Processo Congiusta Rievocata dai testi la missiva che Costa invia tramite la moglie

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«Se sbagli ti farà ammazzare»

Rievocata dai testi dell’accusa la missiva che Costa invia tramite la moglie

Tommaso Costa

 SIDERNO (RC)  

«Signor Scarfò sono stato delegato da Tommaso Costa a farvi un discorso. E’ da più di due anni che hai fatto l’attività lavorativa e nessuno di noi ti ha fatto nulla, però tu questo non l’hai capito.

Non ti sei mai degnato a mandare un soldo anche se hai fatto il tuo comodo a cento metri da casa di Tommaso. Se tu non provvedi a sistemare stò fatto può darsi che la decisione è quella di ucciderti. Spero capirai che non sto scherzando altrimenti non avrei fatto il nome di Tommaso e se mi ha autorizzato a parlarti chiaro è perché se sbagli ti farà ammazzare». 

E’ su questa lettera, che Adriana Muià fa recapitare in nome e per conto del marito Tommaso Costa all’imprenditore Antonio Scarfò, che ha ruotato l’inchiesta “Lettera morta”, un’indagine avviata dalla direzione distrettuale antimafia per far luce sul delitto Congiusta. Ieri mattina la missiva è stata rievocata dai testi dell’accusa davanti ai magistrati della corte chiamati a processare in primo grado il boss Tommaso Costa. 

Secondo il pubblico ministero Antonio De Bennardo è in quelle poche righe che si legge l’uccisione di Gianluca Congiusta, il giovane commerciante di Siderno che sarebbe stato ammazzato per uno sgarro al capoclan Tommaso Costa. «Antonio Scarfò, suocero di Gianluca, era stato più volte destinatario di richieste estorsive. Ricordo che voleva chiudere le sue attività commerciali. Ma questa lettera non arriva a lui, arriva alla moglie, Girolama Raso. E’ lei a chiedere una mano a Gianluca », ha spiegato l’agente Salvatore Vullo, ieri al banco dei testimoni per riepilogare le indagini svolte.

Il sovrintendente del commissariato di polizia di Siderno ha poi ricostruito minuziosamente le piste seguite subito dopo l’omicidio.«Allora, a caldo, seguimmo la pista passionale: smanettando sul cellulare della vittima, avevamo scopertoche Gianluca aveva avuto una relazione con una donna sposata di Siderno. Ma quando decidemmo di chiamare la coppia alcommissariato per sentirla, l’uomo non sapeva dell’infedeltà della moglie. La pista venne subito archiviata poichè ci accorgemmo che non erano emersi spunti investigativi di rilievo».Come non emersero spunti investigativi di rilievo dalle indagini bancarie avviate dagli inquirenti dopo che sull’auto di Gianluca vennero rinvenuti una serie di assegni.«Anche lì, dopo un pò di tempo lasciammo perdere, sarebbe stato tempo sprecato, quegli assegni erano frutto dell’attività lavorativa di Gianluca», ha dichiarato l’agente Vullo, sovrintendentedel commissariato di polizia di Siderno.

Ilario Filippone