Gratteri: «Per le istituzioni calabresi la ricreazione è finita»

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Il procuratore di Catanzaro è stato sentito dalla Commissione parlamentare antimafia. Al centro delle audizioni le indagini della Dda nel Crotonese: «Prima quella provincia era un buco nero». L’emergenza degli organici: «Non ho con chi lavorare»

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ROMA- È stata l’inchiesta Jonny (e lo scottante tema della gestione del Cara di Isola Capo Rizzuto) il tema caldo dell’audizione del procuratore capo della Repubblica di Catanzaro davanti alla commissione parlamentare Antimafia che ha sottolineato come l’indagine stia continuando relazionando sull’argomento a telecamere spente alla commissione.


«Il Tribunale del Riesame ha 99,9% dei casi ha confermato l’ordinanza di custodia cautela che è stata emessa dal gip di Catanzaro – ha esordito il procuratore Gratteri –. Per uno degli indagati c’è stata la scarcerazione, un altro è stato mandato agli arresti domiciliari. Si tratta di un agente della polizia penitenziaria che era addetto a portare le “ambasciate” nel carcere di Crotone. Si incontrava nel bunker dove facevano gli accordi su chi doveva vincere le gare, chi doveva gestire il catering. Faceva la spola tra il Cara e il carcere. Ci ha meravigliato molto che sia stato inviato agli arresti domiciliari. Comunque rispettiamo le decisioni dei giudici».
Si terrà la prossima settimana l’audizione del presidente delle Misericordie, ha annunciato l’onorevole Rosy Bindi, presidente della commissione antimafia che ha chiesto una sintesi sull’indagine.
«Sostanzialmente i collaboratori di giustizia ci hanno spiegato il ruolo di Leonardo Sacco (governatore della Misericordia di Isola finito in manette nell’inchiesta Jonny, nda) e il ruolo del sacerdote Edoardo Scordio (fondatore della Misericordia e anch’egli arrestato nella medesima indagine, nda). Sia Sacco che Scordio hanno garantito alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto l’ingerenza nella gestione del centro di accoglienza». A proposito degli Arena, il procuratore Gratteri ha sottolineato l’elevata caratura criminale della cosca alla quale circa un mese fa è stato sequestrato uno dei parchi eolici più grandi d’Europa, del valore di 350 milioni di euro. Una cosca che controllava l’affare dei videogiochi in provincia di Crotone e nella parte ionica della provincia di Catanzaro. Si interessavano del controllo della vendita di reperti archeologici nel territorio tra Capo Colonna e Isola Capo Rizzuto. Controllavano i giochi d’azzardo online attraverso una società avente sede a Malta. Da Malta, ha specificato Gratteri, stanno aspettando i risultati di una rogatoria internazionale.
«È molto sospetto il fatto che a Malta ci sia questa concentrazione di società che fanno gioco online. C’è qualcosa che non va sul piano normativo, legislativo e sul piano dei controlli a Malta. Siccome Malta non è distante dall’Italia e ha rapporti continui con l’Italia. Sarebbe il caso di approfondire», ha detto Gratteri rivolgendosi al presidente Bindi. E rispondendo a una domanda di Laura Garavini: «Abbiamo fatto una rogatoria internazionale con Malta e ancora non ci ha risposto – ha spiegato Gratteri – l’abbiamo sollecitata anche attraverso la procura nazionale antimafia. Proprio ieri ho partecipato a una riunione perché non è concepibile che un Paese così vicino con rapporti così cordiali e intimi, non ci risponda. Io ho più facilità con la Colombia e col Perù che non con Malta. Non riesco a capire».

L’ULTIMA GARA Un grosso danno alle indagini la Procura di Catanzaro lo ha subìto da alcuni articoli apparsi sul settimanale l’Espresso. Articoli che avevano messo in allarme gli indagati che avevano cominciato a prendere misure precauzionali che hanno rallentato le indagini. Senza stigmatizzare il lavoro del giornale Gratteri però si è chiesto se per caso non vi fosse un “suggeritore”, un centro di potere interessato ad accendere i riflettori sul Cara per danneggiare scientemente le indagini. «Per mesi abbiamo avuto il buio, poi siamo riusciti a riprendere il filo d’Arianna», ha spiegato il procuratore.
Sul tema di chi potrebbe avere “coperto” gli illeciti commessi a Isola Capo Rizzuto, introdotto dall’onorevole Enza Bruno Bossio, Gratteri ha messo in evidenza come nell’ultima gara aggiudicata dalla ditta “Quadrifoglio”, uno dei componenti della commissione di gara risulta essere molto nervosa come si evince dalle intercettazioni. «Noi stiamo cercando di capire qual è stata la discussione dei componenti della commissione per l’ultima gara, perché l’ultima gara non è stata una passeggiata – ha sottolineato il procuratore –. Stiamo cercando di capire cosa c’era dietro, chi c’era dietro e chi faceva pressione. Questo è un filone di indagine ma non sono granché ottimista sul risultato positivo di questa indagine. Quando si interviene dopo è molto difficile riuscire a capire».

IL CARA E L’INDOTTO ELETTORALE «Un’indagine antimafia non può durare più di due anni – ha detto il procuratore di Catanzaro rispondendo a un intervento di Ernesto Magorno – io penso che questa indagine si poteva chiudere prima se ci fossero stati più uomini e più mezzi. Se voi calcolate che nella Procura di Catanzaro ogni sostituto ha 1150 fascicoli, mentre a Palermo ogni sostituto ha 200 fascicoli. Nessuno dei ministri che si sono succeduti o dei parlamentari hanno fatto le “barricate” per potenziare la procura di Catanzaro». Gravi anche i vuoti di organico delle forze dell’ordine. Questi fattori contribuiscono rallentare le indagini. «Certo è anche vero, ha spiegato Gratteri, che il Cara è un indotto non solo sul piano economico ma anche sul piano elettorale».
«Per quanto riguarda il parco eolico – ha continuato il procuratore – questa volta nell’arco di un anno siamo riusciti a confiscarlo e farlo sequestrare quindi è entrato nel patrimonio dello Stato per un valore di 350 milioni di euro. Ha una grande redditività, è un grande guadagno per lo Stato. È un grande successo per la Procura distrettuale di Catanzaro perché la provincia di Crotone sembrava un buco nero, non si riusciva a portare, tra virgolette, a casa un successo. Cioè ogni cosa andava male. Per il futuro le posso dire che molte cose cambieranno, cambierà anche un po’ di mentalità in Calabria e soprattutto da parte degli uomini delle istituzioni. Cambieranno passo e approccio perché per certi versi, esagerando, possiamo dire che la ricreazione è finita».

IN NOME DI FALCONE E BORSELLINO «Io molte indagini non le posso fare perché non ho con chi farle», ha detto il procuratore rispondendo alla parlamentare Laura Garavini, ponendo l’accento sulle gravi difficoltà di organico che sta avendo il distretto di Catanzaro anche con la carenza di uomini nella Polizia, «ancora stiamo aspettando come la manna dal cielo che si concluda questo concorso di ispettori per avere qualche ispettore». C’è un problema di pianta organica e di distribuzione di uomini. A Catanzaro molti magistrati sabato e domenica sono in ufficio. «E questi ragazzi hanno da 800 a 1150 fascicoli, ho i dati aggiornati da ieri. Vi sembra serio in uno Stato, vi sembra giusto continuare ad avere queste disparità?». Il due novembre arriveranno sei sostituti in più e un aggiunto. Il giorno in cui il procuratore si è insediato, il 16 maggio 2016, c’erano sei sostituti della Dda. Il due novembre prossimo i sostituti saranno il doppio. «Però non ho cancellieri – è un fiume in piena il procuratore –, non ho con chi lavorare, perciò dovrò prendere le sezioni di polizia giudiziaria che invece di fare indagini verranno in ufficio a fare i segretari, cancellieri e i commessi. Perché altrimenti devo chiudere la Procura. Stiamo pagando oggi i ritardi degli anni passati quando non si sono fatti più concorsi». Oggi non si riesce più a coprire l’organico che va in pensione. Quello che chiede Gratteri è di «rivedere la distribuzione dei magistrati in Italia e delle forze dell’ordine in Italia perché non possiamo campare in nome di Falcone e Borsellino». Riferendosi ai due magistrati di Palermo, vittime di mafia, il procuratore di Catanzaro avverte: «So di dire cose pesanti. Falcone è Borsellino erano due fuoriclasse, due magistrati superiori alla media che hanno capito le cose 20 anni prima degli altri per questo erano invidiati da tutti e combattuti da tutti in vita, anche dai magistrati del distretto di Palermo. Però, detto questo, non è possibile che in Sicilia ci siano quattro corti d’Appello con cinque milioni di abitanti e ogni 40 chilometri un tribunale. Cominciamo a razionalizzare le spese». A Catanzaro gli uomini del Ros sono 48 «e stiamo facendo cose importanti».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it