Ndrangheta, arrestato Peppe Iaria, ex sindaco di Melito Porto Salvo

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Ndrangheta, arrestato Peppe Iaria, ex sindaco di Melito Porto Salvo

Una cittadina di 15000 abitanti in mano alla Ndrangheta. E’ la storia giudiziaria di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria.

Ndrangheta, arrestato Peppe Iaria, ex sindaco di Melito Porto Salvo

Avere gli ultimi sindaci demoraticamente eletti chiusi in gattabuia non è un record di cui andare fieri; ma è quello che tocca a Melito di Porto Salvo, cittadina del basso Jonio reggino governata dalla Ndrangheta da almeno trent’anni.

Questa è la storia della cittadina scritta dalle indagini giusiziarie: l’ultima quella che ha portato all’arresto di Giuseppe Iaria , il quale è stato tre volte sindaco di Melito Porto Salvo ed è rimasto in carica fino al 2012, quando gli successe Gesualdo Costantino anche lui finito in carcere nel Febbraio 2013. L’accusa è sempre la stessa: quella di essersi messi a disposizione del clan Iamonte, il quale tramite loro, controllava tutto quello che si muovesse a Melito, in particolare nel settore degli appalti pubblici, i quali venivano affidati ad aziende intestate a soggetti legati al clan Iamonte, il quale era il vero “dominus” di esse, tutte finite sotto sequestro. Inoltre è emerso che alcuni lavori manutentivi anziché essere eseguiti ricorrendo al personale già in forza all’ente comunale (impiegabile poiché le opere richieste non necessitavano di alcuna competenza specifica), fossero affidati alla ditta di un altro affiliato alla cosca Iamonte, su insistenza del sindaco Iaria.

Per la Procura, Iaria storico amministratore di Melito, è un uomo a disposizione della cosca Iamonte.  

“Melito Porto Salvo è stato sciolto per ben tre volte, a dimostrazione che la ‘ndrangheta condiziona anche il voto e condizionare il voto significa condizionare l’attività dell’amministrazione che da esso deriverà” ha detto il procuratore capo Federico Cafiero de Raho a commento dell’operazione odierna.  “Le indagini consentono di individuare sovvertimenti della nostra democrazia, ma se ci sono tre scioglimenti del Comune, che non risolvono il problema dell’infiltrazione dei clan in quella realtà, bisognerebbe iniziare a pensare soluzioni diverse da un mero commissariamento“. Un nodo cruciale in terra di Calabria, dove l’aumento di autonomia delle istituzioni locali voluto dalla riforma Bassanini ha  coinciso con un decisivo aumento delle possibilità di contaminazione delle istituzioni stesse. Ed è per questo sottolinea Cafiero de Raho “che oggi si impone a  livello legislativo una riflessione su forme di controllo ulteriori. Oggi sul Comune e sulla sua attività non c’è alcuna forma di controllo, se non quella del Tar in sede di legittimità insufficiente a stroncare prontamente il condizionamento della ndrangheta sulle istituzioni locali”.