Matteo Renzi: però, in fondo, non è così male

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di Andrea Scanzi | 2 luglio 2015

Devo dire che, tutto sommato, forse Renzi l’ho sottovalutato.

A parte avere raso al suolo la scuola pubblica. A parte non contare una mazza in Europa. A parte le bugie. A parte essersi inimicato in un colpo solo pensionati, insegnanti, lavoratori, associazioni partigiane eccetera, ovvero quello smisurato bacino elettorale che prima di lui avrebbe votato Pd a prescindere. A parte avere clamorosamente sottovalutato la questione migranti. A parte avere imposto una legge elettorale che doveva uccidere il M5S e che in realtà rischia di agevolare il M5S. A parte essersi ridotto a salvare i gigli di campo alfaniani, altrimenti il governo cade. A parte non essere andato al voto un anno fa, quando avrebbe preso percentuali bulgare. A parte il credersi dentro House of Cards. A parte l’essere dentro Mister Bean. A parte avere regalato al paese una classe dirigente persino più ridicola e impreparata di quella berlusconiana. A parte essere lo zerbino pingue della Merkel. A parte quel suo inglese fluente come il catrame. A parte quel suo lessico da fan ripetente dei Righeira. A parte quel suo sguardo sempre vispo e intelligente, a metà tra una trota e il Trota. A parte non avere minimamente inciso sulla ripartenza economica del Paese. A parte quella propensione appena accennata alla deriva dittatoriale. A parte avere permesso a Salvini di crescere indisturbato nei consensi. A parte scappare da ogni duello televisivo. A parte avere puntato su Paita, Moretti, Bracciali e altri droidi accattivanti elettoralmente quanto un fagiolo lesso sopra una meringa. A parte aver sottovalutato la grana Marino. A parte aver sottovalutato il bubbone De Luca. A parte riuscire a crollare nel gradimento nonostante una stampa quasi sempre azzerbinata.

Ecco: a parte tutto questo, e in realtà molto altro, Matteo Renzi non è che sia poi così male.