San Giovanni in Fiore-Forum sulle tragedie di ‘ndrangheta

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San Giovanni in Fiore-Al Liceo Artistico Forum sulle tragedie di ‘ndrangheta


Organizzato dall’Amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore, sabato 27 aprile, alle ore 11.00, nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. – Liceo artistico di San Giovanni in Fiore, si è tenuto il terzo appuntamento del progetto “Scuola e futuro”.

L’incontro ha visto al centro dell’attenzione il libro di Giuseppe Trimarchi, Calabria ribelle. Storie di ordinaria resistenza, pubblicato da Città del Sole (2012). Un testo importante – come si contempla nell’introduzione di Tonino Perna – “che scompagina i luoghi comuni sui calabresi, che emoziona e coinvolge come pochi altri lavori che hanno affrontato il fenomeno della ‘ndrangheta…In questo lavoro sono le vittime (imprenditori, donne, un prete) che raccontano le loro tragedie personali, il modo in cui sono arrivati a ribellarsi. Pagine intrise di dolore e sofferenza, il segno tangibile che c’è chi non si piega più e cerca giustizia per sé e per gli altri”. Di fronte a un’aula assai appassionata di studenti, docenti e cittadini comuni, dopo i saluti del Dirigente scolastico, Prof. Tiano, che ha parlato dell’apertura della sua scuola verso i nuovi fermenti culturali che si muovono nel territorio florense, l’autore, il giovane Giuseppe Trimarchi, ha presentato la fotografia del libro, la scelta di far ricadere l’attenzione su sette testimonianze forti, perché soltanto facendo parlare e portando direttamente l’esempio delle vittime della fenomenologia ‘ndranghetistico-mafiosa si può addivenire al risultato di scuotere con forza le coscienze della gente sempre più distratta.

Molto forte e toccante la testimonianza di Mario Congiusta, il padre di Gianluca, giovane assassinato nel 2005 per aver detto no al pizzo e all’arroganza becera dell’estorsione. “Non serve – ha detto, con coraggio e grande dignità – la commiserazione e la solita pacca sulle spalle. Serve tanto lavoro quotidiano e reazioni forti, senza paura. Mai. Gianluca è stato portato via dalla prepotenza becera, dall’abiezione umana. E lo Stato, con il terremoto che investe da anni il mondo della giustizia, non è che ne abbia preso atto subito. In Italia – ha rimarcato – l’ergastolo esiste soltanto sulla carta, perché di fatto, con indulti e indultini, gli anni che sconta chi commette crimini gravissimi sono residuali, pochissimi. Invito l’Amministrazione comunale a ricordarlo nel modo migliore possibile, Gianluca o qualche altra vittima. E’ il modo giusto per non dimenticare e lottare”.

Conciso e significativo anche il contributo dell’imprenditore Michele Luccisano, che ha fatto emergere certe contraddizioni della Calabria. “Sono un imprenditore agricolo – ha detto – e per alcuni progetti ho dovuto fare ricorso al know how di altre università, pur essendoci le nostre sul territorio”. Poi tutta una rassegna, la sua, di cosa significhi il terrore di sentire il fiato sul collo del racket, ogni giorno, che tuttavia, anziché invitare ad abbassare le saracinesche, come avviene in molte circostanze simili, provoca un forte senso di reazione. “E’ stata dura. È tutt’ora dura. Non mi sono piegato né intendo farlo. Porto avanti la mia battaglia con onestà e coraggio, sperando che le forze intorno a un percorso fatto di no al pizzo e al marciume umano che c’è dietro si intensifichi. Questa è la ragione che mi spinge ad andare avanti”.

A moderare l’incontro, che ha voluto aprire con la preghiera di Douglas Mac Arthur, epigrafe del sito www.gianlucacongiusta.org , è stato l’Assessore alla Cultura, Giovanni Iaquinta, che nell’introduzione ha illustrato il senso della giornata: “È la tappa più importante del progetto “Scuola e futuro”, quella che stiamo vivendo. Una tappa che non può non lasciare il segno. Considero il libro di Giuseppe Trimarchi preziosissimo, perché costruito con intelligenza, lasciando spazio direttamente a chi, in un senso o nell’altro, ha guardato dritta negli occhi la ‘ndrangheta. Poi ringrazio i presenti, soprattutto per il lavoro straordinario di testimonianza che stanno facendo, perché la nostra terra – ha detto appassionato Giovanni Iaquinta – non necessità più di maestri, ma di testimonianze forti, per ricordare, proprio nell’anno della fede, Paolo VI. Voglio rendere omaggio a chi sta investendo tutto nell’azione antimafia, come i presenti, e come qualche giornalista della nostra città, come Emiliano Morrone. Io sono convinto che anche a San Giovanni in Fiore bisogna tenere alta la guardia, perché la natura della nostra comunità, pur mantenendo un substrato sano, mostra qualche cambiamento. Non è un caso che negli ultimi anni alcuni episodi siano accaduti. Chiudere gli occhi o illudersi sulla eterna sangiovannesità non serve a nessuno, mentre stare attenti e con vigilanza alta significa respingere agli inizi eventuali fermenti legati a quanto ci stanno raccontando, stamane, gli ospiti. Non bisogna vergognarsi di dirlo. Noi consideriamo il passaggio odierno una tappa, alla quale, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, daremo continuità. Voglio dirlo a tutti che sto lavorando a una bella iniziativa legata a Gianluca Congiusta, in particolare, che possiamo considerare, con il rispetto dovuto a tutti, il catalizzatore emblematico di ogni ragionamento, in Calabria e non solo, rivolto all’azione contro chi, con l’uso della violenza e delle armi, ha costruito negli anni lo stereotipo peggiore di una terra che è soprattutto altro e vorrebbe scrivere una pagina nuova. Noi, il sacrificio di Gianluca, soprattutto ora che la sentenza di condanna verso gli assassini è diventata definitiva, non permetteremo che si dimentichi. E lo faremo nel modo più intelligente, come ci sta suggerendo il padre, oggi. Un uomo intelligente, commovente, dotato di una forza interiore molto rara”. Bella e toccante la fine dell’incontro, con la lettura della lettera della sorella di Gianluca, Roberta, che l’Assessore Iaquinta ha consegnato nelle mani di una giovane studentessa, scelta non casuale, questa del coinvolgimento di una giovane, come a dire che è determinante l’universo e la forza rappresentata dai giovani. Una lettera piena di sofferenza e rabbia, scritta un anno dopo l’omicidio, che Trimarchi ha inserito integralmente nel bel libro.