“Se la politica è debole la mafia è più forte”. Parola di Arcivescovo

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“Se la politica è debole la mafia è più forte”. Parola di Arcivescovo

Parla l’arcivescovo di Cosenza monsignor Salvatore Nunnari. La mafia sarà debellata? “Non la si può debellare senza elaborare e proporre convincenti criteri di comportamento alternativi”. E ancora: “La latitanza dei poteri pubblici rende forti gli arbitri e l’abusivismo”.

L’ arcivescovo di Cosenza monsignor Salvatore Nunnari

Monsignore è già passata un’altra “festa” (il riferimento è alla festa della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria che si tiene ogni anno, il secondo sabato del mese settembre): la processione con la sua solennità, la partecipazione devota della gente, i portatori e il loro impeto che trascina e coinvolge. E, come ogni anno, i giornali commentano: mai tanta gente come quest’anno! La festa di settembre sembra vissuta sempre più intensamente: ovunque è un fiume inarrestabile; giovani e meno giovani, uomini e donne. A guardarsi intorno vien da  pensare che non ci sia più neppure l’ombra di un solo credente…Ma poi sarà davvero così?

“Come per miracolo, ogni anno, le strade si popolano di persone di ogni età e, più di recente, di estrazioni religiose diverse. Legato ad una fede che fu dei padri, il nostro popolo, è custode orgoglioso di antiche memorie. La sua riconoscenza per i ripetuti interventi salvifici della Protettrice (la Madonna della Consolazione) , non si affievolisce. Il passaggio del quadro con l’effige della Protettrice crea una ondata di emozioni, strappa grida di gioia: “Evviva Maria”! E quella folla, quei canti, quelle voci, conservano sempre qualcosa di magico.

Nella sua Pastorale sul fenomeno mafioso, ha avvertito che “non è più tempo di silenzi, di ipocrisie e di prudenza”. Ed ha cercato, come sempre, di chiamare “bene” il bene e “male” il male. Ha parlato con le mani in faccia ai destinatari.
Non pensa di essere stato troppo  imprudente ?

Ritengo che ogni iniziativa volta a mettere fine a certi silenzi troppo assordanti, sia giusta e necessaria. Ritengo che alla mia regione facciano bene dibattiti e confronti, specie se poi cronisti, scrittori, uomini della politica e delle Istituzioni danno voce a più ampie riflessioni. Vede, il problema della criminalità nelle sue varie forme (mafia compresa), è una piaga antica che ora sembra divenire più profonda. Eluderlo e sottacerlo sarebbe una tremenda scelleratezza. Anche la mia Lettera Pastorale e gli interventi del Vescovo di Locri, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, sono serviti ad attivare un serrato dibattito, centrato soprattutto sul tema religiosità-‘ndrangheta.

E il quadro da lei proposto, disegna una realtà contigua alle cosche, una ragnatela di avventurieri e speculatori che prosperano alle spalle della comunità civile. La mafia sarà debellata? Cosa profetizza l’arcivescovo di Cosenza? Fanno riflettere anche le parole del figlio del Generale Dalla Chiesa: “Per stoppare i mafiosi, bisogna anche levarsi di dosso il compiacimento di adulare sempre e comunque uomini di potere.
Bisognerà saper diffondere senza pausa la cultura della legalità per frapporre ostacoli alla emergenza criminale e alla prepotenza dilagante. Purtroppo, la mafia, è anch’essa portatrice di cultura perché esprime e diffonde i suoi modi di vedere il mondo, le sue regole di comportamento. Non la si può debellare senza elaborare e proporre convincenti criteri di comportamento alternativi.

Alla sua Pastorale hanno fatto seguito numerosi interventi e tutti di alto livello a riprova della pregnanza dei temi trattati. Ma lei, Monsignore, ha ribadito con garbo ma con decisione la sua esatta posizione in linea con l’arcivescovo di Locri, Mons. Morosini. Nella sua riflessione pastorale sono stati  pesantissimi i richiami alle consorterie criminali: “Non c’è nulla del Vangelo di Cristo, a cui, voi mafiosi, potete richiamarvi”…
Fra gli aspetti inquietanti, da me denunciati, c’è anche quello dell’inserimento subdolo nelle pratiche della pietà popolare. Insomma, basta con la strumentalizzazione della devozione alla Madonna e ai Santi, cui solo i cuori purificati possono accostarsi.

Nella riflessione pastorale “Mi appello ai voi uomini della mafia”, Lei scrive tra l’altro: “Se il Mezzogiorno e la Calabria vivono in condizioni di arretratezza socio-economica che conculca la speranza soprattutto delle nuove generazioni, la vostra colpevolezza è immensa. Ma quale giudizio dare dell’azione della politica e dei politici?”
Reggio è allenata ai patimenti e alla sofferenza, ma oggi la crisi che resiste ad ogni terapia, avvilisce uomini e donne. Crescono, paure, timori – come anche confermano i tanti questionari che vanno a curiosare fra le ansie della gente.

Come lei ha denunciato, la criminalità ha azzoppato questa regione. Ma quali responsabilità vanno ascritte alla politica e alla classe dirigente?
La Chiesa resta vigile. E chiama anche i politici ad ammettere le loro omissioni e le loro inadempienze. Oggi esorta i suoi pastori (che continuano a fare un buon lavoro), a restare sempre in prima linea, accanto agli uomini, nei luoghi dove lavorano e lottano per una società più giusta. Dai palazzi delle Istituzioni e della politica dovranno giungere immediate risposte per rilanciare il Paese. Se la politica è debole, la mafia diviene forte. La latitanza dei poteri pubblici rende forti gli arbitri e l’abusivismo.

Con il suo sferzante “j’accuse”, immaginava di dare la stura ad una così ampia catena di reazioni?
Sissignore. Farlo mi è parso opportuno. In un territorio che vive ore difficili e rischia di andare allo sbaraglio, la Chiesa non può stare alla finestra. Come potrebbero non schierarsi i credenti? Come scriveva Jean Paul Sartre: “quando c’è da prendere posizione su aspetti concernenti le condizioni di vita dell’uomo di oggi, bisogna sporcarsi le mani, cioè scendere in campo”. In questi anni, la Chiesa non ha taciuto e purtroppo ha anche i suoi caduti sul campo. Continua le sue battaglie per l’affrancamento degli ultimi e a difesa dei più deboli, schierandosi senza tentennamenti contro coloro che, calpestando, umiliando gli altri, sono fuori dalla parola di Dio e dalla Chiesa.

Dunque: la Chiesa calabrese non ha affatto due anime. Lei ha voluto ribadire che è inesatto parlare di anatema, bensì di invito alla conversione. Oggi come ieri, i fedeli dicono che “Quando arriva la Madonna, l’intera città di Reggio Calabria  tira un sospiro di sollievo. Vuole, lei consulente attivo dei portatori, tracciarci  in un rapido bozzetto aspetti e momenti salienti di questa festa di popolo?
Quando arriva la Madonna, la città   sembra riacquistare un nuovo sorriso. Si adornano finestre e balconi, sembra scomparire per un momento ogni traccia di quei rapporti umani lacerati dalla paura e dall’emarginazione. A Reggio, un tempo si diceva, “Prima della festa” e “Dopo della festa”. Il tempo veniva cioè rapportato a due forti appuntamenti e la festa veniva vissuta e raccontata per filo e per segno da poeti e scrittori (forse con maggiore efficacia delle pur buone descrizioni televisive di oggi). Grandi poeti in vernacolo, da Giunta al sindaco Musolino, da Ciccio Errigo a Giuseppe Morabito.