‘Ndrangheta, confiscati beni per 7 mln a imprenditore nel reggino

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‘Ndrangheta, confiscati beni per 7 mln a imprenditore nel reggino

Operazione “Bellu lavuru” su appalti nella costa ionica. Secondo i magistrati aveva fatto un patto scellerato con le ndrine

Reggio Calabria, 07 lug. (TMNews) – Sette milioni di euro sono stati confiscati questa mattina dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria in esecuzione di un decreto emesso emesso dal tribunale di Reggio Calabria su richiesta del procuratore distrettuale di Reggio Calabria, nei confronti di Terenzio Antonio D’aguì, 50enne, di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), imprenditore operante nel settore produzione e fornitura calcestruzzi e inerti con una azienda ubicata a Bova Marina.

D’Aguì, nel giugno 2008, insieme ad altri 41 soggetti, fu sottoposto a fermo di indiziato di delitto per associazione di tipo mafioso nell’ambito dell’operazione denominata “Bellu Lavuru”. In seguito, con sentenza emessa dal giudice della udienze preliminari di Reggio Calabria il 23 novembre del 2009, D’aguì è stato dichiarato colpevole del reato di associazione mafiosa e condannato alla pena di sei anni di reclusione, ed in atto si trova detenuto.

Le risultanze del procedimento “Bellu Lavuru” hanno consentito – in occasione dell’accaparramento di due grossi appalti pubblici relativi all’abitato di Palizzi (RC) della SS 106 e alla realizzazione del complesso scolastico Euclide a Bova Marina (RC) – di delineare l’attuale assetto della ‘ndrangheta sui territori di quei comuni e, in particolare, delle cosche denominate “Talia-Vadalà” di Bova Marina, “Maisano” di Palizzi e “Morabito” radicata in Africo.

Per entrambi i lavori in questione la società D’aguì Beton s.r.l. aveva ottenuto l’affidamento della fornitura di calcestruzzi e inerti per importi di oltre 7 milioni di euro. Nell’ordinanza di custodia cautelare prima e di confisca dopo, i magistrati reggini hanno scritto che D’Aguì a capo della suddetta società aveva contratto “uno scellerato patto sinallagmatico con la ‘ndrangheta: da un lato egli accetta le regole mafiose in merito alla distribuzione degli affari del territorio di riferimento e dei relativi ricaviàdall’altro, la criminalità organizzata, attraverso il metodo mafioso, gli assicura posizioni di mercato, monopolistiche o oligopolistiche, che altrimenti non avrebbe ottenuto.” FMC-Cla