Venga sostituito chi non dà risultati

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A due giorni dalla marcia del silenzio

 “La prima considerazione che mi sento di fare è quella che i 32 omicidi commessi sino ad oggi, dall’inizio
del 2005, costituiscono una vera e propria strage. Ci sono tutti i presupposti perché si possa definire tale,
con l’aggravante che è stato risolto soltanto mezzo caso, quello relativo all’omicidio Fortugno, visto che non
sono stati ancora individuati e catturati i mandanti.
La mia posizione in questa sede, non vuole essere affatto di contrapposizione, di muro contro muro o per mero spirito di polemica nei riguardi di nessuno: desidero soltanto fare delle constatazioni, che invitino al dialogo con le istituzioni, per un chiaro e più rapido procedimento di conclusione delle indagini per tutti i casi posti in essere, per i quali ricordo una frase del giudice Ingroia che in occasione di un incontro tenutosi all’ex istituto Magistrale di Locri, ebbe a sostenere che solitamente, in seguito a stragi, si propongono dei provvedimenti normativi straordinari, proprio perché sono necessari per incidere in modo più efficace, riportando la situazione in un più comprensibile alveo di normalità. Ora, per ciò che si è verificato fino ad oggi nel nostro comprensorio, i casi sono due: o quanto è successo, ovvero sia i 32 delitti, non sono stati accomunati a stragi, sebbene di stragi, comunque, si tratti, oppure da noi lo stato di diritto non c’è, non esiste più.
In secondo luogo, quello che mi preme mettere in evidenza sono i risultati pressoché vicini allo zero che sono stati ottenuti fino ad oggi, che accentua ancora di più lo sgomento delle famiglie che hanno perso i propri cari, proprio perché non c’è nemmeno un briciolo di giustizia per il grave torto subìto. E’, questa, una situazione di totale fallimento che, a mio modesto avviso, dovrebbe invitare chi di competenza a dimettersi
o che, quantomeno, dovrebbe essere sostituito perché, è evidente, non dà risultati: 32 casi di omicidio che non conoscono il volto degli esecutori materiali e, in particolare, dei mandanti dovrebbero portare a questa presa di posizione, come quel dirigente d’Azienda, tanto per fare un esempio, che di fronte al mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati all’inizio della programmazione aziendale, resosi conto della reale assenza di risultati raggiunti, per proprio operato o per responsabilità dell’azienda stessa, o si dimette oppure viene sollevato dall’incarico e conseguentemente sostituito.
Unificando i due punti di cui sopra, penso che, più in generale, ci sia da operare realmente in una sola ed
esclusiva direzione che veda la Calabria finalmente unita al resto d’Italia. Dico questo, perché in altre aree
geografiche del Paese molti casi di criminalità organizzata o comunque di violenza sulle persone vengono
risolti grazie alla sola presenza di mezzi tecnologici per così dire “normali”, come, tanto per fare un
esempio, una comunissima telecamera, posta nei luoghi di più importanza istituzionale o particolarmente
strategici, che dà l’opportunità di intervenire se non in tempo reale, in una fase immediatamente successiva
agli eventi consentendo così alle Forze dell’Ordine di concretizzare il loro lavoro: a quanto pare, qui da noi, è davvero così difficile potere scorgere la presenza di un mezzo così comune e così utile allo stesso tempo.
Concludo queste mie brevi riflessioni, avendo particolarmente a cuore un aspetto della Nostra sia pur complicata
fase socio-istituzionale, ovvero sia la non confusione dei ruoli, nel senso che, chi è demandato allo svolgimento del compito di educatore, faccia tranquillamente l’educatore come sa fare, mentre chi è preposto
ad altri compiti istituzionali, come la conduzione delle indagini, dedichi il proprio tempo e le proprie energie
soltanto a questo

Mario Congiusta

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