‘Ndrangheta, Antonio Pelle evade dall’ospedale di Locri

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‘Ndrangheta, Antonio Pelle evade dall’ospedale di Locri

Era stato scarcerato ad aprile per motivi di salute. Tassone (udc): «episodio gravissimo non era sorvegliato»

Antonio Pelle (Emblema)
Antonio Pelle

REGGIO CALABRIA – Antonio Pelle, 49 anni, soprannominato «Vancheddu» o «la mamma» ritenuto uno degli esponenti di spicco della cosca omonima di San Luca, è evaso dall’ospedale di Locri. L’evasione è avvenuta nel pomeriggio di mercoledì Quando i medici si sono recati nella sua stanza si sono accorti che non c’era e che non era presente neanche in altri locali dell’ospedale. Pelle aveva ottenuto gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute nell’aprile scorso su decisione della Corte d’appello di Reggio Calabria. Cinque giorni fa, l’uomo ha avuto un malore ed è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale di Locri dove è stato ricoverato.

 

 

LA CONDANNA – Antonio Pelle era stato condannato in via definitiva a dieci anni per coltivazione di canapa indiana e in primo grado a 13 anni (al termine del processo con il rito abbreviato) per l’inchiesta Fehida, che ha riguardato gli scontri tra le famiglie Pelle-Vottari e Nirta-Strangio che sono culminati nella strage di Duisburg.

IL PROGETTO – Pelle aveva progettato da tempo la sua evasione dal carcere. A rivelarlo è stato il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri: «Durante il periodo di detenzione, grazie ad alcune intercettazioni ambientali, eravamo riusciti a capire che Pelle, forse con complicità all’interno del carcere, era riuscito ad avere dei medicinali dimagranti. Di questi farmaci, però – prosegue ancora il magistrato – aveva fatto uso spropositato tant’è che era stato necessario ricoverarlo all’ospedale romano «Pertini». Dalle intercettazioni ambientali era anche emerso che Antonio Pelle puntava a scendere velocemente sotto i cinquanta chilogrammi, «così mi mandano ai domiciliari», aveva dichiarato in alcuni colloqui registrati il boss, che rifiutava spesso il cibo. Ottenuti gli arresti domiciliari circa un anno f,a grazie al referto positivo di un gruppo di consulenti incaricati dalla Procura reggina, Antonio Pelle era rientrato nella sua abitazione di contrada Bosco di Bovalino. Cinque giorni fa, il boss si era sentito male ed era finito all’ospedale di Locri, mercoledì infine la fuga. Battute e perquisizioni a tappeto sono in corso in tutta la Locride per la ricerca di Pelle. I carabinieri stanno setacciando tutte le campagne della zona ed hanno compiuto perquisizioni in casa di familiari ed amici di Pelle alla ricerca dell’evaso. Al momento, però, di Pelle nessuna traccia. Pelle è stato condannato in primo grado con rito abbreviato a 13 anni di reclusione. Condannato per associazione mafiosa, Pelle è comunque ritenuto dagli investigatori «il capo di quello schieramento che ha portato all’omicidio di Maria Strangio nel Natale del 2007 e che ha suscitato la reazione delle cosche opposte culminata con la strage di Duisburg».

TASSONE (UDC) – Sulla vicenda è intervenuto con una nota il vicesegretario dell’Udc Mario Tassone, componente della commissione Antimafia. «L’evasione del boss Pelle dall’ospedale di Locri è un episodio gravissimo su cui va fatta immediata chiarezza. È inammissibile che per una leggerezza del genere si possa pregiudicare e mortificare lo straordinario lavoro compiuto in questi anni da magistrati e forze dell’ordine contro una delle faide più pericolose e sanguinarie del panorama criminale internazionale, come quella di San Luca. Chiediamo al governo di dare spiegazioni sull’accaduto al Parlamento e al Paese».

Redazione Online