Omicidio Simari. Ergastolo confermato in appello per il boss di Siderno Tommaso Costa

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di Angela Panzera – Carcere a vita per il boss Tommaso Costa.

La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, Andrea Pastore Presidente e Laudadio a latere, ha confermato l’ergastolo al capo dell’omonima cosca di Siderno in quanto ritenuto responsabile dell’omicidio di Pasquale Simari. Leggeri sconti di pena invece, per gli altri due imputati ossia Cosimo Salvatore Panaia e Marcello Zavaglia che sono stati riconosciuti colpevoli del reato di associazione mafiosa. I giudici hanno inflitto 12 anni e 6 mesi di reclusione a Panaia e  11 anni a Zavaglia. Regge quindi, l’impianto accusatorio portato in avanti dal sostituto procuratore generale, Adriana Fimiani, che lo scorso 18 marzo in sede di requisitoria aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise di Locri. Pasquale Simari venne ucciso la sera del 26 luglio del 2005 a Gioiosa Jonica, in provincia di Reggio Calabria, con nove colpi di calibro 6.35 in una gremitissima Piazza Vittorio Veneto. La vittima è ritenuta vicino alla cosca Ursino, nativa proprio di Gioiosa, ma con ramificazioni nel Nord Italia, in particolare in Piemonte. Il killer sarebbe proprio  Tommaso Costa, capo dell’omonima famiglia alleata degli Ursino. Tommaso Costa avrebbe ucciso Simari poiché egli avrebbe tentato in tutti i modi di mettersi in proprio negli affari. Si sarebbe dunque avvicinato ai Cordì di Locri che, in quel periodo erano impegnati nella faida contro i Cataldo, alleati ai Costa-Curciarello di Siderno, a sua volta federati agli Ursino di Gioiosa. Simari inoltre, avrebbe apertamente sfidato la cosca Ursino recandosi al funerale del boss Salvatore Cordì, assassinato a Siderno il 31 maggio 2005. Un grave errore. Un affronto che solo il sangue poteva lavare.  Rimane quindi dietro le sbarre il boss Costa attualmente sotto processo anche per un’altra vicenda ossia quella riguardante l’omicidio dell’imprenditore Gianluca Congiusta avvenuto a Siderno il 24 maggio dello stesso anno. Anche per questo omicidio sia in primo che in secondo grado, Costa rimediò un ergastolo. La Cassazione però nei mesi scorsi annullò la condanna e rimandò gli atti ad una nuova sezione della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. La Cassazione però, contestualmente confermò la condanna per Costa limitatamente ai reati di tentata estorsione e associazione mafiosa. Condanna quest’ultima che ha sicuramente gravato nel processo d’Appello per l’omicidio di Simari in quanto ha cristallizzato il ruolo apicale del Costa all’interno dell’omonima consorteria criminale e nel territorio della Locride. Non finiscono quindi i guai giudiziari di Costa che dovrà affrontare un nuovo processo d’appello con un ergastolo sulle spalle.

Fonte: Strill

di Angela Panzera – Carcere a vita per il boss Tommaso Costa. La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, Andrea Pastore Presidente e Laudadio a latere, ha confermato l’ergastolo al capo dell’omonima cosca di Siderno in quanto ritenuto responsabile dell’omicidio di Pasquale Simari. Leggeri sconti di pena invece, per gli altri due imputati ossia Cosimo Salvatore Panaia e Marcello Zavaglia che sono stati riconosciuti colpevoli del reato di associazione mafiosa. I giudici hanno inflitto 12 anni e 6 mesi di reclusione a Panaia e  11 anni a Zavaglia. Regge quindi, l’impianto accusatorio portato in avanti dal sostituto procuratore generale, Adriana Fimiani, che lo scorso 18 marzo in sede di requisitoria aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise di Locri. Pasquale Simari venne ucciso la sera del 26 luglio del 2005 a Gioiosa Jonica, in provincia di Reggio Calabria, con nove colpi di calibro 6.35 in una gremitissima Piazza Vittorio Veneto. La vittima è ritenuta vicino alla cosca Ursino, nativa proprio di Gioiosa, ma con ramificazioni nel Nord Italia, in particolare in Piemonte. Il killer sarebbe proprio  Tommaso Costa, capo dell’omonima famiglia alleata degli Ursino. Tommaso Costa avrebbe ucciso Simari poiché egli avrebbe tentato in tutti i modi di mettersi in proprio negli affari. Si sarebbe dunque avvicinato ai Cordì di Locri che, in quel periodo erano impegnati nella faida contro i Cataldo, alleati ai Costa-Curciarello di Siderno, a sua volta federati agli Ursino di Gioiosa. Simari inoltre, avrebbe apertamente sfidato la cosca Ursino recandosi al funerale del boss Salvatore Cordì, assassinato a Siderno il 31 maggio 2005. Un grave errore. Un affronto che solo il sangue poteva lavare.  Rimane quindi dietro le sbarre il boss Costa attualmente sotto processo anche per un’altra vicenda ossia quella riguardante l’omicidio dell’imprenditore Gianluca Congiusta avvenuto a Siderno il 24 maggio dello stesso anno. Anche per questo omicidio sia in primo che in secondo grado, Costa rimediò un ergastolo. La Cassazione però nei mesi scorsi annullò la condanna e rimandò gli atti ad una nuova sezione della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. La Cassazione però, contestualmente confermò la condanna per Costa limitatamente ai reati di tentata estorsione e associazione mafiosa. Condanna quest’ultima che ha sicuramente gravato nel processo d’Appello per l’omicidio di Simari in quanto ha cristallizzato il ruolo apicale del Costa all’interno dell’omonima consorteria criminale e nel territorio della Locride. Non finiscono quindi i guai giudiziari di Costa che dovrà affrontare un nuovo processo d’appello con un ergastolo sulle spalle. – See more at: http://www.strill.it/citta/2014/05/omicidio-simari-ergastolo-confermato-in-appello-per-il-boss-di-siderno-tommaso-costa/#sthash.0XqKnuBD.dpuf