Ordigni negli ospedali: condannato nuovamente ex poliziotto Chiefari

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Ordigni negli ospedali: condannato nuovamente ex poliziotto Chiefari

di Claudio Cordova – La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, presieduta da Bruno Finocchiaro, ha ribadito la sentenza di condanna nei confronti dell’ex poliziotto Francesco Chiefari, ritenuto responsabile del reato di strage. Chiefari è stato condannato

a 13 anni e 8 mesi di reclusione, al termine di una camera di consiglio protrattasi per circa due ore. L’uomo, classe 1972, è stato condannato perché ritenuto responsabile degli attentati dinamitardi perpetrati all’interno degli ospedali di Siderno e Locri, avvenuti nel dicembre 2006.

Assai complicata e controversa, però, la vicenda dell’uomo, anche con riferimento al destino giudiziario: condannato in primo grado dal Gup di Reggio Calabria, con sentenza emessa il 27 maggio del 2008, a 14 anni di reclusione, Chiefari fu condannato anche dalla Corte d’Assise d’Appello, che, con la sentenza del 22 dicembre 2008, ridusse la pena a 13 anni e 8 mesi. Su ricorso della difesa dell’imputato, però, la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione annullò la sentenza impugnata limitatamente al reato di strage (Chiefari fu condannato anche per tentata estorsione e minacce) rimandando il caso a un’altra sezione della Corte d’Assise. Da qui, infine, la sentenza emessa dalla Corte, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Fulvio Rizzo.

La storia di Chiefari, attualmente detenuto all’interno del carcere di Siracusa, si intreccia con le tante oscure vicende che ruotano attorno all’omicidio di Franco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria assassinato a Locri il 16 ottobre del 2005. Chiefari venne arrestato dall’Arma dei Carabinieri allorquando, all’interno della sua abitazione, fu ritrovato oltre un chilo di dinamite, con due detonatori collegati tramite un congegno a distanza. Le indagini dei militari scattarono subito dopo che un ordigno venne fatto esplodere all’interno di un cestino dei rifiuti dell’ospedale di Siderno, a pochi metri dall’ingresso della Direzione Sanitaria del nosocomio, in quel tempo retta da Domenico Fortugno, fratello del politico ucciso. Si trattava di un ordigno composto da 200 grammi di tritolo contenuto in un cilindro di plastica, che, unitamente alla polvere da sparo, era stato assemblato mediante schiuma espansa per uso edile. Il congegno era anche composto da una sveglia utilizzata come timer. L’ordigno piazzato all’interno dell’ospedale di Locri, invece, non esplose, ma dalle varie perizie effettuate si accertò che il dispositivo era in grado di uccidere.

L’uomo è stato anche condannato per minaccia grave nei confronti della parlamentare Maria Grazia Laganà, vedova di Franco Fortugno. Proprio la deputata del Pd, insieme al cognato, Domenico Fortugno, si sono costituiti parti civili e verranno risarciti. Nulla, invece, si è ancora scoperto, così come avvenuto per gli esecutori del delitto Fortugno, sui possibili mandanti, le eminenze grigie, rappresentate, molto probabilmente, non solo dalla ‘ndrangheta, che, tra il 2005 e il 2006, avranno retto i fili di alcuni degli episodi più oscuri della storia recente calabrese.