Diario dal campo di Libera-Don Milani-1° giorno

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Diario dal campo di Libera-Don Milani-1° giorno

pubblicata da Giovanna Arcolaci il giorno martedì 19 luglio 2011 alle ore 23.09

Giovanna Arcolaci

19.7.2011 1 giorno

Oggi sono iniziate le attività del campo di Libera, studio e lavoro sui beni confiscati alle mafie.

 

Proverò la sera a farvi un resoconto, nonostante la stanchezza fisica e mentale… sicuramente andrà rivisto e corretto, ma ho bisogno di “fissare” quello che succede finchè sono qui, aldilà della grammatica e della correttezza dei nomi e delle date. Abbiate pazienza. 😉

1-      CONFERENZA STAMPA IN CONSIGLIO COMUNALE A GIOIOSA JONICA

Ci fanno sedere sui banchi dei consiglieri, intorno al Sindaco, una bella immagine… un’amministrazione che non viene lasciata sola nella lotta contro la ‘ndrangheta.

I beni confiscati nel territorio di Gioiosa, ad oggi sono stati assegnati quasi tutti.

Per troppo tempo sono rimasti inutilizzati, rimanendo nel potere delle associazioni criminali, beni sottratti alla società, costruiti con proventi illeciti.

Il messaggio che si vuole dare è che nel momento in cui un bene confiscato alla mafia viene riassegnato, lì un pezzo di mafia muore e non torna mai più. Si semina invece una speranza per la società civile ed onesta.

Il Sindaco ci ha parlato di quanto sia importante affrontare il problema della mafia costruendo percorsi di solidarietà, in cui nessuno viene lasciato solo, ed in cui si danno esempi di associazionismo positivo da contrapporre a quello negativo delle ‘ndrine.

2-      IL SINDACO DI MONASTERACE, LANZETTA, VITTIMA DI UN ATTENTATO DELLA ‘NDRANGHETA

A tal proposito ci spiegano che in questo campo incontreremo i parenti delle vittime della ‘ndrangheta, e che domani saremo a Monasterace a sostenere il Sindaco Lanzetta, che ha subito poche settimane fa un attentato da parte della ‘ndrangheta.

Le hanno bruciato la farmacia, in piena notte,  al piano sopra, dove vive,  lei dormiva con i suoi familiari.

Noi andremo lì domani, per esserle vicino, e per ridipingere la sua farmacia.

Faremo tornare bianchi i muri anneriti dalla mafia. Sarà sicuramente emozionante.

3-      ROCCO GATTO, VITTIMA DI MAFIA

Dopo la conferenza stampa ci siamo spostati poco più sotto, in una piazza in cui c’è un murales ed una targa in memoria di Rocco Gatto.

Rocco Gatto era un mugnaio di Gioiosa Jonica, militante del Partito Comunista, ucciso dalla mafia il 12-3-1977.

Lo hanno ucciso perché era un esempio di resistenza ed opposizione alla ‘ndrangheta.

Si rifiutava di pagare il pizzo, subì molte minacce ed intimidazioni, “chiamate” vengono definite qui.

La storia è una di quelle da ricordare, per diversi motivi.

Pochi mesi prima dell’uccisione di Rocco Gatto a Gioiosa ci fu il “raid del mercato”.

Morì un importante boss, i mafiosi delle ‘ndrine locali imposero una serrata ai commercianti del mercato domenicale e bloccarono le strade del paese per impedire l’accesso agli ambulanti provenienti da fuori. In segno di lutto e di rispetto per il boss ucciso.

Il rispetto non è una cosa che si guadagnano loro, lo impongono con la forza e con la paura… questi “uomini d’onore” ,  che di onorevole non hanno nemmeno l’ombra.

Rocco Gatto quel giorno non solo si oppose ai mafiosi, ma chiamò anche il Capitano dei Carabinieri di Roccella denunciando quanto stava accadendo. Pochi mesi dopo venne freddato con dei colpi di fucile.

Storie già sentite queste, fin troppo comuni in terra di ‘ndrangheta.

Dopo la morte di Rocco Gatto però a Gioiosa ci fu una grande mobilitazione, un anno dopo venne dipinto il murales in piazza in sua memoria, per la targa col suo nome ci vollero invece 30 anni di lotta.

Fatto da ricordare è che per la prima volta in Italia il Comune di Gioiosa, sotto la guida del Sindaco Francesco Modafferi, si costituì parte civile nel processo per l’uccisione di Rocco Gatto.

Nessuno ha pagato per la morte di Gatto, ci sono state condanne solo per l’episodio del “raid del mercato”.

In quella piazza ci sono stata un sacco di volte, ho probabilmente anche visto il murales senza conoscerne il significato, alla festa di santo Rocco lì si balla la tarantella e si mangiano le frittole… nessuno però mi ha mai parlato della storia di Rocco Gatto fino ad oggi, sulla targa col suo nome del resto si sono “dimenticati” di scrivere che è una vittima di mafia.

Nel 1981 il presidente Pertini consegnò al padre di Rocco Gatto la medaglia d’oro al valore.

Nel 2008 il murales, ormai sbiadito, è stato ridipinto grazie all’impegno di Libera e di un comitato cittadino costituitosi apposta.

Certe storie sarebbe bene conoscerle e ricordarle…

4-      L’ASSOCIAZIONE DON MILANI, LA SCUOLA ETICA E LIBERA DI EDUCAZIONE ALLO SPORT, E LA CULTURA DELLA LEGALITA’

La giornata prevedeva anche una sosta al centro sportivo Don Milani, per la presentazione dell’associazione e delle sue attività.

Progetto innovativo avviato dall’associazione è la “scuola etica e libera di educazione allo sport”, una scuola calcio, che affianca all’attività sportiva un progetto educativo interessantissimo.

Alle attività sportive si affiancano momenti di lezione teorica in aula in cui, con l’aiuto di una psicologa dello sport, educatrici ed assistenza sociale, si cerca di fare con i ragazzi un percorso di riflessione e conoscenza sul fenomeno della criminalità organizzata e sulla cultura della legalità.

Si coglie lo spunto dello sport per insegnare il rispetto delle regole, dell’avversario, per arrivare a parlare del fenomeno mafioso che i ragazzi dimostrano di conoscere fin troppo bene, conoscono benissimo i reati, ci spiega una delle educatrici, ma non sanno legarli alle conseguenze che questi hanno sul territorio in cui loro stessi vivono.

Questi ragazzi di 10 anni insomma si ritrovano a discutere di cose come le ecomafie….

Ad oggi l’associazione Don Milani conta 40 iscritti, tanti per un comune come questo e per la caratteristiche che il progetto stesso ha.

Dall’anno prossimo verrà stipulato un accordo con l’U.S. GIOIOSA  per cui l’associazione avrà il compito di gestire anche le squadre dei più piccoli, applicando il metodo educativo sopra descritto… è importante in territori come questi seminare la cultura della legalità fin da subito.

5-      GIORNALISMO E ‘NDRANGHETA

Abbiamo poi avuto l’occasione di parlare con Maurizio Zavaglia, giornalista del “quotidiano della calabria”, è venuto per chiederci le motivazioni che ci hanno spinto a partecipare al campo di Libera, ne approfittiamo per chiedergli cosa voglia dire svolgere il lavoro di giornalista qui, nella Locride.

Ci racconta che non è facile, che si ricevono continuamente minacce ed intimidazioni, ma ci dice anche che l’importante è mantenere la schiena dritta, sempre.

Se capiscono che possono farti paura è finita.

Ci racconta che il capo redazione della sede di Siderno, Michele Iserna, ha ricevuto una pallottola a cui avevano incollato il suo nome e cognome, ritagliando la sua firma da un articolo che ha firmato sul suo giornale.

Anche Fernando Piccolo, che scrive per la redazione di Bovalino e si occupa di territori come San Luca, ha ricevuto molte intimidazioni.

Fare il giornalista qui e scrivere di ‘ndrangheta vuol dire parlare di cose molto concrete, ci dice Zavaglia, quando scrivi di ‘ndrangheta ti riferisci a persone che conosci e che incontri ogni giorno nella piazza del Paese.

Altro aspetto del raccontare la ‘ndrangheta qui è il trovarsi a che fare con quella “zona grigia”, che sono la maggior parte delle persone ci spiega, che è fatta da persone che ti dicono che non gradiscono, o che non gli piace l’articolo che hai scritto.

Gli ho chiesto quali possano essere secondo lui i motivi di questo atteggiamento… connivenza, cultura mafiosa, negazionismo. “c’è un po’ tutto di quello che mi hai detto” la sua risposta.

E mi ha promesso che è un tema che approfondiremo, un sollievo per me che in questi giorni mi trovo ad avere a che fare con questo atteggiamento, per me incomprensibile.

Credo che sulla questione della mafia non si possa rispettare un idea diversa da quella che la condanna, sempre e comunque… però vorrei provare a capire questa zona grigia, vorrei capire dove si il limite tra connivenza e cultura dell’omertà…

6-      MARIO CONGIUSTA- PADRE DI UNA VITTIMA DI MAFIA

In tutti questi momenti ci ha accompagnato Mario Congiusta, padre di Gianluca, ucciso dalla mafia perché si è ribellato ad un tentativo i estorsione.

Ci racconta la sua battaglia,lunga e durissima,di quanto sia stato duro l’essere lasciato solo, l’aiuto che ha ricevuto dai media… il Sindaco di Siderno ai tempi si rifiutò di costituirsi parte civile, il Quotidiano della Calabria per tre settimane ha denunciato ogni giorno l’amministrazione di Siderno definendola “mafiosa”.

Mario Congiusta è riuscito ad avere un processo per la morte di suo figlio, ci dice però che qui è quasi un miracolo, che non ci sono gli strumenti per fare giustizia… ci sono solo 6 magistrati che devono occuparsi di tutti i processi di quest’area… affronteremo anche questo discorso nei prossimi giorni.

7-      IL MOMENTO DEL LAVORO e le mie riflessioni.

Nel pomeriggio ci siamo dedicati invece all’attività di lavoro, abbiamo sistemato il giardino dell’associazione Don Milani, armati di picconi, rastrelli, pale, scope, carriole… è stata dura, ma ne avevo bisogno.

Mentre lavoravo, mi sono venute in mente le parole di Nicola Gratteri, che ha detto una volta che quando lui è a casa gli piace “mettere le mani nella terra”.

C’è bisogno di restare con i piedi per terra quando si vive come lui avendo a che fare con la lotta alla mafia. C’è la necessità di legarsi ai piccoli gesti quotidiani per non perdere il senso della realtà.

Credo sia fin troppo facile occupandosi di lotta alla mafia sentirsi sopraffatti o lasciarsi prendere dal “delirio di onnipotenza” e dimenticarsi il significato concreto che questo può avere nella nostra vita di ogni giorno…

Ingroia poche settimane fa ci ha ricordato che questa Paese non ha bisogno di eroi, Borsellino stesso diceva che la sua non era una missione ma un lavoro, che svolgeva seriamente e duramente, al servizio dello Stato.

Bisogna “rimanere umani” parlando di antimafia, nessuno di noi da solo può cambiare le cose, dobbiamo lavorare tutti insieme, ogni giorno, nelle piccole cose quotidiane affinchè le cose cambino.

Il giardino ora è uno splendore, e la mente ha fatto ordine…

Domani ci attende a Monasterace il sindaco Lanzetta, vernice e pennelli, piccole cose concrete, con un significato grande.

Foto di gruppo