, il boss che il passaparola dice essere stato nominato capo dei capi della ‘ndrangheta nel summit criminale avvenuto nel santuario di Madonna di Polsi (Reggio Calabria) nel 2010. La cosca comandata da Oppedisano, fra l’altro, ha grandi interessi in Germania che condivide con i Vottari e i Pelle di San luca, e in Canada. Il nome di Oppedisano, fra l’altro, è emerso anche in un’altra grande inchiesta dei ros di Genova come il boss che “guida” i “locali” ‘ndranghetisti in Liguria.

 

UN RAGAZZO COME TANTI… di Chiara Ursino

UN RAGAZZO COME TANTI… di Chiara Ursino

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo

UN RAGAZZO COME TANTI…

di
Chiara Ursino

Aniello Ursino, un ragazzo come tanti, disponibile, allegro, pieno di vita e con una caratteristica che lo contraddistingueva: la sua sensibilità. Io ho avuto la fortuna di conoscere Aniello – per gli amici Nello – alla scuola media dome abbiamo trascorso insieme quel triennio scolastico.

E’ stato uno dei miei compagni di classe. Fin da subito  mi dimostrò la sua sensibilità.  Io, persona con disabilità, presentavo esigenze diverse rispetto alla classe, infatti avevo l’insegnate di sostegno.

In classe pur avendo incontrato delle difficoltà molto grosse era il primo, sempre pronto ad aiutarmi in qualsiasi mia azione, a difendermi se lo riteneva opportuno, spesse volte discutendo con gli stessi docenti. Era considerato un soggetto ribelle, sottovalutando la sua sensibilità e protezione che nutriva nei miei confronti.

Il nostro legame cresceva giornalmente, tanto è vero che mi chiamava “sorellina”! Trascorrevamo molti pomeriggi insieme. Svolgevamo le attività didattiche insieme ad altri  compagni per poi divertirci andando in bici,  guardando un film.  Una volta terminato il percorso della scuola media le nostre strade si sono divise, per forza maggiore, per scelte diverse, ma di fatto non ci siamo mai divisi. E’ sempre stato nei miei pensieri e quando di fatto ci si incontrava era sempre una festa, non sapevamo da dove iniziare per raccontarci le cose; le ora che trascorrevamo insieme passavano in un batter d’occhio. E’ stato per me come un pilastro. Nel momento del bisogno mi sono sempre rivolta a lui.

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