Delitto Agostino, il padre dell’agente ucciso riconosce l’ex poliziotto come “faccia da mostro”

Print Friendly, PDF & Email

Confronto all’americana nell’aula bunker dell’Ucciardone per l’omicidio del poliziotto e della moglie avvenuto il 5 agosto 1989. L’uomo riconosciuto è Giovanni Aiello, ex della squadra mobile: secondo Agostino senior, sarebbe andato a trovare il figlio pochi giorni prima dell’agguato. Poi l’anziano ha avuto un malore, ma si è ripreso.

vincenzo agostino

di SALVO PALAZZOLO
“E’ lui faccia da mostro”. Giovanni Aiello, l’ex poliziotto della squadra mobile di Palermo accusato di essere un sicario al servizio delle cosche, è stato riconosciuto in aula da Vincenzo Agostino, il padre dell’agente ucciso 27 anni fa.

Questa mattina, Aiello era arrivato intorno alle 8,45 nel bunker dell’Ucciardone, accompagnato dal suo avvocato. Davanti al cancello, c’è Vincenzo Agostino. Uno sguardo veloce fra i due. Poi, alle 9,30 inizia l’udienza e poco prima di mezzogiorno Agostino riconosce Aiello durante un confronto all’americana disposto dal gip Maria Pino, su richiesta dei pubblici ministeri Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia. Accanto ad Aiello, che ha sempre negato di essere un killer, alcune comparse truccate per sembrare simili a lui.
Vincenzo Agostino, che da 27 anni non si taglia la barba e ha giurato di non farlo fino a quando non saranno in cella gli assassini del figlio e della nuora, è stato chiamato a riconoscere l’uomo che qualche giorno prima dell’omicidio del 5 agosto era venuto a casa sua. “Cercava Nino – ha sempre raccontato – era insieme ad un altro giovane. Mi dissero che erano colleghi.

faccia da mostro

Uno aveva la faccia butterata, soprattutto sul lato destro. Una faccia da mostro”. Di un uomo con la faccia deturpata hanno parlato anche alcuni collaboratori di giustizia. “Era un sicario a disposizione della mafia”. Dopo il riconoscimento Vincenzo Agostino ha accusato un malore ed è stato soccorso da un’ambulanza del 118. Poi, si è ripreso. Fuori dall’aula, abbracci e strette di mano con gli esponenti di gruppi e associazioni antimafia. “Vi sono grato – ha detto Vincenzo Agostino – oggi è un momento importante. Ma bisogna continuare a lottare per la verità e la giustizia”. Con Vincenzo Agostino, in aula, la moglie e le figlie Flora e Nunzia, tutti costituiti parte civile con l’avvocato Fabio Repici.
All’aula bunker, questa mattina, anche il sindaco di Palermo. Dice: “Ieri, ho ritenuto doveroso fare un invito a tutti i cittadini per essere qui, a sostegno di un papà e di una mamma che hanno visto distrutta la propria famiglia. E in tanti sono venuti. E’ un forte messaggio di luce e di vita, in alternativa ad un messaggio criminale, di buio e di morte. Oggi la mafia non governa più Palermo, ma è nostro dovere tenere sempre alta l’attenzione senza mai dimenticare tutto ciò che negli anni passati
tutte le organizzazioni criminali hanno prodotto sul nostro territorio, spesso in connivenza con pezzi dello Stato e della politica.

Da qualche giorno, dopo la scarcerazione di Gaetano Scotto, il boss accusato di essere coinvolto nell’omicidio, a Vincenzo Agostino è stata assegnata la scorta.

Fonte: R.it