MAFIA: CANCELLIERI, NOSTRA PRIORITA’ E’ LOTTA A BOSS
(di Giovanni Franco) ”La nostra maggiore priorita’ riguarda la lotta alla mafia. E lavoreremo in tal senso per attuarla”.
Sito Ufficiale Associazione Gianluca Congiusta onlus

(di Giovanni Franco) ”La nostra maggiore priorita’ riguarda la lotta alla mafia. E lavoreremo in tal senso per attuarla”.
Il Procuratore Pignatone
“Lo scopo era di ridurre i costi di esercizio e per questo veniva versato in un torrente, fino al mare, tutto il percolato della discarica”.

Quattro colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi questa notte contro l’autovettura di una dirigente del Comune di Siderno, l’architetto Marilena Pelle, responsabile dell’area urbanistica.


Omicidio Congiusta-Quasi 500 pagine le motivazioni della sentenza in assise
Delitto punitivo, estorsivo e strategico
I Costa volevano imporre i loro colore
Il boss di Siderno tentava di far emergere il suo carisma di capo mafioso

Corte d’Assise di Locri
Rocco Muscari
Locri
“L’omicidio di Gianluca Congiusta è stato deciso, organizzato ed eseguito da Costa Tommaso, ed è un delitto tipicamente mafioso non solo per le sue modalità esecutive ma anche e soprattutto per il concorso di pre elementi (Punitivo, estorsivo e strategico), funzionali alla riaffermazione del potere criminale del risorto sodalizio costa, potere che non poteva prescindere dal manifestarsi e imporsi nei confronti di chi operava economicamente proprio nelle immediate vicinanze delle case dei Costa”
E’ quanto scrivono i giudici relatori Bruno Muscolo e Piercarlo Frabotta, componenti dell’assise di Locri, nelle quasi 500 pagine di motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo-con isolamento diurno per 18 mesi – per Tommaso Costa, presunto boss dell’omonima famiglia di Siderno, disposta il 18 dicembre 2010 nella quale Giuseppe Curciarello,ritenuto il braccio destro di Costa,è stato condannato a 25 anni per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso,finalizzata al traffico di stupefacenti.

Dal libro “tra le mura dell’anima”

Ipotetica lettera all’assassino di mio Figlio Gianluca.

Sta rientrando a casa, Roberta Congiusta. È la tarda mattinata, tra le undici e trenta e mezzogiorno e trenta, di una giornata particolare. Particolare per due ordini di ragioni. Primo, proprio oggi la stampa locale ha pubblicato le motivazioni della sentenza con cui il boss Tommaso Costa è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, fratello di Roberta. Secondo, a Reggio sono stati illustrati da poco i risultati di un’operazione che ha portato all’arresto di tre persone, tra le quali un poliziotto e sua moglie, che avevano anche tentato (ovviamente senza riuscirci) di ricattare suo padre Mario, millantando di poter condizionare sfavorevolmente l’esito del processo.
E che oggi fosse una giornata particolare magari lo avrà anche pensato chi ha posto proprio davanti all’abitazione dei Congiusta un barattolo, un contenitore dell’olio, con della carta arrotolata a mo’ di miccia. Così li ha ritrovati Roberta, barattolo e miccia, non appena si è trovata davanti al portone di casa.
Il comunicato ufficiale dei carabinieri 3: il tentato ricatto a Mario Congiusta
Il FRANCO faceva pervenire a CONGIUSTA Mario, una lettera anonima in cui rappresentava falsamente l’esistenza di materiale probatorio idoneo a dimostrare la colpevolezza del Salerno e di conseguenza l’innocenza di COSTA Tommaso classe 79, in relazione all’accusa di omicidio del figlio CONGIUSTA Gianluca.


Fabbricavano false prove da esibire in inchieste giudiziarie. Poi si rivolgevano ai familiari di indagati, veri o ipotetici, chiedendo denaro in cambio dei documenti per alleggerire la loro posizione. Alla fine, però, la truffa è venuta fuori ed un poliziotto è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria insieme alla moglie e ad un amico odontotecnico con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla violenza privata, tentata truffa, falso e sostituzione di persona.
A mettere in piedi il meccanismo truffaldino – dice l’accusa – è stato il vice sovrintendente della polizia Antonino Consolato Franco, di 51 anni, alla squadra mobile nel 2006; nel 2008 al Nucleo operativo di protezione di Reggio Calabria e poi trasferito ai servizi tecnici della Questura di Vibo Valentia quando l’inchiesta ha cominciato a delineare le sue responsabilità.
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L’uomo, con l’aiuto della moglie, Rosa Bruzzese, di 42 (ai domiciliari), dipendente di un negozio di telefonia, e di Angelo Belgio, di 40, fabbricava falsi documenti con timbri ora della Procura, ora della Questura, poi scriveva lettere anonime i familiari delle sue vittime.
A cadere nella rete tesa da Franco, anche la dirigente dell’ufficio tributi del Comune di Reggio Orsola Fallara che si é suicidata nel dicembre scorso quando era indagata per abuso d’ufficio in relazione alla percezione di una somma di 750 mila euro. Ben prima che la Procura la indagasse, però, nel 2008, il poliziotto aveva inviato, spedendola al fratello Paolo Fallara, una falsa ordinanza di custodia cautelare in cui spiccava il nome della dirigente. Tramite sms inviati da telefonini con schede intestate ad ignari utenti, i tre chiesero 30 mila euro per fornire ulteriori notizie e la data dell’esecuzione dell’arresto. Paolo Fallara, però, si rivolse ai carabinieri.
I militari fermarono Franco e Belgio sul luogo in cui avrebbero dovuto incassare un anticipo di 13 mila euro. Il poliziotto si giustificò dicendo di essere con un informatore in cerca di notizie per la cattura di latitanti, ma i carabinieri non se la sono bevuta ed hanno scoperto anche le tentate truffe ai familiari di Alessandro e Giuseppe Marcianò, condannati all’ergastolo in appello per l’omicidio del vice presidente del Consiglio regionale Franco Fortugno, e di Mario Congiusta, padre dell’imprenditore Gianluca, ucciso a Siderno.
Adesso, hanno spiegato il procuratore aggiunto, Ottavio Sferlazza, ed il comandante dei carabinieri, col. Pasquale Angelosanto, dall’analisi di agende e computer “potrebbe emergere un quadro indiziario ancora più importante”.
I NOMI DEGLI ARRESTATI: C’E’ ANCHE LA MOGLIE DEL POLIZIOTTO
E’ un agente che prestava servizio al Nucleo operativo di protezione di Reggio Calabria, il poliziotto arrestato stamani dai carabinieri con l’accusa di essere l’organizzatore di una associazione a delinquere finalizzata alla violenza privata, tentata truffa, falso e sostituzione di persona.
Si tratta di Antonino Consolato Franco, di 51 anni, che è stato arrestato insieme alla moglie, Rosa Bruzzese, di 42 (posta ai domiciliari) e di un odontotecnico, Angelo Belgio, di 40.
L’agente, nel corso delle indagini, è stato trasferito ai servizi tecnici della Questura di Vibo Valentia.
I tre, secondo l’accusa, chiedevano somme di denaro ai familiari di persone indagate o che loro stessi dicevano lo fossero, in cambio di informazioni e di documentazione. Franco, in particolare, grazie al lavoro svolto aveva informazioni riservate su alcune indagini, individuava le persone a cui chiedere il denaro, stabiliva la strategia da seguire, predisponeva la documentazione da utilizzare in occasione dei singoli reati fine, impartiva disposizioni agli altri associati, manteneva, anche personalmente, i contatti con le vittime.
Angelo Belgio, invece, secondo l’accusa, coadiuvava Franco fornendogli supporto logistico ed informativo, accompagnando negli spostamenti e tenendo il materiale da utilizzare per i ricatti. Rosa Bruzzese, infine, eseguiva le disposizioni del marito mettendo anche a disposizione del gruppo schede telefoniche intestate a terzi ignari da utilizzarsi nelle comunicazioni con le vittime grazie al suo lavoro in un negozio di telefonia.
Dalle indagini è emerso che in tutti i casi accertati c’era una identità del modus operandi, l’identità del linguaggio e dei metodi di scrittura. Tutti gli episodi presi in considerazione si sono verificati in un brevissimo arco temporale, che va dal mese di gennaio al mese di aprile 2008.
ALLA FALLARA DISSERO: TI ARRESTERANNO
Il poliziotto arrestato stamani dai carabinieri del Comando di Reggio Calabria insieme alla moglie e ad un odontotecnico, aveva inviato delle lettere anonime a Orsola Fallara, la dirigente dell’ufficio tributi del Comune di Reggio che si è suicidata nel dicembre scorso, facendole credere che stava per essere emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Nelle lettere,fatte arrivare a paolo ferrara prima del suicidio della sorella, i tre si dichiaravano disponibili, in cambio di 30 mila euro, a consegnare all’interessata copia del provvedimento cautelare e dell’informativa su cui si basava e di farle sapere in anticipo il momento dell’arresto.
Paolo Fallara, però, si rivolse ai carabinieri che nel corso di un appostamento in una località dove doveva avvenire una prima consegna di 13 mila euro, fermarono il vice sovrintendente della polizia Antonino Consolato Franco e Angelo Belgio. Franco si giustificò dicendo che attendeva un informatore per ottenere notizie per la cattura di latitanti. Una giustificazione che non convinse i carabinieri, visto che il poliziotto, all’epoca, prestava servizio al Nucleo operativo di protezione.
La moglie di Franco, Roza Bruzzese, impiegata nel negozio di telefonia “Top Line Service” di Reggio Calabria di proprietà del cognato di Paolo Fallara, aveva attivato sim card intestate a soggetti diversi dai reali utilizzatori, agevolando il marito.
la donna, inoltre, aveva fatto pressioni su una collega per attivare altre schede. Alcune schede, secondo l’accusa, sarebbero state fornite anche da Mihaela Motas, di 40 anni, romena, anche lei impiegata nel settore della telefonia.
Oltre che alla Fallara, i tre hanno tentato di truffare anche alcuni familiari di Alessandro e Giuseppe Marciano, padre e figlio, condannati all’ergastolo in appello per l’omicidio del vice presidente del Consiglio regionale Franco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005, prospettando loro documenti comprovanti l’estraneità dei due in cambio di 10 mila euro.
Infine, Franco fece pervenire Mario Congiusta, padre del commerciante Gianluca ucciso a Siderno, una lettera anonima in cui sosteneva falsamente che esisteva materiale idoneo a dimostrare la colpevolezza di una famiglia e di conseguenza l’innocenza di Tommaso Costa, in relazione all’omicidio del figlio. Costa è stato condannato all’ergastolo in primo grado nel dicembre scorso. Nella lettera si diceva che se Congiu non avesse pagato 50 mila euro, il materiale sarebbe stato consegnato ai Costa.
Manipolavano informazioni sui casi Fallara, Fortugno e Congiusta: tre in manette
Gianluca Congiusta
I militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria stanno eseguendo tre ordinanze di applicazione di misure cautelari per i reati di associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti di violenza privata, tentata truffa, falso e sostituzione di persona.