Da Locri l’urlo contro tutte le mafie

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di Antonio Maria Mira

Il 21 marzo la Giornata della memoria coi vescovi calabresi in prima linea. L’evento promosso da Libera e da Avviso pubblico si svolgerà nella cittadina jonica

bologna 21 marzo

La mattina del 23 giugno 1967, cinquanta anni fa, un commando ’ndranghetista spara all’impazzata nel mercato di Locri.

Sotto i colpi dei mitra dei killer di ’Ntoni Macrì, cadono Domenico Cordì, obiettivo dell’azione, Vincenzo Seracini, anche lui di famiglia mafiosa, e Carmelo Siciliano, 39 anni, lì solo per comprare della frutta. Vittima innocente della violenza ’ndranghetista. Non l’unica nella cittadina sullo Jonio. Dopo mezzo secolo, il 21 marzo, per le vie di Locri, le stesse insanguinate dalla violenza della ’ndrangheta, sfileranno migliaia di persone, in testa proprio i familiari delle vittime innocenti di tutte le mafie. È la XXII Giornata della memoria e dell’impegno promossa da Libera e da Avviso pubblico che quest’anno avrà la sua manifestazione centrale nella cittadina calabrese (altri 4mila eventi in tutto il Paese).

Con un partner molto importante, la Conferenza episcopale calabra che sostiene l’iniziativa e il cui simbolo compare sui manifesti. Una novità assoluta. «La Giornata – ci spiega il vescovo di Locri- Gerace, monsignor Franco Oliva – è un’opportunità per dire no a tutto quello che è accaduto nel passato, allo spargimento di tanto sangue, alle faide che hanno distrutto interi paesi. E per dire no alla cultura mafiosa che ancora condiziona questa terra. Per guardare al futuro con occhi nuovi e diversi, con più fiducia e speranza. Fare memoria di questi misfatti può essere l’inizio di una ripresa». Una riflessione che guarda già al dopo. «Sarà veramente una boccata d’ossigeno – aggiunge il vescovo –. È un segno. Qui c’è tanta gente veramente sostenuta da buona volontà, dal desiderio di sollevare questa terra che è povera, è il sud del Sud e come tale ha bisogno di un sostegno. Dobbiamo sentire vicino a noi tutto il resto del Paese, non vogliamo sentirci terra emarginata o di periferia». ‘Luoghi di speranza, testimoni di bellezza’, è il titolo della manifestazione.

«È un’opportunità perché emergano tutte le difficoltà ma anche tutta la bellezza di questa terra. Se no veniamo sempre alla ribalta nei momenti negativi. Invece le cose buone si fanno, le nostre associazioni nei beni confiscati, il lavoro nelle scuole». Così riflette Deborah Cartisano, referente di Libera per la Locride e figlia di Lollò Cartisano, l’ultimo sequestrato dalla ’ndrangheta, portato via il 22 luglio 1993 e mai più tornato a casa. «Come familiare di una vittima di mafia – sottolinea Deborah – il senso di questa Giornata è portare alla luce tutte le storie calabresi che sono purtroppo poco conosciute al di là dei nostri confini». È il racconto dei ‘luoghi di speranza’, spiega ancora, «quando siamo nelle scuole, dove facciamo la differenza per quel bambino che ha sempre sentito parlare di alcune storie da un certo punto di vista, mentre noi familiari gli facciamo cambiare un po’ prospettiva. Lo facciamo in silenzio, senza clamore, però è bello che vengano fuori». Così come «l’importante e centrale ruolo che la Chiesa ha nelle nostre comunità. Penso a tanti parroci che in questi anni si sono fortemente impegnati. Un impegno che ora viene esaltato dalla scelta dei vescovi».

E Deborah guarda già al dopo 21 marzo. Con una certezza. «Il 21 marzo non sarà assolutamente un evento spot. È un momento in cui ci riconosciamo e camminiamo insieme, però per noi il lavoro non si ferma lì. Servirà magari a chi non si è mai avvicinato a questi temi, a dargli una svegliata, una bella pedata. Ci servirà ad avere qualche persona in più che ci dica ‘vengo anch’io’». Una riflessione che fa anche don Tonino Saraco, parroco di S. Maria del Pozzo a Ardore e da poche settimane rettore del Santuario della Madonna di Polsi. «È sicuramente un’occasione di riscatto per la nostra terra e per la nostra Chiesa. Che poi non rimanga qualcosa di fine a se stesso, dipende da noi, da come ci prepareremo a questo evento e lo viviamo interiormente. Se noi per primi lo consideriamo veramente un’occasione di riscatto allora potrà avere anche un seguito. Da lì bisogna ripartire per fare un discorso serio di legalità, ma su tutti i fronti». Proprio per questo, aggiunge don Tonino, «mi auguro che ognuno si prepari a questo evento in modo serio e lo viva come un momento da cui ripartire. Non è un punto di arrivo. Significa un cambiamento interiore, nostro. Senza aspettarci che le cose cambino sempre a partire dagli altri».

Lo sa bene Salvatore Fuda, sindaco di Gioiosa Jonica, più volte minacciato per la sua buona amministrazione (gli hanno anche sparato contro la casa). «Qui è una lotta impari amministrare bene un territorio. Questa Giornata può essere un modo per sentirsi meno soli. È importante combattere la solitudine ma anche avere la consapevolezza di remare tutti dalla stessa parte. In una visione di responsabilità comune nella quale ognuno deve svolgere bene il suo ruolo». Inoltre, aggiunge, «questo 21 marzo è una bella occasione e una bella soddisfazione per il nostro territorio. In una terra piena di contraddizioni, le luci stentano sempre a venire fuori anche se ce ne sono tante. Questa giornata darà una mano a superare le visioni negative, per fare memoria di chi si è sacrificato per mantenere la rettitudine, la fedeltà alle regole e alla dignità delle persone. Noi dobbiamo creare le condizioni in questa terra perché ognuno si possa davvero sentire libero».
Fonte: Avvenire