
Ius sanguinis

Una marcia per ricordare il giovane Francesco ucciso lo scorso 5 dicembre
29/12/2009 Saranno i ragazzi di Rizziconi, con un lungo lenzuolo bianco con la scritta «05.12.2009» ad aprire la tradizionale Marcia della Pace di Capodanno organizzata dall’associazione Il Samaritano, guidata da don Pino Demasi, e che giunge quest’anno alla sua 22^ edizione. A concluderla sarà invece un concerto di Nino Forestieri, anche lui di Rizziconi.
«Una scelta molto significativa degli organizzatori – è scritto in una nota – che hanno voluto con questo gesto dare voce ad una cittadina martoriata e ancora scossa dal barbaro assassinio del diciottenne Francesco Maria Inzitari (nella foto), avvenuto appunto, lo scorso 5 dicembre».
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e chi non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA – Stavano trasformando Gioia Tauro nella porta per l’Europa di tutte le merci contraffatte d’oriente.
Ai cinesi garantivano prezzi competitivi e controlli praticamente nulli. Alle ‘ndrine andavano guadagni favolosi. Quando arrivavano le navi sapevano come ungere i meccanismi della dogana.
Come far chiudere un occhio, o anche tutti e due, a funzionari “amici”. I boss della ‘ndrangheta avevano messo le mano sui moli di uno dei più grandi porti del Mediterraneo.
E facevano affari d’oro. Si occupavano di tutto. Attraverso la “Cargoservice srl” fornivano la loro “attività di rappresentanza doganale”.
Ai cinesi stava bene.
Da una parte infatti risparmiavano sulle tasse dichiarando merce di valore inferiore a quello reale. Dall’altra riempivano i container di capi d’abbigliamento contraffatti. Nike, Kappa, Puma, oppure Crocs. Passava tutto da Gioia. Bastava pagare. La tangente delle ‘ndrine si chiamava “assistenza”, una conveniente voce di bilancio.
Augura
BUON NATALE
Ai famigliari delle vittime innocenti della mafia.
A Tutti Coloro che soffrono.
Ai sacerdoti impegnati nella lotta alla mafia.
Alle Forze dell’Ordine che per noi rischiano la vita.
Ai Magistrati, in particolare a quelli schierati in prima linea nella lotta alla mafia
e che per noi si sono privati del bene più prezioso che un uomo possaavere: la Libertà.
A Don Luigi Ciotti il “Prete” che sa parlare al cuore della gente.
Ai Giovani che combattono la mafia.
Agli Italiani Onesti.
A Tutti Quelli che nel Mondo lottano per la Verità e la Giustizia.
Ed agli “altri”, ai corrotti,a coloro che seminano sangue, dolore, morte e violenza ,auguriamo di pentirsi e che a loro, siano d’aiuto gli “Auguri scomodi”di Don Tonino Bello.
SAN LUCA (RC) – Ci sono anche fabbricati abusivi e ville con bunker tra i beni sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Ros alle cosche di San Luca.
Sono 13 le persone colpite dal provvedimento del Tribunale reggino, che ha disposto il sequestro di beni per 200 milioni di euro.
A Giovanni Manglaviti (45 anni) sono stati sequestrati un fabricato abusivo ad Ardore, due terreni a Bovalino e quatto polizze vita.
A Sebastiano Pelle (31 anni) un immobile abusivo di tre piani a Bovalino.
A Leo Morabito (59 anni) un complesso immobiliare costituito da tre abitazioni ad Africo con un bunker, un fabbricato abusivo di tre piani ad Africo, un’abitazione a Brancaleone, la societa’ Eurocar di Africo, un negozio di abbigliamento a Bianco e due automobili
Al Processo Congiusta dichiarazione spontanea di Curciarello che precisa la sua estraneità all’assassinio
Condanno quell’omicidio
In aula sfilano alcuni testi che hanno avuto rapporti con la vittima
“Condanno l’omicidio di Gianluca Congiusta. Io lo conoscevo. Dopo il suo assassinio, anche in paese, ho detto, con chi mi sono trovato a parlare, che qualsiasi cosa avesse potuto fare Congiusta assolutamente non meritava quello che gli è successo”.
Prima un incontro con Mario Congiusta, poi un premio ad Ardore
“Responsabilizzare i Partiti”
Francesco Forgione e Mario Congiusta
“La politica non può aspettare sempre la magistratura”. Sono le parole di Francesco Forgione a conclusione del suo incontro-premiazione ad Ardore dove gli è stato consegnato il riconoscimento dell’Associazione Sant’Uberto.
09 dicembre, 21:55
CATANZARO – ”Ho lasciato la Dda di Catanzaro non per paura ma perché ho notato che intorno al problema della mia sicurezza c’é stata una certa sottovalutazione e non da oggi”.
A dirlo è il pm della Dda catanzarese Gerardo Dominjanni, nei confronti del quale, secondo quanto ha riferito un pentito, c’era un progetto di attentato da parte delle cosche di Lamezia Terme, la zona di cui il magistrato si occupa dal 2000.
“Episodi gravi – aggiunge il magistrato – ce ne sono stati anche in passato e non ho mai pensato di abbandonare la Dda. Il progetto di attentato ai miei danni è solo l’ultimo episodio.