Diario dal campo di Libera-Don Milani 5° giono

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Diario dal campo di Libera-Don Milani 5° giorno


 

23.7.2011 di Giovanna Arcolaci


 

INCONTRO CON IL VICEQUESTORE DODARO

Questa mattina è venuto a trovarci il vicequestore di Siderno , il dott. Dodaro.


Abbiamo avuto modo di incontrarlo anche ieri alla marcia sui sentieri della memoria.

Ci conquista subito con la sua simpatia, nemmeno tempo di entrare e ci sta già sfidando a calciobalilla, così parte il torneo “polizia contro resto del mondo”.

Poi ci mettiamo tutti in cerchio, e lui ci parla di cosa sia la ‘ndrangheta.

Intanto ci spiega che il termine ‘ndrangheta non appartiene ai mafiosi, loro si definiscono Onorata Società.

Fu Longone, un giornalista che invento il termine ‘ndrangheta, che probabilmente deriva dal greco e significa “uomo d’onore”.

Ci racconta che il giudice Di Palma della DDA definisce la ‘ndrangheta come un reato di tipo sociologico. La sua caratteristica infatti è , come ci diceva anche Giuseppe l’altro giorno, che determina una condizione di assoggettamento e di omertà.

Per farci capire cosa intenda ci racconta che giorni fa lui ed un suo uomo si sono recati alla madonna dei polsi per incontrare altri ragazzi che stavano svolgendo un percorso li, a San Luca quando loro sono passati in macchina si sono fermati tutti, un paese intero si è fermato a guardarli passare.

Ci dice che chi stava bevendo si è fermato con il bicchiere a mezz’aria, chi giocava a carte si è fermato, ai bordi delle strade le persone li fissavano, con diffidenza. Una motocicletta ha scortato la loro auto finchè non sono stati fuori dal paese.

Questo è solo un esempio del controllo sul territorio fortissimo che la ‘ndrangheta riesce ad avere qui.

Ci dice che questo in parte è dovuto alla conformazione del territorio della Calabria… strade impervie, paesi arroccati sulle montagna, difficoltà negli spostamenti… ne parlavamo l’altra sera a tavola con Antonio Mira, giornalista dell’Avvenire, la ferrovia qui non è elettrificata. La Statale 106 è la più alta per tasso di mortalità…

C’è questo mare bellissimo, risalendo trovi subito la ferrovia anni ’30, poi le case in stile “non finito jonico” , la 106 e poi di nuovo case, che qui sono colate di cemento, non finite, con i pilastri di ferro che spuntano dall’ultimo piano in attesa che venga costruito il successivo per i figli che verranno, la campagna con gli ulivi e poi più su i paesini antichi, in stile medievale, arrampicati sulla montagna. Chiusi nella loro antica bellezza.

L’altro motivo per cui la ‘ndrangheta controlla in un modo coì forte il territorio è che non ci sono alternative al crimine.

I giovani qui non vedono nessuna possibilità per un futuro, non hanno un lavoro, molti se ne vanno. Tra quelli che restano la ‘ndrangheta recluta facilmente nuove leve, con la promessa di soldi e futuro.

Il dottor Dodaro però ci spiega che lo stipendio per un ‘ndranghetista è di 500 euro al mese, una miseria, e che non è nemmeno vero che la Società si prende cura di loro fino alla fine… quando un ‘ndranghetista viene arrestato infatti la società gli paga l’avvocato per assicurarsi che non parli, ma poi lo dimentica, le famiglie  degli arrestati rimangono da sole in stato di povertà, non hanno nessun sostegno da parte dell’organizzazione.

Parliamo delle pene per reato di associazione mafiosa, andrebbero alzate…

Poi parliamo anche dell’operazione Crimine che ha coinvolto anche Piemonte, Liguria e Lombardia.

Ci spiega Dodaro che si è scoperto che ogni Locale di ‘ndrangheta presente nei comuni del nord fa riferimento ad una locale calabrese che viene consultata e autorizza le operazioni criminali al nord.

Racconta dell’indagine svolta sul boss Commiso Giuseppe, referente per l’intera area della costa Jonica,

organizzava le sue riunioni in una lavanderia in un centro commerciale, li non prendevano i cellulari, quindi si sentiva libero di parlare. Per un anno sono stati intercettati i suoi discorsi con gli ‘ndranghetisti delle diverse locali… discorsi folli. Ci fa l’esempio di un padre che si reca dal padrino per chiedergli di far entrare suo figlio nella Società ,lo prega, dice che il figlio ci tiene tanto… il boss dice che non può farlo entrare perché la sorella di questo ragazzo è fidanzata con una guardia giurata.

Un altro esempio è quello di un padre che manda il genero da Commiso per dirgli che suo figlio va punito in quanto si è trasferito in America e non ha dato la notizia… la cosa sembra assurda persino al Padrino, che dice che si limiterà ad applicare la “punizione del 29”, che consiste nel non convocare la persona da punire alle riunioni della ‘ndrina che si tengono solitamente il 29 del mese, in questo modo la persona avrà il dubbio di essere stata esclusa dalla società e la paura che gli succeda qualcosa….

Parliamo anche del dualismo della ‘ndrangheta, da un lato un’organizzazione che si basa su leggende come quella dei 3 cavalieri di Toledo, Osso, Mastrosso e Carcagnosso ,e che basa le sue riunioni su rituali mistici.

Dall’altro lato c’è la modernità di un associazione che ha consulenti di ogni tipo e per ogni conoscenza possibile, che è l’unica al mondo che può importare droga all’ingrosso dalla Colombia all’ Europa. I Calabresi sono quelli che fissano il prezzo di mercato della cocaina e sono anche gli unici che possono comprare la droga a credito, in questo caso un loro familiare viene ospitato in Colombia fino al pagamento.

Dodaro ci da poi qualche informazione sul ruolo della donna nell’ Onorata Società.

Le donne della Società sono quelle che fanno i colloqui in carcere con i mariti e portano fuori gli ordini, ma sono anche le più attente al rispetto delle regole ‘ndranghetiste, sembrerebbe che loro ne siano le custodi e che sia affidato a loro il compito di tramandarle crescendo i figli secondo i dettami della Società.

Sfatiamo anche il mito delle “regole d’onore”, ci spiega il vicequestore infatti che dalle intercettazioni è emerso che per esempio alcuni padrini hanno amanti uomini, che molti tradiscono la loro donna.

Ci interroghiamo sulle possibili soluzioni al problema della ‘ndrangheta.

Facciamo il paragone con la sicilia, ma Dodaro ci spiega che lì, Cosa Nostra non esiste quasi più, c’è si una criminalità ma l’associazione non ha più quel potere forte di assoggettamento… questo cambiamento è avvenuto dopo le stragi di Falcone e Borsellino, la società civile ha alzato la testa e si è ribellata, ecco allora che per esempio i ragazzi di “addio pizzo” sono riusciti a creare una rete vastissima di negozi che espongono il simbolo “io non pago il pizzo”, e una rete altrettanto vasta di persone perbene che vanno a fare acquisti in quei negozi.

La società civile Calabrese non ha ancora alzato la testa, un esempio che Dodaro ci fa è che nel 2003/2004 in tutta la provincia di Reggio Calabria e per l’intero anno, sono state segnalate dalle banche solo 20 operazioni al di sopra dei 10mila euro (segnalazioni previste dalla legge antiriciclaggio), 20 in tutto l’anno…

Ci diche che a Monasterace due ville del Padrino Ruga costruite sulla spiaggia sono state confiscate, ma non si riescono ad abbattere perché mancano i fondi o ci vogliono procedure troppo lunghe. Il dirigente dell’ufficio tecnico che le ha autorizzate in compenso è finito in carcere con il 416 bis. E mi ritorna in mente il Sindaco Lanzetta, e come sia difficile per lei lavorare in queste condizioni.

Chiediamo a Dodaro di spiegarci quali siano le difficoltà per la polizia nel lavorare qui, lui ci dice chel’Italia ha una legislazione perfetta e modernissima in tema di antimafia,ed anche dal punto di vista organizzativo le procure funzionano bene,  quello che manca sono gli uomini, i mezzi ed i magistrati.

Gli chiediamo cosa possiamo fare noi, lui ci dice che il nostro compito è denunciare.

Io aggiungo che dovremmo anche iniziare a pretendere che questo Stato decida una volta per tutte da quale parte stare, e si impegni in modo serio a sconfiggere il fenomeno delle mafie.