“Così nei campi di Libera impariamo a combattere la mafia”

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L VIAGGIO

“Così nei campi di Libera
impariamo a combattere la mafia”

I diari degli studenti che hanno trascorso l’estate nei terreni confiscati ai clan: “Coltiviamo la democrazia dove prima cresceva solo la criminalità”

di MARA CHIARELLI

Nelle stanze di “villa Screti”, a Torchiarolo, la puzza di fumo, testimone di nottate d’incontri, soldi sporchi e progetti illeciti, non si sente più. Tra sacchi a pelo e lenzuola di bucato, c’è l’odore dei pomodori appena raccolti, che resta appiccicato addosso. Se lo portano dietro quando vanno via, al termine dei dieci giorni di volontariato nei campi antimafia di Libera Terra, organizzati con Arci, Cgil e Spi (i pensionati della Cgil).

Si chiamano Jessica, Martina, Bruno, Edoardo, Manuel, Eleonora, Irene, Ernesto. Sono giovani, di tutte le età, arrivano soprattutto dal nord Italia e la scorsa estate hanno scelto una vacanza diversa, sotto il sole ruvido della Puglia, con base nella villa confiscata ad Antonio Screti, ex cassiere della Sacra corona unita. Sono ligi al programma quotidiano, che prevede almeno tre ore di lavoro, e poi pomeriggi di formazione sul fenomeno delle mafie grazie a testimonianze dirette. La sera, stanchi e arrossati, si mescolano agli abitanti di Torchiarolo, per la sagra delle lumache o una cena a base di “rustici”. Del loro lavoro nei campi, dell’impegno attivo nell’antimafia sociale, hanno lasciato testimonianza nei diari dei campi.

“Oggi, 2 agosto, è stato il primo vero giorno di campo; ieri c’è stata la conoscenza con tutti i componenti del gruppo provenienti da varie regioni d’Italia  –  scrivono Martina e Jessica  –  Dettate le norme di convivenza e logistica la nostra giornata ha avuto inizio! Sveglia alle ore 5, un’ora di tempo per prepararsi,

fare colazione, munirsi di cappello, borracce e guanti agricoli. Il programma delineato per oggi prevedeva lavoro nelle vigne. Ognuno di noi era addetto a sistemare le ramificazioni che fuoriuscivano dai binari dei filari, è un lavoro poco faticoso ma da svolgere accuratamente. Il lavoro nel campo è durato tre ore e mezzo, verso le 10 il sole era caldo e la “pesantezza” si faceva sentire”. È sera: cena e gioco a squadre su temi inerenti la mafia. Poi a letto presto che domani c’è sveglia alle 5.

“Mentre un manipolo di ragazzi rendeva più ospitale la nostra dimora abituale  –  raccontano Bruno ed Edoardo il 3 agosto  –  il grosso di noi si è cimentato nella gestione del grano nel granaio, lanciandosi in operazioni di insacchettamento e trasporto del cereale. Dalle 14: 30 a 16: 30: stato comatoso dell’intera colonia”. Nel pomeriggio, tre ore con don Raffaele Bruno, cappellano del carcere leccese, su mafia e antimafia.

Manuel ed Eleonora firmano il diario del 4 agosto. “Solita sveglia alle 5, colazione e poi via nelle vigne a strappare erbacce, ma non è finita qui, perché appena tornati ci attendeva Enzo con un camion carico di ceci da stendere per farli asciugare al sole, i prossimi giorni dovremo girarli più volte affinché si asciughino in modo omogeneo”.

Lo faranno senza arrendersi: “Stamattina ci siamo nuovamente dedicati ad aggiustare i tralci del vigneto, oramai nostra seconda vera casa qui a S. Pietro  –  scrivono Irene ed Eernesto  –  ma tra un tralcio ed una chiacchiera il tempo vola presto e, ohibò, è già tempo di girare i ceci. Spesso in ombra, ma i compagni di Rimini ci sono e lavorano, eccome se lavorano! Già dalle prime luci del mattino sono a tagliare ed affettare carni, verdure ed ogni cosa brutta ma buona. Grande scoperta della giornata: dal cellulare di Jessica si sono levate le note di Endless Summer, ormai inno ufficiale del campo”.

Ma l’estate dell’antimafia non è solo nei campi, è anche nei laboratori, come quello svoltosi dal 23 luglio al 1 agosto nel borgo antico di Bari, in piazza San Pietro, nella storica roccaforte dei Capriati: “Si è piantato un seme che darà frutti bellissimi”, scrive Eleonora. “Un’esperienza emozionante”, Lidia. Per Vito è stata “Un’esperienza bellissima, che ha lasciato un segno indelebile”, mentre Valentina promette: “Il mio impegno con l’antimafia è iniziato grazie a voi”. Organizzato da Arci e Libera Bari in collaborazione con Comune di Bari, Cgil e Spi Bari, le associazioni La Rotonda, Nero e Non solo, Open source, Kreattiva e Cama-lila, si è dipanato fra incontri, proiezioni e concerti. “I campi e i laboratori antimafia si legano in modo indissolubile ai terreni confiscati alla criminalità organizzata  –  spiega il presidente di Libera Puglia, Alessandro Cobianchi  –  e sono la naturale conseguenza della filosofia della confisca: restituire i beni alla comunità, renderli vivi, animarli con azioni di democrazia”.