Calabria ribelle: lettera aperta al Ministro per la coesione territoriale

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Calabria ribelle: lettera aperta al Ministro per la coesione territoriale

Egregio prof. Carlo Trigilia, so bene quanto lei tenga ai temi del Mezzogiorno: la sua origine, il suo curriculum e i titoli stessi della sue principali pubblicazioni lo dicono chiaro. Potrà sembrarle allora presuntuoso da parte mia consigliare a lei – e magari a qualche suo collega di governo – la lettura di un libro […]

Egregio prof. Carlo Trigilia,
so bene quanto lei tenga ai temi del Mezzogiorno: la sua origine, il suo curriculum e i titoli stessi della sue principali pubblicazioni lo dicono chiaro. Potrà sembrarle allora presuntuoso da parte mia consigliare a lei – e magari a qualche suo collega di governo – la lettura di un libro che non tratta nello specifico di economia, ma semplicemente di vita. O meglio, di sette vite, quelle di tre donne e quattro uomini che vivono da anni la loro quotidianità lottando contro la ‘ndrangheta. Il libro – un bel libro – in cui le giuste domande sono precedute da descrizioni di struggenti paesaggi, è “Calabria ribelle  – storie di ordinaria resistenza” e racchiude interviste a 7 cittadini che invece di raccontare dei loro successi imprenditoriali o delle gioie di genitori, si trovano invece a strapparsi le carni (mi scusi l’espressione colorita, ma se lei ha mai parlato con chi è vittima della mafia sa che è difficile dirla in un’altra maniera) raccontando di lutti e fallimenti e di lotta per la sopravvivenza.

In questo libro scoprirà allora – qualora lo avesse dimenticato – il perché la  Calabria (e qui si parla in particolare di Locride e Piana di Gioia Tauro) è da sempre sinonimo di disoccupazione e sottosviluppo, nonostante le enormi potenzialità. Ma quello che più la sorprenderà in questa lettura è che i sette intervistati concordano nell’individuare due identiche cause di questa situazione: la mancata reazione da parte della popolazione calabra (salvo eccezioni) e, udite udite, l’assenza dello Stato (salvo eccezioni). “Lo Stato, in terra di Calabria, non esiste. Si manifesta solo in termini di repressione… Manca colpevolmente come presidio sociale. L’azione preventiva, educativa, formativa è carente. Le strategie a favore dello sviluppo economico e culturale del territorio sono pressoché assenti. Le politiche occupazionali inesistenti. Il deficit strutturale e infrastrutturale abnorme” (Don Pino Demasi, pag, 161).
Le scrivo questo per ricordarle che lo sviluppo economico e la coesione territoriale non possono essere una questione meramente finanziaria. Non si tratta di portare al Sud vagonate di euro, investimenti a pioggia, ma si tratta invece di portarvi lo Stato e la straordinaria normalità di uno stato di diritto: scuole moderne e ospedali efficienti, treno ad alta velocità (o almeno a una qualche velocità!), presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, trasparenza della pubblica amministrazione, giustizia rapida, epurazione di ogni puzzo di mafia dalla cosa pubblica e dal sistema bancario. La Calabria, come tutto il Meridione, non ha bisogno dell’elemosina. L’elemosina umilia l’uomo e favorisce i ladri e i furbi. L’aiuto esterno, incondizionato, è nemico dello sviluppo. Perché a svilupparci ci possiamo pensare da soli, perché siamo gente con le mani sporche di terra e di sale da millenni; e l’unica cosa che ci serve, l’unica che conta, è non sentirci cittadini di serie B. Vivere la normalità. E nella normalità la gente, quella che oggi non trova la forza di ribellarsi, troverà il modo di alzare la testa e respirare.
Le storie di Gianluca Congiusta e Cecè Grasso, imprenditori uccisi per aver rifiutato il pizzo, di Lollò Cartisano, fotografo rapito e mai tornato a casa, di Gaetano Saffioti, imprenditore sotto scorta, di Michele Luccisano che si è ribellato all’usura, e persino di Massimiliano Carbone, ucciso solo perchè avrebbe amato la donna sbagliata, dimostrano che la Locride, la Calabria e il Sud sono ancora lontani dal respirare quell’aria di liberà e giustizia sociale necessari allo sviluppo economico equo, sostenibile, durevole. Se ne ricordi, signor Ministro, mentre disegna a tavolino gli interventi del suo governo. O meglio, mi permetta di darle un consiglio: prima di firmare un qualsiasi atto, si ricordi di quando era studente o giovane ricercatore. Acquisti questo libro, lo legga mentre scende in treno verso la Locride, e lì incontri chi ha rilasciato queste interviste e infine rifletta, magari gustandosi una granita al gelso nella piazza della cattedrale di Gerace (ingresso: ben 2 euro – il valore della cultura al Sud). Sono certo che così facendo le sue firme saranno quelle giuste per il Mezzogiorno e per il Paese. Buon lavoro.

cordialmente
Alberto Corbino

Giuseppe Trimarchi  ”Calabria ribelle – storie di ordinaria resistenza” – Città del Sole edizioni, RC, 2012. Euro 15.