Reggio, delitto Congiusta: approda in Appello il processo a carico del boss Tommaso Costa –

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di Angela Panzera

Ripartito in Corte d’Assise d’Appello a Reggio Calabria il processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, ucciso a Siderno il 24 maggio del 2005. Come disposto dalla Cassazione, la Corte dovrà tornare a giudicare le responsabilità di Tommaso Costa, in precedenza condannato all’ergastolo come responsabile del delitto.

Pur essendo stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa e tentata estorsione, la Suprema Corte ha disposto un nuovo processo per l’omicidio del giovane imprenditore. In apertura d’udienza, la Corte ha disposto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale cosi come richiesto dal procuratore generale, Franco Scuderi, e del legale di Costa, l’avvocato Antonio Furfaro. In aula dovranno venire a testimoniare il prossimo sette luglio l’ ex dirigente del Commissariato di Siderno, Rocco Romeo, l’ex vicecommissario, Francesco Giordano, e gli ispettori Vincenzo Verduci e Vincenzo Cortale. Disposta anche l’audizione di due collaboratori di giustizia ossia Vincenzo Curato e Giuseppe Costa, fratello dell’imputato. Sono stati acquisiti infatti i verbali in cui Curato, pregiudicato di Cassano all’Ionio, ha riferito agli inquirenti della Dda dello Stretto che Giuseppe Costa, detenuto insieme a lui presso il carcere di Prato, avrebbe mentito per “aiutare” il fratello. Curato sostiene che Costa sarebbe venuto a conoscenza delle responsabilità del fratello Tommaso in merito ad un omicidio consumato nella Locride, ma di non sapere di quale omicidio si tratta. Giuseppe Costa infatti, ha detto sia durante il secondo grado dell’omicidio Congiusta, che nel dibattimento dell’omicidio di Pasquale Simari, di non sapere nulla in merito alla colpevolezza del fratello. Tommaso Costa infatti, è stato condannato all’ergastolo sia per l’omicidio di Gianluca Congiusta che per quello di Pasquale Simari, perpetrato a Gioiosa Jonica il 26 luglio del 2005. Adesso quindi toccherà alla Corte d’Assise d’Appello valutare le dichiarazioni dei due pentiti che a breve saliranno sul banco dei testimoni. Insieme a loro ci salirà anche Francesco Costa, nipote dei due Costa, che secondo Curato avrebbe riferito a Giuseppe Costa le responsabilità dello zio Tommaso. Un altro testimone sarà citato a breve dai giudici ossia tale Carmelo Muià che, all’epoca delle indagini, intercettato commentò il delitto Congiusta e per questo potrebbe essere una persona informata sui fatti. Sarà un’istruttoria dibattimentale molto corposa che servirà per dare un nome e un volto al mandante di questo terribile delitto che all’epoca sconvolse l’intera Calabria. Secondo gli inquirenti, Congiusta pagò con la vita l’essere venuto a conoscenza di una lettera in cui il boss Costa metteva in piedi un tentativo di estorsioni ai danni di Antonio Scarfò, suocero della vittima. Con questo tentativo Costa, che era detenuto ma a breve sarebbe uscito dal carcere, avrebbe cercato di ritornare sulla scena criminale di Siderno, ma la cosca rivale dei Commisso non doveva sapere nulla delle sue mire espansionistiche. La lettera però circola e i Commisso avrebbero potuto apprendere delle volontà di Costa ed è per questo che il boss Tommaso avrebbe architettato l’omicidio di Gianluca Congiusta che, a suo malgrado, era venuto a conoscenza della missiva. Questo movente ha retto sia in primo che in secondo grado. La Cassazione ha annullato però con rinvio la condanna all’ergastolo e ha disposto un nuovo processo in cui verranno nuovamente vagliate le risultanze investigative e tutte le prove volte all’identificazione, o meno, del mandante dell’omicidio del giovane Gianluca Congiusta.

fonte: strill.it

lunedì 23 giugno 2014
18:23
Gianluca Congiusta

di Angela Panzera

– See more at: http://www.strill.it/citta/2014/06/reggio-delitto-congiusta-approda-in-appello-il-processo-a-carico-del-boss-tommaso-costa/#sthash.vzrBdjrT.dpuf

lunedì 23 giugno 2014
18:23
Gianluca Congiusta

di Angela Panzera – Ripartito in Corte d’Assise d’Appello a Reggio Calabria il processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, ucciso a Siderno il 24 maggio del 2005. Come disposto dalla Cassazione, la Corte dovrà tornare a giudicare le responsabilità di Tommaso Costa, in precedenza condannato all’ergastolo come responsabile del delitto. Pur essendo stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa e tentata estorsione, la Suprema Corte ha disposto un nuovo processo per l’omicidio del giovane imprenditore. In apertura d’udienza, la Corte ha disposto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale cosi come richiesto dal procuratore generale, Franco Scuderi, e del legale di Costa, l’avvocato Antonio Furfaro. In aula dovranno venire a testimoniare il prossimo sette luglio l’ ex dirigente del Commissariato di Siderno, Rocco Romeo, l’ex vicecommissario, Francesco Giordano, e gli ispettori Vincenzo Verduci e Vincenzo Cortale. Disposta anche l’audizione di due collaboratori di giustizia ossia Vincenzo Curato e Giuseppe Costa, fratello dell’imputato. Sono stati acquisiti infatti i verbali in cui Curato, pregiudicato di Cassano all’Ionio, ha riferito agli inquirenti della Dda dello Stretto che Giuseppe Costa, detenuto insieme a lui presso il carcere di Prato, avrebbe mentito per “aiutare” il fratello. Curato sostiene che Costa sarebbe venuto a conoscenza delle responsabilità del fratello Tommaso in merito ad un omicidio consumato nella Locride, ma di non sapere di quale omicidio si tratta. Giuseppe Costa infatti, ha detto sia durante il secondo grado dell’omicidio Congiusta, che nel dibattimento dell’omicidio di Pasquale Simari, di non sapere nulla in merito alla colpevolezza del fratello. Tommaso Costa infatti, è stato condannato all’ergastolo sia per l’omicidio di Gianluca Congiusta che per quello di Pasquale Simari, perpetrato a Gioiosa Jonica il 26 luglio del 2005. Adesso quindi toccherà alla Corte d’Assise d’Appello valutare le dichiarazioni dei due pentiti che a breve saliranno sul banco dei testimoni. Insieme a loro ci salirà anche Francesco Costa, nipote dei due Costa, che secondo Curato avrebbe riferito a Giuseppe Costa le responsabilità dello zio Tommaso. Un altro testimone sarà citato a breve dai giudici ossia tale Carmelo Muià che, all’epoca delle indagini, intercettato commentò il delitto Congiusta e per questo potrebbe essere una persona informata sui fatti. Sarà un’istruttoria dibattimentale molto corposa che servirà per dare un nome e un volto al mandante di questo terribile delitto che all’epoca sconvolse l’intera Calabria. Secondo gli inquirenti, Congiusta pagò con la vita l’essere venuto a conoscenza di una lettera in cui il boss Costa metteva in piedi un tentativo di estorsioni ai danni di Antonio Scarfò, suocero della vittima. Con questo tentativo Costa, che era detenuto ma a breve sarebbe uscito dal carcere, avrebbe cercato di ritornare sulla scena criminale di Siderno, ma la cosca rivale dei Commisso non doveva sapere nulla delle sue mire espansionistiche. La lettera però circola e i Commisso avrebbero potuto apprendere delle volontà di Costa ed è per questo che il boss Tommaso avrebbe architettato l’omicidio di Gianluca Congiusta che, a suo malgrado, era venuto a conoscenza della missiva. Questo movente ha retto sia in primo che in secondo grado. La Cassazione ha annullato però con rinvio la condanna all’ergastolo e ha disposto un nuovo processo in cui verranno nuovamente vagliate le risultanze investigative e tutte le prove volte all’identificazione, o meno, del mandante dell’omicidio del giovane Gianluca Congiusta.

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Gianluca Congiusta

di Angela Panzera – Ripartito in Corte d’Assise d’Appello a Reggio Calabria il processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, ucciso a Siderno il 24 maggio del 2005. Come disposto dalla Cassazione, la Corte dovrà tornare a giudicare le responsabilità di Tommaso Costa, in precedenza condannato all’ergastolo come responsabile del delitto. Pur essendo stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa e tentata estorsione, la Suprema Corte ha disposto un nuovo processo per l’omicidio del giovane imprenditore. In apertura d’udienza, la Corte ha disposto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale cosi come richiesto dal procuratore generale, Franco Scuderi, e del legale di Costa, l’avvocato Antonio Furfaro. In aula dovranno venire a testimoniare il prossimo sette luglio l’ ex dirigente del Commissariato di Siderno, Rocco Romeo, l’ex vicecommissario, Francesco Giordano, e gli ispettori Vincenzo Verduci e Vincenzo Cortale. Disposta anche l’audizione di due collaboratori di giustizia ossia Vincenzo Curato e Giuseppe Costa, fratello dell’imputato. Sono stati acquisiti infatti i verbali in cui Curato, pregiudicato di Cassano all’Ionio, ha riferito agli inquirenti della Dda dello Stretto che Giuseppe Costa, detenuto insieme a lui presso il carcere di Prato, avrebbe mentito per “aiutare” il fratello. Curato sostiene che Costa sarebbe venuto a conoscenza delle responsabilità del fratello Tommaso in merito ad un omicidio consumato nella Locride, ma di non sapere di quale omicidio si tratta. Giuseppe Costa infatti, ha detto sia durante il secondo grado dell’omicidio Congiusta, che nel dibattimento dell’omicidio di Pasquale Simari, di non sapere nulla in merito alla colpevolezza del fratello. Tommaso Costa infatti, è stato condannato all’ergastolo sia per l’omicidio di Gianluca Congiusta che per quello di Pasquale Simari, perpetrato a Gioiosa Jonica il 26 luglio del 2005. Adesso quindi toccherà alla Corte d’Assise d’Appello valutare le dichiarazioni dei due pentiti che a breve saliranno sul banco dei testimoni. Insieme a loro ci salirà anche Francesco Costa, nipote dei due Costa, che secondo Curato avrebbe riferito a Giuseppe Costa le responsabilità dello zio Tommaso. Un altro testimone sarà citato a breve dai giudici ossia tale Carmelo Muià che, all’epoca delle indagini, intercettato commentò il delitto Congiusta e per questo potrebbe essere una persona informata sui fatti. Sarà un’istruttoria dibattimentale molto corposa che servirà per dare un nome e un volto al mandante di questo terribile delitto che all’epoca sconvolse l’intera Calabria. Secondo gli inquirenti, Congiusta pagò con la vita l’essere venuto a conoscenza di una lettera in cui il boss Costa metteva in piedi un tentativo di estorsioni ai danni di Antonio Scarfò, suocero della vittima. Con questo tentativo Costa, che era detenuto ma a breve sarebbe uscito dal carcere, avrebbe cercato di ritornare sulla scena criminale di Siderno, ma la cosca rivale dei Commisso non doveva sapere nulla delle sue mire espansionistiche. La lettera però circola e i Commisso avrebbero potuto apprendere delle volontà di Costa ed è per questo che il boss Tommaso avrebbe architettato l’omicidio di Gianluca Congiusta che, a suo malgrado, era venuto a conoscenza della missiva. Questo movente ha retto sia in primo che in secondo grado. La Cassazione ha annullato però con rinvio la condanna all’ergastolo e ha disposto un nuovo processo in cui verranno nuovamente vagliate le risultanze investigative e tutte le prove volte all’identificazione, o meno, del mandante dell’omicidio del giovane Gianluca Congiusta.

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lunedì 23 giugno 2014
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Gianluca Congiusta

di Angela Panzera – Ripartito in Corte d’Assise d’Appello a Reggio Calabria il processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, ucciso a Siderno il 24 maggio del 2005. Come disposto dalla Cassazione, la Corte dovrà tornare a giudicare le responsabilità di Tommaso Costa, in precedenza condannato all’ergastolo come responsabile del delitto. Pur essendo stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa e tentata estorsione, la Suprema Corte ha disposto un nuovo processo per l’omicidio del giovane imprenditore. In apertura d’udienza, la Corte ha disposto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale cosi come richiesto dal procuratore generale, Franco Scuderi, e del legale di Costa, l’avvocato Antonio Furfaro. In aula dovranno venire a testimoniare il prossimo sette luglio l’ ex dirigente del Commissariato di Siderno, Rocco Romeo, l’ex vicecommissario, Francesco Giordano, e gli ispettori Vincenzo Verduci e Vincenzo Cortale. Disposta anche l’audizione di due collaboratori di giustizia ossia Vincenzo Curato e Giuseppe Costa, fratello dell’imputato. Sono stati acquisiti infatti i verbali in cui Curato, pregiudicato di Cassano all’Ionio, ha riferito agli inquirenti della Dda dello Stretto che Giuseppe Costa, detenuto insieme a lui presso il carcere di Prato, avrebbe mentito per “aiutare” il fratello. Curato sostiene che Costa sarebbe venuto a conoscenza delle responsabilità del fratello Tommaso in merito ad un omicidio consumato nella Locride, ma di non sapere di quale omicidio si tratta. Giuseppe Costa infatti, ha detto sia durante il secondo grado dell’omicidio Congiusta, che nel dibattimento dell’omicidio di Pasquale Simari, di non sapere nulla in merito alla colpevolezza del fratello. Tommaso Costa infatti, è stato condannato all’ergastolo sia per l’omicidio di Gianluca Congiusta che per quello di Pasquale Simari, perpetrato a Gioiosa Jonica il 26 luglio del 2005. Adesso quindi toccherà alla Corte d’Assise d’Appello valutare le dichiarazioni dei due pentiti che a breve saliranno sul banco dei testimoni. Insieme a loro ci salirà anche Francesco Costa, nipote dei due Costa, che secondo Curato avrebbe riferito a Giuseppe Costa le responsabilità dello zio Tommaso. Un altro testimone sarà citato a breve dai giudici ossia tale Carmelo Muià che, all’epoca delle indagini, intercettato commentò il delitto Congiusta e per questo potrebbe essere una persona informata sui fatti. Sarà un’istruttoria dibattimentale molto corposa che servirà per dare un nome e un volto al mandante di questo terribile delitto che all’epoca sconvolse l’intera Calabria. Secondo gli inquirenti, Congiusta pagò con la vita l’essere venuto a conoscenza di una lettera in cui il boss Costa metteva in piedi un tentativo di estorsioni ai danni di Antonio Scarfò, suocero della vittima. Con questo tentativo Costa, che era detenuto ma a breve sarebbe uscito dal carcere, avrebbe cercato di ritornare sulla scena criminale di Siderno, ma la cosca rivale dei Commisso non doveva sapere nulla delle sue mire espansionistiche. La lettera però circola e i Commisso avrebbero potuto apprendere delle volontà di Costa ed è per questo che il boss Tommaso avrebbe architettato l’omicidio di Gianluca Congiusta che, a suo malgrado, era venuto a conoscenza della missiva. Questo movente ha retto sia in primo che in secondo grado. La Cassazione ha annullato però con rinvio la condanna all’ergastolo e ha disposto un nuovo processo in cui verranno nuovamente vagliate le risultanze investigative e tutte le prove volte all’identificazione, o meno, del mandante dell’omicidio del giovane Gianluca Congiusta.

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