Legalità – La forza del popolo

Legalità – La forza del popolo

La cultura della legalità – nella nostra società – va sempre più perdendo la sua presenza e la sua importanza. Una società in cui la criminalità, l’uso di droghe e sostanze stupefacenti, l’indifferenza verso le istituzioni, il razzismo e l’oppressione dei diritti dell’individuo abbrancano sempre più il vivere civile.

E’ dunque più che mai necessario continuare a diffondere un’autentica cultura dei valori civili, del senso delle istituzioni, del rispetto verso l’individuo e ciò che lo circonda, del rispetto delle leggi e delle norme, della lotta ad ogni forma di intolleranza razziale e di ogni diritto violato

E’ compito di ognuno promuovere la legalità e diffonderne il suo valore, proprio per questo abbiamo deciso di iniziare questo percorso con un sit-in in uno dei luoghi che più di tutti possono rappresentare i sentimenti comuni di un popolo che ha voglia di risorgere e che può affidarsi solo alla sua forza, alla sua volontà.

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Gratteri a La Russa: arresto latitanti non è merito del governo

Gratteri a La Russa: arresto latitanti non è merito del governo

Botta e risposta tra il procuratore aggiunto di Reggio Calabria e il ministro della Difesa alla trasmissione Radio Anch’io in merito ai recenti arresti dei latitanti di ‘ndrangheta

«Gli arresti dei latitanti che si susseguono negli ultimi tempi non rappresentano un merito del governo ma delle forze dell’ordine, che però lavorano con grandi sacrifici perchè hanno organici insufficienti». Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, replicando, nel corso della trasmissione Radio Anch’io al ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Per Gratteri, «il Governo ha fatto due cose importantissime abolendo il patteggiamento in appello, che era uno scandalo ed un regalo alle mafie e modificando la normativa sul sequestro e la confisca dei beni, che oggi sono più facili. Il resto dei provvedimenti adottati dall’esecutivo, però, mi sembrano palliativi». Secondo Gratteri, «bisogna attuare un’inversione di tendenza perchè è da oltre dieci anni che si fanno concorsi nelle forze dell’ordine in numero insufficiente, tanto che non si riesce a coprire i vuoti che si determinano per i pensionamenti».

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Il 3 Maggio a Reggio il corteo “Gerbera Gialla 2010”

Il 3 Maggio a Reggio il corteo “Gerbera Gialla 2010”

‘Ndrangheta/ Il 3 maggio a Reggio il corteo ‘Gerbera Gialla 2010’

L’indomani farà tappa a Vibo Valentia. Ci sarà anche Piero Grasso

Prenderà il via da Reggio Calabria il 3 maggio il percorso della “Gerbera Gialla 2010”. Un lungo corteo si muoverà da Piazza Italia per fare tappa nei luoghi simbolo della lotta alla ‘ndrangheta: Via Apollo, la Procura, la Questura, e raggiungerà poi l’Arena dello Stretto. In Via Apollo saranno apposte targhe a ricordo del sacrificio di Gennaro Musella, mentre a Piazza Castello il corteo si fermerà per consegnare la gerbera del riscatto al procuratore generale Di Landro. Sotto la Questura infine un lungo applauso sarà dedicato al lavoro delle forze dell’ordine in contrapposizione e condanna all’episodio che ha visto osannare un mafioso.

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Il 10 Maggio Costa e Curciarello davanti ai giudici

Il 10 Maggio Costa e Curciarello davanti ai giudici

Il 10 Maggio Costa e Curciarello davanti ai giudici

Tommaso Costa

Sarà decisiva la prossima udienza del 10 maggio al processo per l’omicidio Gianluca Congiusta. E’ stata fissata per quella data infatti l’escussione dei due imputati Tommaso Costa, che deve rispondere dell’accusa di omicidio e di associazione mafiosa, e di Giuseppe Curciarello che deve invece rispondere solo del capo di imputazione di associazione mafiosa.

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Processo Congiusta.la corte sentirà il pentito Novella

Processo Congiusta.la corte sentirà il pentito Novella

Entro Giugno la Corte d’assise di Locri sentirà il collaboratore di giustizia

Domenico Novella

Il pentito sul delitto

Congiusta

In aula il confronto tra Katia Scarfò ed i familiari

dell’imprenditore ucciso


Entro giugno, al processo Congiusta, verrà sentito il pentito Domenico Novella. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Locri, che ha fissato l’audizione del collaboratore di giustizia in videoconferenza per la prima udienza utile del mese di giugno.

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Processo Congiusta,confronto in aula

Katia Scarfò faccia a faccia con il padre e la sorella della vittima.Sarà sentito pure il pentito Novella

Congiusta, confronto in aula

La fidanzata avanza per la prima vilta il nesso tra le minacce ed un’assunzione

«Non ho mai detto che la lettera di minacce era nella cassaforte di casa mia». Lo ha detto e ribadito più volte Katiuscia Scarfò, la fidanzata di Gianluca Congiusta, ieri in aula per il doppio confronto con la sorella e con il padre della vittima.
Al centro del faccia a faccia due punti che in dibattimento hanno trovato spesso discordanze nelle dichiarazioni dei teste: da una parte Roberta Congiusta, sorella dell’imprenditore ucciso a Siderno il 24 maggio del 2005, che aveva affermato di avere appreso di una lettera minatoria ricevuta dalla famiglia Scarfò e custodita nella cassaforte di casa, circostanza questa appresa proprio da Katia Scarfò, che ieri ha negato ogni cosa come già fatto in precedenza: «ho detto di sapere di una lettera – ha ribadito l’ex di Congiusta – ma io della cassaforte non ho mai parlato, mio padre non sapeva nulla delle minacce». Il secondo punto su cui le dichiarazioni dei testimoni hanno trovato divergenze riguardava le intimidazioni subite negli anni dall’impresa della famiglia Scarfò, che, secondo quanto aveva ipotizzato la stessa Katia Scarfò confidandosi con Roberta Congiusta qualche anno prima dell’omicidio, potevano essere riconducibili ai Costa che pretendevano l’assunzione di uno di loro nell’impresa della famiglia Scarfò. Ma questa ipotesi, confidata solo alla famiglia della vittima, la ragazza dell’imprenditore ucciso non l’aveva mai confermata né agli inquirenti, né in udienza davanti alla Corte d’Assise. Lo ha fatto ieri però, dando ragione su questo punto a quanto aveva riportato Roberta Congiusta: «Non potevo essere sicura – ha detto Katia Scarfò – le mie erano solo ipotesi, non potevo dichiarare senza prove che dietro l’assunzione di Pietro Costa nell’azienda di mio padre ci fossero le minacce e le intimidazioni alla mia famiglia. Ora lo posso dire con certezza».

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…una storia di tanti anni fa.

…una storia di tanti anni fa.

 

…una storia di tanti anni fa.

Pochi giorni orsono, ho sentito, dopo 16 anni, una persona con la quale avevamo condiviso una bella esperienza di solidarietà.

Si chiama Elena, insegna all’università di Minsk in Bielorussia.

Conobbi Elena, nell’ambito di un progetto di accoglienza di bambini stranieri, che venivano in Italia a trascorrere un periodo di vacanze terapeutiche, in quanto colpite dalle radiazioni nucleari di Cernobyl.Il nostro clima e lo iodio del nostro mare ionio, aiuta questi bambini sfortunati.

Negli anni 94/95 ero responsabile, per il progetto Chernobyl in Calabria, dell’OSA- ADRA ITALIA, un’organizzazione non governativa, dell’Opera Sociale Avventista.

In quegli anni, facemmo arrivare in Calabria, circa 400 bambini bisognosi di cure.

All’epoca, Gianluca aveva 21 anni ed il bambino di cui parla la madre Elena, solo 6 anni.

Ho preferito lasciare il racconto di Elena, così come mi è pervenuto, con quei piccoli errori di traduzione, classici di chi in Italia non viene da tanti anni.

Sono grato ad Elena per avermi ricordato un bellissimo periodo della mia vita, dedicato alla solidarietà verso i  bambini bisognosi.

Mario Congiusta

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