LETTERA APERTA A MARIO CONGIUSTA: “CARO MARIO, INVOCO IL TUO PERDONO”

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LETTERA APERTA A MARIO CONGIUSTA:

“CARO MARIO, INVOCO IL TUO PERDONO”

 

Giovanni Maiolo

Ti chiedo scusa da amico, perché dovrei ricambiare la tua amicizia con un sostegno più costante alle tue giuste battaglie per la legalità e la giustizia. “Legalità” per chi crede nella “disobbedienza civile” è un concetto delicato, ma in Calabria legalità ha indubbiamente un significato rivoluzionario, cioè quello di stare dalla parte dello Stato, cioè di tutti noi, contro la feccia dell’anti Stato.

Ti chiedo scusa da calabrese, perché tutti noi calabresi conviviamo e non facciamo abbastanza per estirpare la gramigna mafiosa, quella che ti ha portato via Gianluca.

Ti chiedo scusa perché, pur essendone consapevole, faccio troppo poco per cambiare la mia terra.

Ti chiedo anche scusa perché come se non ti bastasse dovere convivere col dolore dell’assenza per quel figlio che ti hanno strappato, sei anche costretto ad indignarti (e solo tu puoi sapere quello che senti dentro) ascoltando le posizioni dei rappresentanti di una Chiesa che di solito è brava a predicare, qualche volta nemmeno a fare quello.

Ho tremato di rabbia nel leggere che il vescovo Morosini, in uno scenario non certo neutrale come quello di Polsi, ha ritenuto di dovere specificare che la Chiesa assolve i mafiosi che si pentono. Bè, caro Mario, io questa volta non assolvo Morosini per le sue parole. E nemmeno la Chiesa. Perchè chi non ha lesinato parole e gesti contro i mafiosi, come Natale Bianchi, della Chiesa non fa più parte. E il vescovo di Locri-Gerace a Polsi invece di decidere di scomunicare i mafiosi o di tuonare che la Chiesa non vuole il loro sostegno, invece di affermare nettamente che non si accetteranno i loro sporchi soldi per organizzare le feste patronali, invece di urlare che l’accesso alla Chiesa sarà proibito agli assassini con le mani lorde del sangue dei nostri fratelli, ha scelto di conquistarsi gli applausi dei presenti ribadendo che in caso di pentimento arriverà l’assoluzione della Chiesa.

È scontata quell’affermazione, fa parte della natura della chiesa cattolica, ma pronunciata lì ha un sapore diverso.

Caro Mario, qualora perdono ti venisse chiesto dagli assassini di tuo figlio, solo tu potresti darlo. Non io, che Gianluca non lo conoscevo, non io che non ho vissuto sulla pelle la bestialità disumana delle mafie.

Caro Mario, nonostante tutto, devo anche dirti che c’è ancora una chiesa che mi piace ed è quella di Luigi Ciotti, quella di don Pino Demasi, quella di chi Libera, quella di chi fuga ogni dubbio e grida dovunque e senza esitazione alcuna che la mafia è una montagna di merda.

Non mi piace la chiesa che a Polsi viene applaudita, perché le sue parole in quello scenario hanno un suono che potrebbe essere frainteso e finanche apparire, di sicuro erroneamente, troppo benevolo alle orecchie dei criminali che per arricchire loro stessi e le loro famiglie affamano la nostra terra, costringendo i miei coetanei onesti all’emigrazione forzata o alla povertà. O, come nel caso di Gianluca, alla morte violenta

Caro Mario, ti chiedo scusa per tutte queste cose. A te, e solo a te, la decisione di condannare la mia condotta o di assolvermi.

Giovanni Maiolo – Prc Caulonia


Caro Giovanni,

non tocca a me condannare la tua condotta o assolverti, però, di una cosa mi arrogo il diritto, quella di dirti grazie, grazie Giovanni, grazie amico mio.

Credo che  Gianluca, anche se non ti ha conosciuto, ti direbbe la stessa cosa, Grazie!

Un abbraccio a te ed a chi ti vuole bene.

Mario Congiusta (papà di Gianluca, vittima innocente,barbaramente ucciso dalla ‘ndrangheta).