MAFIA/ PIERO GRASSO: ORA STATO SIA VICINO A IMPRENDITORI –
Procuratore avanza ipotesi sanzioni imprenditori non denuncianti
Roma, 28 nov. (APCom) – Non tutte le imprese reagiscono al crimine, ha spiegato Grasso: "Molti, soprattutto, al Sud sono costretti a chiudere l'attivita, altri continuano a lavorare incrementando gli introiti, molti hanno imparato a convivere con la mafia per sopravvivere". L'impresa mafiosa vera e propria (tale per il suo proprietario o per il ricorso all'intimidazione) "falsa le regole del mercato e cerca di creare un monopolio", ha sottolineato Grasso, soprattutto nel settore delle opere edilizie, degli appalti, sub appalti e forniture.
"E il settore degli appalti delle opere pubbliche – ha sottolineato in commissione alla Camera il procutore antimafia – è quello più a rischio. Crescono infatti le imprese sub appaltatrici mafiose, e grazie al ricorso a strumenti quali il general contractor o l'associazione temporanea d'impresa, riescono anche addirittura a passare alla gestione diretta dell'appalto in concorrenza con le imprese sane".
Questo monopolio ha permesso di dotare le imprese che gravitano intorno alle associazioni mafiose "di una grande liquidità, che ha permesso una emigrazione al Nord delle ditte appaltanti e della criminalità: in Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto".
Per favorire l'eliminazione di questi rischi secondo Grasso è importante tradurre nel disegno di legge sul codice dei lavori pubblici e forniture, i protocolli stipulati d'intesa con gli imprenditori. "La reazione degli imprenditori deve essere coordinata con quella degli operatori di polizia e le istituzioni che controllano il territorio", ha sottolineato.
"E questo – ha avvertiro il superprocuratore – è il momento di far sentire la presenza dello Stato accanto agli imprenditori".
Non solo con la forza repressiva, ha aggiunto, ma "creando fiducia". Ovvero da un lato, secondo il procuratore antimafia bisogna agire per garantirela certezza della pena; "non c'è stata la conferma della richiesta di condanna per imputati a carico dei quali c'erano addirittura i filmati dei commercianti che gli versavano i soldi del pizzo", ha rivelato durante l'audizione. Dall'altro lato, occorre agevolare le denuce degli imprenditori, ancora troppo poche, e non lasciare soli gli imprenditori che denunciano. E qui il procuratore ha suggerito che in una prima fase delle indagini siano le associazioni degli imprenditori a fare da filtro per evitare di esporre direttamente al rischio di ritorsione il commerciante o l'imprenditore taglieggiato o che ha subito pressioni dalla mafia.
Tra le altre proposte Grasso – che ha sottolineato anche l'eccessiva lunghezza dei procedimenti ("la fase di fronte al gip è un collo di bottiglia") – ha avanzato anche "l'ipotesi di sanzioni per gli imprenditori che violano il dovere di denuncia". Potrebbe, ha spiegato, essere prevista l'interdizione da appalti pubblici o forniture o la revoca delle licenze nei rapporti con la pubblica amministrazione. "Ma qui è un problema di indirizzo legislativo", ha concluso.