«So dove sono i cadaveri»: processo sospeso Giudici e avvocati vanno alla ricerca dei corpi

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IL PROCESSO INTERROTTO: nessun ritrovamento

«So dove sono i cadaveri»: processo sospeso
Giudici e avvocati vanno alla ricerca dei corpi

Torino, dopo la rivelazione di uno degli imputati
l’udienza viene trasferita nelle campagne del Canavese

«Era la sera del primo giugno del ’97. La fossa era alta quanto me. Me lo ricordo perché ero io a scavare. Li abbiamo messi uno a destra, uno a sinistra, l’altro sopra. Poi li abbiamo nascosti sotto una coperta e riempito tutto di terra». Mentre sale lungo il pendio di un boschetto nelle Vaude, con i piedi nel fango e sotto la pioggia battente, Rosario Marando si sforza di ricordare qual è il punto esatto in cui sarebbero sepolti i corpi di Antonio e Antonino Stefanelli e Franco Mancuso. Quel punto non lo trova. Chiede di tornare un altro giorno, con il sole. «L’area è questa, me lo ricordo, ma devo cercare con la luce, con gli anni il posto è cambiato».

COLPO DI SCENA ALL’UDIENZA -I corpi che Marando cerca sono quelli di tre uomini freddati a bruciapelo 16 anni fa. A Volpiano, alle porte di Torino, si stava consumando una guerra tra le famiglie Stefanelli e Marando per il controllo del territorio. Il triplice omicidio diede il via alla prima grande inchiesta sulla presenza della ‘ndrangheta in Piemonte, coordinata dal pm Roberto Sparagna. Giovedì Rosario Marando, accusato di aver partecipato al delitto, ha interrotto l’udienza. «So io dove sono sepolti i tre corpi. Vi accompagno». Il giudice ha interrotto il procedimento. Magistrati e carabinieri lo hanno seguito nelle campagne del Canavese. Con lui anche il suo avvocato, Wilmer Perga.

«NON HO UCCISO» – Marando ha raccontato la sua versione dei fatti. «Io non sono della ‘ndrangheta, non ho ucciso nessuno. Quella sera mi hanno chiamato per chiedermi una mano a seppellire i corpi. Quando sono arrivato a Volpiano c’erano Rosario e Antonio Trimboli, Giuseppe Perre e Giuseppe Leuzzi. Abbiamo scavato una fossa». I Trimboli citati sono scomparsi. Giuseppe Perre ha una grave malattia che gli ha compromesso la capacità di intendere e di volere. Leuzzi è stato condannato ed è in prigione. Nessuno di loro è imputato al processo Stefanelli, dove invece sono indagate altre tre persone oltre a lui. «Parlo solo adesso perché non faccio più danni a nessuno. Parlo perché questo serva a liberare mio fratello Mimmo, che non c’entra niente e invece è stato condannato».

LA FAIDA – Marando ha 40 anni. E’ in carcere non come indagato del processo Stefanelli, ma come imputato del Minotauro, maxiprocesso sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel torinese. La storia degli omicidi di Antonio e Antonino Stefanelli, Franco Mancuso e di Roberto Romeo, ucciso un anno dopo, inizia il 3 maggio 1996, quando nei boschi di Chianocco, in valle di Susa, i carabinieri trovano il cadavere bruciato di Francesco Marando. Il fratello Domenico, considerato un boss della ‘ndrangheta torinese, accusa Antonio Stefanelli di essere il mandante. Lo zio, Antonino Stefanelli, tenta una mediazione che fallisce. Il primo giugno del 97 i due Stefanelli si presentano dai Marando, accompagnati da Francesco Mancuso e Roberto Romeo. Si salva solo Romeo, ma viene ucciso il 30 gennaio 1998 in una stradina dietro all’ex stabilimento Fiat di Rivalta. La prima parte del processo si chiude nell’ottobre 2000. Domenico Marando e Giuseppe Leuzzi vengono condannati. Al processo Minotauro, pochi mesi fa, ha testimoniato la collaboratrice di giustizia Maria Stefanelli, ex moglie di Francesco Marando, protagonista della guerra della ‘ndrangheta. Oggi vive scortata in una localita’ protetta perché dopo l’omicidio del marito, ha deciso di dire “basta” alle logiche mafiose della sua famiglia. Durante quell’udienza, ha fatto un appello: «I miei familiari, Antonio e Antonino, sono spariti nel nulla. Chiedo solo che ci diano i loro corpi». Solo con il prossimo sopralluogo, forse, si scoprirà se le sue parole sono state ascoltate e se Rosario Marando ha detto la verità.

fonte:corriere della sera