Mercoledì 03 Dicembre 2008 00:00
La trama

SIDERNO – Perché Antonio Scarfò, che tutto aveva denunciato: danneggiamenti attentati buste contenenti proiettili persino il lancio di pietre contro i vetri di autovettura, non denuncia la missiva contenente la richiesta estorsiva che Tommaso Costa ha inviato a dicembre 2003? Ebbene incontro al futuro suocero di Gianluca Congiusta giunge a far luce la verità di Tommaso Costa. Si proprio lo stesso che ha inviato quella lettera dal carcere di Palmi.

tommaso costa
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Lo fa partendo da lontano, attraverso una memoria difensiva che ha inviato il 29 ottobre scorso alla Corte d’assise di Locri, presiedente Bruno Muscolo a latere giudice togato Piercarlo Frabotta. Secondo Costa Antonio Scarfò “…è complice di quella lettera … sa qual è lo scopo e non può denunciare chi l’ha aiutato” .Il filo si interseca nel memoriale di Costa che inizia da lontano un racconto legato ad una brutta storia: l’omicidio di Gianluca Congiusta. Scarfò presenta due progetti per beneficiare delle risorse dei patti territoriali della Locride e gli vanno bene. Ma nel 2001 iniziano i problemi, l’azienda che intende aprire a Siderno fa gola a qualcuno. E gli presenta il conto.
Ma lui non ci sta e si concepisce la lettera minatoria per raggiungere la verità su chi, millantando il proprio nome, si è avvicinato a Scarfò affermando che sarebbe intervenuto “al fine che i Costa lo lasciavano stare”. Tommaso Costa dice di aver dubitato di tutti “compreso mio fratello e mio nipote”, fino a quando escogita la trama della lettera, non sapendo di essere monitorato dai carabinieri che ne fanno una copia, ed i questo si rammarica, perché sarebbe stato meglio per lui, afferma, se Scarfò avesse denunciato tutto e subito nel 2001. |
tratto da ilfattoinline.com