Il carnevale del pifferaio e il passato che non passa

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Il carnevale del pifferaio e il passato che non passa

Le risposte più puntuali e creative alla promessa shock, per l’intelligenza degli elettori, della restituzione dell’Imu cash money sono arrivate velocissime da internet e dai social forum e sono state più acuminate e divertenti di quelle politiche

Già il fatto che l’agenda elettorale appiattita ormai sul fronte unico della propaganda tragicomica, sia ancora scandita dalle basse gag del Cavaliere dovrebbe lasciare allibiti.

I primi ad esserlo dopo gli internauti sono stati i mercati e le borse, anche se non vanno presi come oracoli: notevole aumento dello spread al 287 e borsa di Milano a – 4,5% . Il Wall Street Journal non ha dubbi: gli effetti negativi sono direttamente correlati alle stecche sopra qualsiasi soglia di tollerabilità sparate dal pifferaio che si sono aggiunte pesantemente alla questione Montepaschi.

“Il riemergere di Berlusconi e la riduzione del gap con la coalizione del centrosinistra sono la conseguenza del lunedì nero” è la sentenza inequivocabile del Financial Times.

Berlusconi, rincuorato dalla ormai semi-certezza di essersi liberato di qui al voto del processo Ruby, quello che teme di più di fronte alle fan inossidabili che gli gridano “sei un mito” quando annuncia il rimborso in contanti dell’Imu ma che hanno mal digerito “le cene eleganti”, ha celebrato il nuovo lunedì nero di piazza Affari raddoppiando con un grande ever green: “il condono tombale per tutte le vittime di Equitalia”.

Quello che ha trovato sotto l’imput della campagna elettorale le parole più adeguate per descrivere obiettivamente l’annuncio sull’Imu dell’imbonitore senza tempo è stato, va riconosciuto, Mario Monti che ha chiamato “la promessa shock” con il suo nome e cioè voto di scambio con usura: “qui a differenza di quanto faceva Lauro con i soldi suoi, si comprano i nostri voti con la promessa infondata di risarcirci soldi nostri”.

Dal PD non hanno trovato niente di meglio che far interpretare i ruoli complementari a Bersani e Renzi: il primo molto low profil che si limita a parlare di “trovata demagogica” e fuori da ogni vincolo di bilancio; il secondo che, in mood berlusconiano, definisce la promessa di abolire l’Imu inaffidabile perché proviene da Berlusconi ma condivisibile e trova anche l’occasione ad 8 e mezzo di infamare la sinistra non coalizzata con il PD ed in particolare Rivoluzione Civile guidata da un magistrato in aspettativa che “denigra la parte migliore della magistratura” (quella ovviamente che lavora in silenzio, non disturba il manovratore e si tiene alla larga dalla politica in modo trasparente e nell’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito).

Per Grillo che ha riempito piazza Maggiore nonostante la pioggia come cinque anni fa al tempo del primo V-Day , quello della raccolta delle firme contro gli inquisiti e i condannati in Parlamento, tutta la bagarre sull’Imu è soprattutto un espediente per distogliere l’attenzione da MPS, dalle liste che rimangono sempre inquinate dagli impresentabili e dalle fabbriche che continuano a chiudere.

Secondo l’ultimo sondaggio commissionato dal TG de La 7 che è in sintonia con la maggior parte di quelli in circolazione, benché la coalizione PD-Sel rimanga decisamente in un vantaggio che non lascia prevedere una rimonta in extremis di Berlusconi, le distanze si sono ulteriormente accorciate; Monti con i “centristi” è accreditato oltre il 10% ma a scapito di Fini e Casini; Grillo con il suo Tsunami Tour e con il pressing costante su MPS sta risalendo e convince anche molti delusi di PDL e Lega.

Al di là dell’attendibilità dei sondaggi e soprattutto della volatilità che li contraddistingue, quelli a conclusione di una settimana che ci ha riportato anche in ambito internazionale a tempi che credevamo di aver lasciato alle spalle, con le peggiori patacche elettorali e rigurgiti censori di un penoso provincialismo, come quello che si è abbattuto sul docu-film di Bill Emmott per mano della ineffabile Melandri, confermano che qualcosa si sta muovendo ma che il nostro recente e poco avvincente passato non è definitivamente alle nostre spalle.

Se vinciamo noi