Processo Congiusta-Un sms che la suocera di Congiusta invia al marito

Print Friendly, PDF & Email

Locri. In aula gli investigatori parlano di un sms che la suocera di Congiusta invia al marito

Antonio Scarfò e Girolama Raso

«Non dire del pizzo alla polizia»

Agenda nel cellulare di Gianluca fatta notare dalla sorella

di PINO LOMBARDO per il Quotidiano

LOCRI – 07 luglio 2008

Continuano ad emergere novità in Corte d’Assise a Locri(presidente Bruno Muscolo con a latere il togato Frabotta), nel procedimento penale per l’omicidio di Gianluca Congiusta che vede alla sbarra Tommaso Costa, accusato dell’uccisione del giovane e di aver promosso e diretto l’omonima associazione mafiosa, e Giuseppe Curciarello, accusato solo di associazione mafiosa. 

Due quelle emerse ieri. La prima ha riguardato la circostanza, fatta risaltareda una domanda che il presidente della Corte rivolgeva all’ispettore di polizia Marcello Cucco, che non sarebbero state effettuate indagini per individuare chi fosse la ragazza bionda della quale si parla in un verbale di polizia con l’accenno a nove foto. E la seconda riguarda la acquisizione effettuata dalla Corte dell’annotazione di servizio effettuata dagli agenti il 3 marzo 2006 ed inerente la trascrizione “integrale” delle annotazioni pro-memoria relative al periodo 29 gennaio-24 marzo 2005 che Gianluca Congiusta aveva effettuato sul “ca – lendario-agenda” del proprio cellulare a seguito della scoperta effettuata dalla sorella Alessandra.

Achiederel’acquisizione,avvenuta con l’assenso delle altre parti, era il sostitutoprocuratore Antonio De Bernardo, a seguito delle domande che la legale di Costastava rivolgendo ad un sottufficiale di polizia, Fabio Bruno, con la finalità di sapere se su quelle “annotazio – ni” fossero state effettuate, o meno,verifiche. 

Ma andiamo con ordine. L’udienza, iniziata con qualche ora di ritardo per un disguido, in apertura ha fatto registrare la puntualizzazione dell’avvocato Maria Candida Tripodi, legale di Costa, che le domande che lei rivolge ai testi derivano da dati processuali, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, contenute nel fascicolo del Pm.

Poi davanti alla Corte son sfilati quattro sottufficiali di polizia: Marcello Cucco, Salvatore Gullo, Francesco di Bellonia e Fabio Bruno (l’audizione del quinto,anch’esso in aula, Pierluigi Perroni, è stata rinunciata dal Pm con la nonopposizione delle difese e delle parti civili). Rispondendo alle domande del Pm De Bernardo, a quelle del presidente Muscolo e delle difese dei due imputati (Maria Candida Tripodi e Leone Fonte), oltre che a quelle delle parti civili (Sgambellone, Macrì e Femia), i testi hanno sostanzialmente affermato di non aver partecipato ad indagini investigative particolari dal momento che il loro compito era quello diascoltare le intercettazioni telefoniche ed ambientali, registrarle nel cosiddetto“brogliaccio” e qualora emergevano particolari rilevantio ritenuti tali, informarne i dirigenti. 

In particolare hanno “ascoltato” le conversazioni effettuate dai familiari di Gianluca Congiusta e dai suoi futuri suoceri, Gerolama Raso e Antonio Scarfò, che “nonostante siano parti lese finora non hanno presenziato ad alcuna udienza”.

I quattro testi hanno altresì ribadito (e questo specie rispondendo alle domandedel legale di Costa che tra l’altro, è tornato a riproporre la domanda finalizzate a sapere se fossero state effettuate indagini per scoprire quella “donna bionda orbitante nel mondo malavitoso ed abitante nei pressi dell’ospedale” della quale siparlava in alcune intercettazioni ambientali e telefoniche), che nella fase inizialedelle indagini sono state seguite le cosiddette piste “sentimentali” e della “usura” e che poi vennero abbandonate perché si rivelarono entrambe inconsistenti.

La svolta investigativa si ebbe – evidenziò l’ispettore Gullo – quando i carabinieri della compagnia di Soverato consegnarono la corrispondenza che Tommaso Costa scriveva o riceveva durante la sua detenzione nel carceredi Palmi ed emerse la lettera estorsiva indirizzata ad Antonio Scarfò. La lettura della corrispondenza avvenuta tra Costa, i suoi familiari, ma anche conGiuseppe Curciarello e Salvatore Salerno, noto come “Sasà”, fece anche emergereil piano estorsivo ordito nei confronti di Antonio Scarfò, imprenditore di Siderno e futuro suocero di Congiusta. Scarfò – spiegava Gullo – era sottoposto ad estorsione e questo lo affermava luinelle sue conversazioni telefoniche con i creditori ai quali ripeteva di essere indifficoltà perché aveva subito diversi danneggiamenti (3-4 nel corso degli ultimi due anni specificava Gullo), e che adesso gli avevano ucciso anche il genero.

Fu la moglie di Scarfò, Gerolama Raso, nel corso della sua audizione in commissariato a parlare delle lettera estorsiva inviata dal carcere daTommaso Costa alla propria moglie dopo averla informata che gliela avrebbe spedita, già affrancata e con destinatario, Antonio Scarfò appunto, già scritto, e che lei avrebbe dovuto solo imbucare. 

Quella lettera venne però ricevuta da Gerolama Raso, che chiese l’aiuto del futuro genero ,Gianluca Congiusta, e che poi finì nelle mani di “Sasà” Salerno.Il teste, rispondendo alle domande evidenziava anche che Scarfò, poco prima di essere sentito dagli investigatori, veniva invitato dalla propria moglie con un Sms, a non parlare con la polizia delle lettera estorsiva . 

Era nel corso dell’audizione del sottufficiale Fabio Bruno, alla cui testimonianza il Pm aveva rinunciato, ma che l’opposizione dell’avvocato Tripodi aveva fatto si che la Corte ne ammettesse la sua audizione, che emergeva che nel marzo del 2006 Alessandra Congiusta, sorella di Gianluca , riaccendendo un cellulare del fratello restituito dalla polizia dopo averlo rinvenuto la sera della sua uccisione nell’auto, si accorgeva che nella rubrica calendario c’erano delle annotazioni del fratello.La scoperta veniva comunicata agli investigatori che riprendevano l’apparecchioed effettuavano le trascrizioni di quanto registrato nella memoria del cellulare.

L’udienza veniva aggiornata al 18 luglio per sentire altri cinque sottufficiali di polizia.