Anche boss calabresi fuori dal 41 bis

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Anche boss calabresi fuori dal 41 bis

Via dal carcere duro Ruà, Perna, Araniti, De Stefano e Piromalli 

Trentasette boss mafiosi negli ultimi sei mesi hanno lasciato il regime del 41 bis. La notizia è comparsa ieri in alcuni giornali nazionali e siti internet che hanno riportato l’elenco dei padrini di cosa nostra, ’ndrangheta e camorra che hanno abbandonato il carcere duro grazie alle battaglie legali portate avanti dagli avvocati nei Tribunali di sorveglianza di tutta Italia.

In tutto 13 gli ’ndranghetisti tra cui cinque boss calabresi: tre reggini e due cosentini.

Si tratta di Carmine De Stefano che, dopo l’uccisione del padre don Paolo all’inizio della seconda guerra di mafia e l’arresto dello zio Orazio, avrebbe preso le redini della cosca di Archi assieme al fratello latitante Giuseppe De Stefano;il boss di Sambatello Santo Araniti (rimasto comunque dodici anni al 41 bis) condannato all’ergastolo dopo che due pentiti lo hanno indicato come uno deimandanti dell’omicidio Ligato;

Arcangelo Piromalli che ha rimediato il carcere a vita nel processo “Tirreno” contro le cosche della Piana di Gioia Tauro ; il boss ergastolano Franco Perna,che nel processo “Missing” (in corso presso il Tribunale di Cosenza) rispondedi ben 12 omicidi e il suo braccio destro Gianfranco Ruà, (anch’egli coinvoltonel processo “Missing”) al quale gli era stato applicato il carcere “duro” solo nel dicembre del 2007. 

 

Per questi ultimi due, a maggio, il deputato di An Angela Napoli aveva fatto un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia. 

 

 

Sull’annullamento del 41 bis per i trentasette boss mafiosi sono intervenuti sul quotidiano Repubblica il senatore dei Ds ed ex presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Lumia e il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone. 

 «La modifica della legge sul carcere duro è ormai una priorità. – ha dichiarato Lumia –Vanno cambiati i criteri per l’assegnazione, agganciandoli esclusivamente alla pericolosità del detenuto, come fosse una misura di prevenzione. Presenterò un’interrogazione, dopo il caso Madonia la risposta non è ancora arrivata dal Guardasigilli Angelino Alfano.La questione è urgente.Oggi, nelle carceri è ristretto il gotha delle mafie: va tenuto sotto controlloin modo adeguato, perché quel gruppo elabora ancora strategie, ricatta le istituzioni e mantiene soprattutto i contatti con l’esterno.L’obiettivo di quel gotha resta l’allentamento del regime del carcere duro, ma anche la revisione dei processi». 

«Il 41 bis – ha aggiunto il procuratore Pignatone – non è più quell’isolamento pressoché assoluto che era stato previsto nella legge varata dopo le stragi di Falcone e Borsellino. I ripetuti interventi interventi della Corte Costituzionale, a cui si è necessariamente adeguato il legislatore, hanno attenuato quel regime di isolamento.Inchieste e processi in svariate parti d’Italia l’hanno dimostrato, i detenuti al 41 bis riescono a mantenere contatti con l’esterno, questione vitale per le organizzazioni criminali. La legge sul 41 bis è stata modificata nel 2002, inmodo più rigoroso. Ma, evidentemente, sono necessari altri interventi.

LUCIO MUSOLINO

l.musolino@calabriaora       

Il commento di  ucceo goretti

 e nel frattempo noi che farem? 

…ma noi griderem sempre  

ed ancora più forte 

evviva l’italia

della moratoria  sulla pena di morte. 

ucceo goretti