L’Italia ha il Garante per i detenuti. E le vittime?

Print Friendly, PDF & Email

L’Italia ha il Garante per i detenuti. E le vittime?

Ancora una volta lo Stato sembra aiutare chi ha commesso un reato non chi lo ha subito

di Barbara Benedettelli

Un paese che istituisce un Garante Nazionale per i Detenuti, per definirsi civile deve avere anche un Garante per i diritti delle Vittime. Oggi ci sono tutele per i rei e per chi è imputato in un processo. E’ giusto. E’ civile. Ma non lo è uno Stato che calpesta quotidianamente le vittime, la giustizia per chi se la vede rubare, la certezza che chi fa del male ai suoi simili paghi un prezzo equo e che lo Stato abbia riguardo verso chi il reato lo ha subito. 

Siamo al paradosso che l’Ordinamento penitenziario prevede sostengo per i familiari dei detenuti, quando i familiari di una vittima di omicidio, per esempio, sono perfino costretti ad andare soli all’obitorio a riconoscere il corpo martoriato dei loro cari; la vittima di un pedofilo è costretta a viverci accanto; la vittima della violenza domestica deve lasciare la sua casa perché il marito violento viene messo ai domiciliari. Nei tribunali capita che una madre sia cacciata in malo modo dall’Aula, senza alcun rispetto per la sua condizione, non voluta, non cercata, ma subita a volte proprio a causa di uno Stato che preferisce liberare i delinquenti che rieducarli per davvero. 

Possiamo definirci un Paese civile? No. Non siamo neanche un Paese normale. Lo saremo quando le vittime avranno almeno le stesse garanzie dei colpevoli. Le stesse tutele, gli stessi diritti di assistenza per provare almeno a ricominciare un percorso che altri hanno modificato. 

L’articolo 3 della Costituzione afferma che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”, purtroppo non c’è questa uguaglianza tra i due attori del reato. E prosegue affermando che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. A molti di loro però è stata negata la libertà di esistere in serenità e in salute, a molti altri di vivere. Ma per loro non sono previste tutele, né garanti. 

Lo Stato deve mettere in atto programmi di sostegno e di aiuto, senza per altro dividere le vittime in categorie di serie A o di serie Z. Non abbiamo ancora un Fondo Nazionale per le Vittime dei reati violenti, qualunque ne sia la matrice. Il risultato è che ci sono persone che oltre ad avere perso un proprio caro, oltre ad avere subito la violenza, devono anche scontrarsi con spese elevatissime che non possono sostenere: processuali, mediche, funerarie. Molti perdono il lavoro, ma per loro non ci sono uffici di collocamento speciali o accordi che invece ci sono per i rei. Davvero volgiamo chiamarla giustizia? 

Quando ci sarà un Garante per le Vittime, quando anche loro saranno inserite a pieno titolo in una Costituzione che ha parole solo per rei e imputati, eppure è definita la più bella del mondo, allora forse saremo almeno un Paese normale. Un Paese civile.

fonte: Panorama.it