Da Mario Congiusta a Giuseppe Valentino (CGIL)

Print Friendly, PDF & Email

giuseppe valentino

 

Mario Congiusta*
Caro Giuseppe,
ho appena letto sulla stampa il tuo appello rivolto a me ed a Tiberio Bentivoglio a non lasciare questa terra.


Io e la mia famiglia ti ringraziamo della solidarietà che hai voluto esprimerci. Non so cosa farà l’amico Tiberio Bentivoglio al quale va il mio abbraccio, so però che io me ne andrò, noi ce ne andremo, io e tutta la mia famiglia compreso Gianluca.
Siamo veramente stanchi, abbiamo bisogno di normalità, abbiamo bisogno che la normalità non sia l’eccezione, come tu ben dici, ma che sia la vita di ogni giorno.
Siamo veramente stanchi di una politica indifferente, inadeguata e sorda.
Siamo veramente stanchi di aspettare Giustizia da 11 anni. Abbiamo perso il conto delle udienze nei vari gradi di giudizio, ben cinque fino ad oggi, e se ne prospetta il sesto.
Intanto, il processo “Congiusta” è sospeso, sospeso per un vuoto legislativo e quindi per colpa di chi doveva legiferare e non l’ha fatto, nonostante i miei solleciti e nonostante fosse un loro dovere.
La Procura, giustamente, ha sollevato un problema di costituzionalità per violazioni agli articoli 3 e 112 della Costituzione. La Corte d’Appello, giustamente, ha accolto l’eccezione sollevata e scrive nel dispositivo:
«Questa Corte ritiene sussistenti nel caso di specie i requisiti di non manifesta infondatezza e di rilevanza richiesti perchè sia sollevata questione di legittimità costituzionale».
La parola passa quindi alla Consulta con i tempi d’attesa che si prolungano, nessuno sa, fino a quando. Questo è il mio ed il tuo paese. Così volutamente è stata ridotta l’italia dove una giustizia ritardata diventa giustizia negata.
Questo è un paese che mi offende e ci offende, un paese dove un criminale pluriassassino, viene fatto uscire dalle carceri, grazie ad una legge dello stato, si dà alla latitanza e continua ad uccidere. Questo è un paese dove il mio ed il tuo diritto alla privacy ha meno valore del diritto di un assassino.
Questo mi offende e mi indigna ed offende me, te, e tutte le persone perbene.
Per questo me ne vado, perché volevo avere giustizia in vita e non post mortem.
Me ne vado affinché tutti capiscano, che ancora una volta ha vinto la ‘ndrangheta ed ha perso lo stato.
Grazie ancora Giuseppe, grazie a te ed a tutte le persone che ci sono state vicine in questa vana e lunga attesa.
* Mario Congiusta, papà di Gianluca, vittima innocente della ‘ndrangheta e delle leggi dello stato.