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Mafia del Gargano
i primi sono fuori

A causa della lentezza del processo, 5 presunti criminali tornano liberi. Oggi è toccato a Giovanni Cirella (accusato di un omicidio e di associazione mafiosa) e Armando Li Bergolis (ritenuto un boss e un pluriomicida)

FOGGIA – Il primo a lasciare il carcere è stato questa sera Giovanni Cirella. Poi è stata la volta di Armando Li Bergolis, 33 anni, ritenuto il capo di uno dei più spietati clan che negli ultimi anni hanno insanguinato il Gargano e accusato d'aver ucciso cinque persone.

   

Non sono stati assolti, nè hanno avuto permessi premio per i quattro anni trascorsi in carcere: per loro sono solo decorsi i termini di custodia cautelare. Tra un mese saranno liberi anche un sicario accusato di 13 omicidi, Gennaro Giovanditto, e Franco Li Bergolis, fratello di Armando, accusato di due omicidi.

Questo perchè il processo di primo grado nei loro confronti, dopo due anni e mezzo dall’inizio, è ancora a metà strada per «colpa» di un migliaio o forse più di intercettazioni telefoniche e ambientali che gli otto periti nominati dalla Corte d’assise di Foggia, dopo oltre due anni, non riescono a finire di trascrivere, anche a causa dello stretto dialetto parlato dagli imputati.

Però qualche problema, secondo le stesse fonti della Dda di Bari, che ha istruito il processo, potrebbe essere a monte a causa di una mancata selezione delle tantissime intercettazioni consegnate ai periti per la trascrizione. Sollecitazione questa che i giudici della Corte d’assise pare avessero rivolto alla procura di Bari senza però conseguire risultati significativi.

“E' difficile perfino trovare le parole giuste per esprimere l'indignazione per la scarcerazione di presunti boss e killer”, afferma il deputato del Pd, Michele Bordo, che ha rivolto un’interrogazione al ministro della Giustizia per capire “cosa non ha funzionato”.

Una richiesta simile la procura generale di Bari l’ha rivolta con urgenza al procuratore della Repubblica, Emilio Marzano, dopo aver appreso dalla stampa delle scarcerazioni eccellenti, nonostante negli ambienti giudiziari da tempo c'era consapevolezza mista a rassegnazione per l'inevitabile debacle. “Siamo stati ufficialmente investiti di una richiesta di notizie dalla procura generale e daremo una risposta quanto prima”, ammette lapidario Marzano.

Dopo la scarcerazione di Cirella, dunque, nelle prossime ore dovrebbe essere la volta di Armando Li Bergolis, a capo di uno dei più spietati clan del Gargano. Per capire quanto sia pericolosa la sua organizzazione basta un dato: nella faida di Monte Sant'Angelo che vede i Li Bergolis contrapposti agli Alfieri-Primosa, sono stati compiuti 35 omicidi in trent'anni.

Gli imputati furono coinvolti nel blitz dei carabinieri che, nel giugno 2004, smantellarono con un centinaio di arresti i clan protagonisti delle diverse faide mafiose del Gargano: oltre a quella di Monte Sant'Angelo, c'è quella di San Marco in Lamis tra i Ciavarella e Tarantino (16 morti in 26 anni) cominciata nell’81 quando cinque componenti della famiglia Ciavarella furono uccisi e, forse, dati in pasto ai maiali.

Oltre a queste prime scarcerazioni, quello che più preoccupa gli inquirenti è il ritorno in libertà, previsto tra un mese, di Gennaro Giovanditto, 34 anni, ritenuto uno dei più spietati sicari della mafia del Gargano, accusato di 13 omicidi.

 

Il commento di ucceo goretti 

…ma noi grideremo sempre  

ed ancora più forte 

evviva l’italia

della moratoria  

sulla pena di morte. 

ucceo goretti