NAVE VELENI: LOIERO, ALLARME E’ IN CALABRIA MA GOVERNO INTERVIENE ALTROVE

NAVE VELENI: LOIERO, ALLARME E’ IN CALABRIA MA GOVERNO INTERVIENE ALTROVE

NAVE VELENI: LOIERO, ALLARME E’ IN CALABRIA MA GOVERNO INTERVIENE ALTROVE

Catanzaro, 27 set. – (Adnkronos) – ”L’incendio in Calabria e’ gia’ divampato ma il governo manda i pompieri laddove e’ solo ipotizzato. Il fatto e’ che la Calabria non ha ministri o vice e per il governo di centrodestra che guarda solo alla propria parte politica cio’ e’ un grave handicap”. E’ quanto afferma il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, il quale lamenta il fatto che ”ancora non si e’ fatto nulla, ma proprio nulla, per la caratterizzazione dei materiali contenuti dalla nave Cunski e per l’individuazione della altre navi a rischio veleni radioattivi affondate dalla criminalita’ al largo delle coste calabresi”.

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7.000 persone contro la Mafia e contro la Lega, a Ponteranica.

7.000 persone contro la Mafia e contro la Lega, a Ponteranica.

7.000 persone contro la Mafia e contro la Lega, a Ponteranica.

Esiste ancora un Italia che alla notizia aberrante della rimozione della targa si costerna, s’indigna, si impegna e non getta la spugna.

7.000 persone per le vie di Ponteranica, tra le verdi colline bergamasche per manifestare contro la mafia e contro la lega.

Il sindaco Aldegani, leghista, come primo atto dopo la sua elezione ha tolto la targa che dedicava la biblioteca comunale a Peppino Impastato. Dice che bisogna onorare le personalità locali. Si appropria del nome di un prete del luogo, che diresse il seminario sacramentino locale. A lui la biblioteca.

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La ‘ndrangheta internazionale punta su Villa San Giovanni e Gioia Tauro

La ‘ndrangheta internazionale punta su Villa San Giovanni e Gioia Tauro

La ‘ndrangheta internazionale punta su Villa San Giovanni e Gioia Tauro

di Pino Rotta* – Che la ‘ndrangheta gestisce traffici illeciti in Italia e all’estero è cosa giudiziariamente nota da almeno venti anni.

Solo le cataratte politiche di chi non ha voluto vedere hanno permessoche questa compagnia di feroci criminali potesse diventare con gli anni potente ed invasiva come un cancro.

Si dovevano aspettare le stragi in Germania o la riscoperta delle navi dei veleni per mettere di nuovo al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica nazionale la ‘ndrangheta?

Comunque ogni azione di contrasto è sempre benvenuta. Sono benvenuti gli arresti dei latitanti e soprattutto i sequestri dei patrimoni.

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“Deleghistizzare il territorio”

“Deleghistizzare il territorio”

“Deleghistizzare il territorio”

Acquaformosa,manifestazione anticarroccio sotto la pioggia. Manoccio rilancia


da sinistra: Mario Congiusta-Giovanni Manoccio-Mimmo Lucano

Il giorno dell’orgoglio calabrese contro la Lega Nord. In Piazza Limonello, punto di raccolta della manifestazione “deleghistizziamoci” organizzata ad Acquaformosa, per quasi tutto il pomeriggio di ieri, si è riversata una quantità di pioggia mai vista prima. Acquazzone che ha impedito il programma del giorno.

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Arrestato dopo 8 anni Carmelo Barbaro killer dell’ndrangheta

Arrestato dopo 8 anni Carmelo Barbaro
killer dell’ndrangheta

REGGIO CALABRIA (13 settembre) – È finita dopo otto anni, nello studio di un chirurgo estetico, la latitanza di Carmelo Barbaro, di 61 anni, considerato dagli investigatori uno dei killer della cosca De Stefano-Tegano di Reggio Calabria, il cui nome era inserito nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia.

Latitante dal 2001, dopo che una condanna a 22 anni e cinque mesi di reclusione per associazione mafiosa, omicidio ed altro era passata in giudicato, l’uomo è stato indicato da alcuni collaboratori di giustizia come l’esecutore materiale di alcuni degli omicidi commessi nel corso della guerra di mafia a Reggio.

A porre fine alla fuga di Barbaro sono stati i carabinieri del Comando provinciale di Reggio che dopo un anno di pedinamenti a persone ritenute vicine al latitante e di appostamenti, stasera hanno individuato Barbaro nello studio di un chirurgo estetico dove si era recato per farsi cancellare alcuni tatuaggi dal petto.


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Chi lotta contro la mafia?

Chi lotta contro la mafia?

Cristiano Aldegani, sindaco leghista di Ponteranica, in provincia di Bergamo, ha deciso che la biblioteca comunale non deve essere più dedicata a Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978.


I morti da ricordare devono essere “padani doc”, non siciliani.

La targa con il suo nome è stata rimossa.

Cosa aspetta il ministro Maroni a rimuovere il sindaco?

Da biblioteca “Peppino Impastato” a biblioteca comunale (in attesa di nuova denominazione), ma il sindaco leghista ha annunciato di voler intitolare la struttura a un sacerdote bergamasco (“una personalità locale”) morto nove anni fa. Accade a Ponteranica, comune in provincia di Bergamo. Il neo sindaco, il leghista Cristiano Aldegani, ha fatto rimuovere la targa voluta un anno e mezzo fa dal precedessore di centrosinistra e dedicata al giovane giornalista e politico siciliano ucciso dalla mafia nel 1978. Un’iniziativa che si è ben presto tramutata in un vero e proprio boomerang, suscitando le reazioni scandalizzate delle opposizioni, ma anche di un pezzo di Pdl, dove i mugugni contro le “marachelle della Lega” si stanno ben presto trasformando in vere e proprie prese di distanza “dall’ignoranza politica e istituzionale” degli alleati in camicia verde.

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Non rimandateci indietro

Non rimandateci indietro

Non rimandateci indietro

I recenti tragici episodi di migranti morti o lasciati morire a pochi chilometri delle nostre coste impongono una riflessione alla società civile. Non si tratta di tragiche fatalità. Al cinismo dei mercanti di uomini si è aggiunta l’indifferenza o la paura di intervenire di chiunque avvisti un natante in difficoltà. Il soccorso in mare si è ormai trasformato da dovere a fonte di guai. Le imbarcazioni che avvistano natanti in difficoltà sono trattenute dall’intervenire dal timore di un rallentamento nel loro lavoro o, peggio, di una incriminazione per favoreggiamento di reato, quello di immigrazione clandestina. Il caso recente della nave con capitano turco, impedita per cinque giorni dall’avvicinarsi alle coste maltesi o italiane dopo aver soccorso e preso a bordo un gruppo di naufraghi, avrà certo scoraggiato i più dall’intervenire in soccorso  di natanti in difficoltà. Le cifre delle morti in mare sono così imponenti da chiedersi se non vi sia una responsabilità oggettiva delle leggi che, nell’intento primario di scoraggiare l’immigrazione clandestina, hanno reso troppo oneroso e al limite dell’eroismo esercitare l’elementare dovere del soccorso dei naufraghi o dei natanti in difficoltà.

 

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