Intercettazione di ‘ndrangheta: “Spariamo in bocca a Tizian”

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Intercettazione di ‘ndrangheta:
“Spariamo in bocca a Tizian”

La minaccia al giornalista contenuta in una telefonata registrata nell’ambito dell’inchiesta sulle slot machine in Emilia Romagna, che oggi ha portato 29 arresti in tutta Italia ed al sequestro di beni per quasi cento milioni di euro. Solidarietà al cronista da Vendola, Bersani e Di Pietro

“Spariamo in bocca a Tizian”. La minaccia di morte nei confronti di Giovanni Tizian, giornalista della Gazzetta di Modena e collaboratore di Repubblica e l’Espresso, è emersa da un’intercettazione realizzata nell’ambito dell’inchiesta Slot machine contro la ‘ndrangheta. L’operazione, condotta dalla guardia finanza di Bologna, ha svelato un giro di video slot machine truccate e di gioco online (diffuso su territorio italiano ed estero) gestito da appartenenti alla criminalità organizzata.

A dirigere l’attività illecita era, dalla provincia di Ravenna, un elemento di spicco della ‘ndrangheta. Le fiamme gialle dall’alba hanno iniziato a eseguire in tutta Italia 29 ordinanze di custodia cautelare (l’accusa è associazione a delinquere) mettendo sotto sequestro beni per oltre 90 milioni di euro.

Il nome di Tizian è emerso dalla telefonata fra il presunto capo della banda, Nicola Femia e l’imprenditore Guido Torello; il primo si lamenta degli articoli che Tizian aveva cominciato a scrivere sulla “Gazzetta di Modena” evidenziando i legami di Femia con la criminalità organizzata calabrese. “O la smette o gli sparo in bocca”, dice Torello. Da quella chiamata, gli inquirenti decidono di mettere sotto tutela il giornalista.

Solidarietà e vicinanza a Tizian sono state espresse da Nichi Vendola: “#Iomichiamogiovannitizian
Antimafianon è propaganda ma impegno quotidiano per

affermare legalità, diritti, trasparenza”, scrive su twitter il presidente di Sinistra ecologia libertà.

Anche Antonio Di Pietro esprime solidarietà al giornalista su twitter: “#Siamotuttitizian. Solidarietà al giornalista minacciato di morte per un articolo sulla ‘ndrangheta. #Rivcivile difende chi cerca la verita'”, scrive il presidente dell’Idv.

“Le minacce a Giovanni Tizian confermano che la criminalità organizzata rappresenta un pericolo non più circoscritto ad alcune zone del paese e che la lotta per sconfiggerla deve essere il primo obiettivo in tema di legalità che le forze politiche devono avere in agenda. A Giovanni Tizian va la solidarietà mia e del partito democratico, e l’impegno a continuare senza sosta questa battaglia”, commenta Pier Luigi Bersani, segretario del Pd.

“Finalmente possiamo tirare un primo sospiro di sollievo: finiscono in cella gli uomini, imprenditori e ‘ndranghetisti, che avevano intenzione di uccidere Giovanni Tizian, giornalista e militante dell’associazione antimafie daSud, e che lo costringono a vivere sotto tutela. E’ primo passo importante, vogliamo augurarci che lo Stato compia tutti gli altri necessari per Giovanni Tizian per tutti quelli che da Nord a Sud sono impegnati contro le mafie e compiono onestamente il proprio lavoro”, commenta l’associazione contro le mafie Da Sud. Che oggi rilancia la sua campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian”: sul sito di dasud. it o sul sito www. iomichiamogiovannitizian.org. Per dire che la solidarietà se è vera deve essere accompagna da pratiche e comportamenti.

“Le mafie temono l’informazione, la cultura, le parole. Noi non smetteremo di raccontare i traffici e i business dei clan in tutta Italia, e saremo promotori in Parlamento di buone e concrete pratiche: l’antimafia oggi è una priorità per costruire un Paese che faccia della trasparenza, della giustizia sociale e dei diritti i suoi temi portanti” dichiara Celeste Costantino, candidata alla Camera con Sel nelle circoscrizioni Piemonte 1 e Liguria, portavoce di daSud.

L’intercettazione: ”Spariamo in bocca al giornalista”

Spunta anche il nome di Giovanni Tizian nelle intercettazioni che hanno portato all’arresto di 29 persone per un giro illecito legato alle slot machine. In una telefonata fra il capo della banda, Nicola Femia (boss della ‘ndrangheta), e il faccendiere Guido Torello, il primo si lamenta degli articoli che Tizian, collaboratore di Repubblica, aveva cominciato a scrivere sulla “Gazzetta di Modena” evidenziando i legami di Femia con la criminalita’ organizzata calabrese. “O la smette o gli sparo in bocca”, dice Torello. Ovviamente la cosa mette immediatamente in allarme gli inquirenti che decidono di mettere sotto tutela il giornalista. Ma allo stato attuale non sono emersi riscontri su un concreto intervento di Torello