Donne Calabresi in Rete

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la presentazione alla stampa dell’appello

In attesa della mobilitazione di venerdì 9 novembre, alle ore 15, davanti al Palazzo del Consiglio regionale a Reggio Calabria, una rappresentanza delle DCR ha incontrato i giornalisti nella Sala Giunta del Comune di Catanzaro.

Si parte dall’APPELLO “LA CALABRIA CHE NON CI STA”

La Calabria che non ci sta vuole riprendersi il proprio futuro – scirocconews
La Calabria che non ci sta prende posizione, appello delle donne calabresi in rete – Catanzaro informa
Il «no a Scopelliti» delle donne calabresi – Corriere della Calabria

REGIONE: DONNE CALABRESI, POLITICI DOVEVANO ANDARSENE DA TEMPO
PRESENTATA MANIFESTAZIONE DEL 9 NOVEMBRE DAVANTI CONSIGLIO

(ANSA) – CATANZARO, 27 OTT – “La nostra è una classe politica guasta, avrebbe dovuto dimettersi già da tempo: si pensi solo ai clamorosi arresti di diversi consiglieri, per non parlare delle tristi cronache che ogni giorno monopolizzano i media locali”. Così Giovanna Vingelli, in rappresentanza del movimento Donne Calabresi in Rete (Dcr), ha sintetizzato così l’appello nato da un gruppo di donne, ma già sottoscritto da molte persone, calabresi e non calabresi, che appartengono alla “Calabria che non ci sta”, presentato stamani nel corso di una conferenza stampa a Catanzaro insieme alla manifestazione programmata per il 9 novembre a Reggio davanti al Consiglio regionale “per dire insieme no a Scopelliti e a questa classe dirigente”.
“E’ urgente e necessario – ha proseguito Giovanna Vingelli – mettere in rete, trasversalmente, le nostre energie. La mobilitazione che abbiamo lanciato con il nostro appello chiede a tutti e a tutte di unirsi per un obiettivo che auspichiamo unanime: mandare a casa questa classe dirigente e tutto ciò che rappresenta. La nostra è una scommessa: crediamo che sia importante e urgente rischiare e andare fino in fondo, senza remore, nell’espressione di un dissenso coerente e netto. Un dissenso che, nell’atto stesso di essere un dissenso, è anche proposta: proposta per una Calabria che partecipa, che osserva e che agisce, che dice a voce alta i suoi no e prende posizione.
Per una Calabria che non fa sconti a nessuno e non cede alla mentalità che ha reso possibile la deriva voluta da pochi, ma che stiamo pagando tutti e tutte. Questa Calabria non solo è possibile, ma c’é già, ed è molto diversa da come cerca di raccontarcela, da troppo tempo, la classe dirigente”.
“Abbiamo sentito l’urgenza – ha spiegato Doriana Righini – di metterci la faccia, i nostri nomi e cognomi, e di chiedere ai calabresi e alle calabresi di esporsi, non solo firmando l’appello e partecipando al sit in programmato per il prossimo 9 novembre a Reggio Calabria, ma anche rompendo il silenzio che ha permesso alla nostra regione di cadere sempre più in basso.
Avrete notato che Scopelliti ripete sempre ‘la mia citta’, la mia regioné. E’ il momento di fargli capire che sono la nostra città, la nostra regione. Che vogliamo partecipare attivamente, vogliamo ricostruire il nostro senso civico, il nostro senso comune da queste macerie che abbiamo ricevuto in eredità. La mobilitazione del 9 novembre a Reggio non si esaurisce nella richiesta delle sue dimissioni: se Scopelliti è ancora governatore, è perché c’é un sostrato culturale forte che ne condivide l’azione profondamente minata dalla scarsa trasparenza. Prendere posizione, oggi, in termini non solo politici ma anche e soprattutto culturali, significa riprendere confidenza con la democrazia e l’etica, due concetti che sono stati seppelliti molto tempo fa, in nome di un clientelismo e di una sudditanza che cozzano in modo duro con le basi di una società che si voglia definire civile”.
“Dobbiamo superare la logica del ‘cu appartieni’, a chi appartieni – ha proseguito Paola Bottero – e iniziare a fare rete fuori dalla rete, superando i particolarismi e le frammentazioni che hanno permesso, e continueranno a permettere, se non metteremo un punto su questa corsa a farci del male, a chi detiene il potere di adottare la tecnica del ‘divide et impera’, senza neppure fare la fatica di dividere. C’é una sola cosa cui apparteniamo, e che ci appartiene: questa terra, con i nostri valori. Le dimissioni di Scopelliti e della sua Giunta non sono il nostro obiettivo, ma uno strumento, la base imprescindibile per poter ripartire e iniziare a cancellare i grigi e i neri che hanno soffocato la coscienza critica, e unire i tanti colori della Calabria che non ci sta in un vortice attivo che possa ripristinare il bianco”.
“Il 9 a Reggio per urlare non più sudditanza, ma cittadinanza – come ha sintetizzato Rosy Giuffré – senza altra bandiera che quella della Calabria che non ci sta”. (ANSA). COM-SGH/MED S45 QBXU