DELITTO CONGIUSTA-LETTERA ESTORSIVA IN MANI SBAGLIATE

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Primo piano

Il delitto Congiusta

Salvatore Salerno scrive a Tommaso Costa, rinchiuso nel carcere di Palmi, per riferirgli che custodisce lui il “pizzino”

Lettera estorsiva in mani sbagliate

La vittima era Scarfò, suocero dell’imprenditore ucciso. Forse questa la chiave dell’omicidio

 

da sinistra  Antonio Scarfò e Tommaso Costa

di PINO LOMBARDO

 La lunga corrispondenza epistolare che Tommaso Costa tiene dalle carceri di Palmi con familiari ed “amici” ha contribuito di molto nel dipanare la matassa intorno al mistero dell’assassinio di Gianluca Congiusta.

Un apporto importante in questa direzione gli investigatori della Polizia del Commissariato di Siderno,che hanno operato dietro le indicazioni del vicequestore Rocco Romeo,allora dirigente capo,viene anche dalla lettera che Salvatore Salerno,assassinato a Siderno il 23 ottobre del 2006,ha inviato il 30 gennaio del 2004 a Tommaso Costa detenuto nelle carceri di Palmi.

La missiva non solo rappresenterebbe la prova che tra i due ex nemici si stava creando una sorta di alleanza,ma da essa gli investigatori traggono una ulteriore indicazione che evidenzia che l’assassinio di Gianluca Congiusta sarebbe da collegarsi alla estorsione messa in atto contro il suo futuro suocero, Antonio Scarfò.

E’ lo stesso “Sasà” Salerno ad evidenziarlo,non solo avvertendo Tommaso Costa circa i rischi che sarebbero derivati se quella missiva fosse caduta in “mani sbagliate”.Ma anche dal fatto che, da vero amico, “tranquillizza” il suo “carissimo Tommaso” in merito alla lettera minatoria ricevuta dall’imprenditore sidernese Antonio Scarfò.Nel comunicargli che in seguito gli spiegherà   tutto quello che c’è dietro la vicenda lo “avverte” dicendogli che qualcuno ha cercato di metterlo in difficoltà.

Non a caso,infatti,nella lettera non solo sottolinea che sarebbe stato un problema se la lettera estorsiva fosse pervenuta in “mani sbagliate”.Avrebbero potuto capire una cosa per un’altra,”lucciole per lanterne”,-scrive Salerno-, e questo senza che lui,Tommaso Costa, ne sapesse alcunchè.Ma di tutto questo,-si legge nella missiva-,Tommaso Costa non dovrà preoccuparsi.Infatti Salerno non solo gli comunica che quella lettera la custodisce lui personalmente e che quando uscirà da  prigione gliela consegnerà.Ma effettua dichiarazioni finalizzate a tranquillizzare totalmente Tommaso Costa che manifestava preoccupazioni circa la circolazione della notizia che lui fosse l’autore della lettera estorsiva a danno di Scarfò.

Infatti è con questo obiettivo che nella missiva,riferendosi alle notizie che gli aveva fatto giungere in carcere in relazione alla lettera estorsiva ricevuta da Scarfò, “Sasà” Salerno non solo dice a Tommaso Costa di essere dispiaciuto per avergli fatto passare dei brutti momenti ed un brutto colloquio,ma lo rassicura che in seguito  una cosa del genere  non succederà più.

La missiva,inoltre,-ha tra l’altro sottolineato,il vice questore Romeo nel corso della sua testimonianza in Corte d’Assise a Locri-, è anche la prova provata del “riavvicinamento” in atto tra Tommaso Costa ed un esponente di rilievo del clan avverso,quale era appunto Salvatore Salerno.La circostanza che le “cose a Siderno siano cambiate” e che ci siano “più colori” e che avrebbe fatto superare ai due ex nemici l’antica rivalità,-sottolineava in udienza il vicequestore Romeo-,emerge proprio dalle “rassicurazioni” amichevoli contenute in questa missiva e che spiegherebbero perché i nemici di una volta,e che nemici,adesso diventavano amici.Infatti al  gruppo di fuoco del clan dei “Commisso” al quale secondo gli investigatori apparteneva anche “Sasà” Salerno, veniva addebitata l’uccisione di Giovanni Costa,(in primo grado veniva condannato un cognato acquisito di Salerno,Riccardo Rumbo,che verrà poi assolto in appello),fratello di Tommaso consumata il 27 giugno del 1991 in Canadà dove l’uomo si era rifugiato per scampare alla sanguinosa guerra che i “Commisso” ed i “Costa” si stavano combattendo a Siderno.Per compiere quell’omicidio l’autovettura dei Killer,dove,secondo quanto ricostruito dagli investigatori, lo sparatore era seduto sul sedile anteriore lato passeggero,affiancava l’autovettura di Giovanni Costa. Poi,da una distanza non superiore ad un metro, veniva esploso un colpo di fucile calibro 12 caricato a pallettoni Il colpo infrangeva il finestrino e centrava Costa al  collo decretandone la morte istantanea.

Le modalità con le quali veniva assassinato in Canadà il fratello di Tommaso Costa presentano impressionanti analogie con quelle impiegate per assassinare Gianluca Congiusta.

Infatti gli investigatori che hanno condotto le indagini intorno all’assassinio del giovane imprenditore sidernese hanno sottolineato che Gianluca,come Giovanni Costa, è stato ucciso con un  solo colpo di fucile  calibro 12 caricato a pallettoni indirizzato alla testa ed esploso da un’autovettura che si sarebbe avvicinata alla sua a non più di un metro.La missiva si chiude con calorosi saluti da vero ‘ndranghetista.

locri 19 maggio 2008

pino lombardo 

LA CORRISPONDENZA«Possono prenderelucciole per lanterne»Testo della lettera che,il 30 gennaio 2004, Salvatore Salerno invia a Tommaso Costa  ristretto nelle carceri di Palmi. Carissimo Tommaso,  vengo a te con la presente lettera nella speranza che ti giunga trovandoti in ottima forma e buona salute,  proprio oggi ho ricevuto la tua lettera anche se ero certo che tu eri all’oscuro di tutto,  non riesco a concentrarmi e spiegarti un po’ tutta la carretta,  che i maligni ti avevano causato per due motivi,  il primo è per il solito fatto che questa potrebbe arrivare in mani sbagliate è considerarla,  lucciole per lanterne,  senza che,  noi due da ambi le parti centrano ne dalla porta che dalla finestra,  il secondo è che di sicuro ti verrebbe la nausea,  sta di fatto che la custodirò è come avrai la fortuna di uscire in libertà te la farò avere. Caro Tommaso,  avevo ricevuto dal tuo figlio quella ambasciata che tu mi mandasti in merito alla situazione,  tra te e tuo nipote,  cosa che ho apprezzato nella tua trasparenza e sincerità,  anche se non tutti li avrebbero fatto,  ti ho ammirato molto,  e anche io,  come te,  avrei fatto lo stesso,  quindi sin d’allora solo buongiorno e salute,  anche se lui non la capita,  ma io lo sempre scansato,  anche perché come dice il proverbio “lavargli la testa al somaro ci vuole acqua e sapone”. Riguarda tuo fratello vedendolo sono sicuro che era da sbattere pure lui con il figlio,  lo capito nel sentirlo parlare e nel rispondere a quella carretta che ti avevano armato,  se non altro almeno il giorno  va a lavorare,  guadagnandosi da vivere. Onestamente cosa che il figlio non fa e và fanculo solo brutte figure quotidianamente. Naturalmente dopo sette mesi,  che sono in libertà ho avuto il significato e la certezza matematica della tua ambasciata nei suoi confronti. Cambio discorso,  mi dispiace di averti fatto passare brutti momenti e un brutto colloquio,  cosa che non succederà più,  e se avrò bisogno di qualcosa di te,  saprò come muovermi. Volevo farti sapere che non è vero che ti avevo mandato ambasciata con l’avvocato e ti spiego perché il primo e perché era superalo chiederti quello che poi hai saputo e secondo per togliermi tuo nipote dai piedi,  inventandomi questa scusa dell’avvocato,  proprio perché lui mi diceva che doveva venire a farti colloquio ed io gli rispondevo che non dovevo mandarti a dire niente con lui,  perché mi ero mosso tramite l’avvocato tutto qui. Ma ti ripeto ero certo che non valeva la pena farti sapere niente. Perché tu avrai ben altro da vedere e non eri persona che facevi quel tipo di passo,carissimo Tommaso ti ringrazio tantissimo delle belle parole che mi hai scritto e del rispetto che hai usato sappi che da parte mia è reciproco,contraccambiano i saluti,i miei fratelli,cognati e amici, voglio ricordarti e farti sapere che sono alla tua completa disposizione per qualsiasi cosa a te possibile,  ti auguro per quel poco tempo ancora possibile tu possa trascorrere le giornate con serenità e buon umore,  ho detto poco perché ti auguro che tu quanto prima potrai riacquistare la giusta e meritata libertà,  adesso Caro Tommaso vado verso la conclusione inviandoti,  un grande e forte abbraccio con tanta stima di amicizia sincera,  tuo grande amico Salvatore Salerno,  ciao.