Minacce a Muscolo, le ipotesi Quattro giorni fa gli ergastoli comminati ai presunti killer di Bruzzano
Rocco Muscari
Locri
Vigile e preciso nelle udienze, scrupoloso nei provvedimenti e attento al buon funzionamento dell’attività della Corte. È il presidente Bruno Muscolo, titolare dell’Assise di Locri che ieri mattina è stato oggetto di una minaccia alla vita, giunta per lettera, alcuni giorni dopo aver letto il dispositivo della sentenza con la quale sono stati condannati alla pena dell’ergastolo Alessandro Rodà e Francesco Talia, ritenuti colpevoli dell’assassinio di Giuseppe Sculli, alias “u pitaci”, la sera del 16 febbraio del 2007. Un processo con tante difficoltà dibattimentali, le stesse di tanti altri altri procedimenti penali, e l’ultimo in ordine di tempo giunto a sentenza, per il quale il presidente Muscolo, in quella occasione assistito dal giudice a latere Angelo Ambrosio, si è prodigato a condurre con la massima attenzione, mantenendosi nelle forme di garanzia dovute a un’istruttoria dibattimentale, in particolare nel corso dell’escussione dei testimoni, alcuni particolarmente difficili da condurre, anche per la palese reticenza manifestata nel corso dell’esame.
Locri
Vigile e preciso nelle udienze, scrupoloso nei provvedimenti e attento al buon funzionamento dell’attività della Corte. È il presidente Bruno Muscolo, titolare dell’Assise di Locri che ieri mattina è stato oggetto di una minaccia alla vita, giunta per lettera, alcuni giorni dopo aver letto il dispositivo della sentenza con la quale sono stati condannati alla pena dell’ergastolo Alessandro Rodà e Francesco Talia, ritenuti colpevoli dell’assassinio di Giuseppe Sculli, alias “u pitaci”, la sera del 16 febbraio del 2007. Un processo con tante difficoltà dibattimentali, le stesse di tanti altri altri procedimenti penali, e l’ultimo in ordine di tempo giunto a sentenza, per il quale il presidente Muscolo, in quella occasione assistito dal giudice a latere Angelo Ambrosio, si è prodigato a condurre con la massima attenzione, mantenendosi nelle forme di garanzia dovute a un’istruttoria dibattimentale, in particolare nel corso dell’escussione dei testimoni, alcuni particolarmente difficili da condurre, anche per la palese reticenza manifestata nel corso dell’esame.
Due condanne pesanti, che hanno seguito altri processi, anche più difficili, quale la sentenza disposta per il omicidio di Gianluca Congiusta. Alla fine di questo dibattimento la sentenza è stata altrettanto dura contro il boss sidernese Tommaso Costa, condannato alla massima pena quale autore materiale dell’omicidio del giovane imprenditore, e per Giuseppe Curciarello per il quale sono stati disposti 25 anni di carcere per associazione per delinquere. Un altro processo che ha portato a condanne esemplari è stato quello a Ilario Mammone e Francesco Franco, accusati dell’omicidio di Giuseppe Mammone, e di occultamento di cadavere, rispettivamente condannati in primo grado a 30 e 26 anni di reclusione. I due imputati sono poi andati assolti in appello, per non aver commesso il fatto. Ma la Corte presieduta dal giudice Muscolo non è “giustizialista”: quando le prove lasciano spazio al ragionevole dubbio arriva l’assoluzione per l’imputato. Come nel processo a Domenico Zucco, prosciolto con formula piena dall’accusa di essere stato il “segnalatore” del commando che il pomeriggio del 31 maggio 2005 ha ucciso Salvatore Cordì “u cinesi”.
Dei processi in corso presieduti dal dottor Muscolo quello sicuramente più importante è il procedimento per la faida di San Luca e per la strage di Duisburg, con a latere il giudice Piercarlo Frabotta. Un processo, quella sulla faida che da oltre venti anni insanguina il paese di Corrado Alvaro, con 14 imputati, appartenenti alle consorterie rivali dei Pelle-Vottari e dei Nirta-Strangio, accusati non solo di associazione mafiosa ma anche, a vario titolo, degli ommicidi di Maria Strangio e Bruno Pizzata. Per la strage di Duisburg si trova sotto processo, davanti alla stessa Assise, Giovanni Strangio, accusato di aver organizzato ed eseguito l’eccidio di Ferragosto del 2007. Di questo procedimento proprio l’altro ieri il presidente Muscolo ha fornito il calendario delle udienze, rilevando che intende arrivare a sentenza nel mese di luglio. Un altro processo in corso riguarda infine Rocco Morabito, accusato dell’omicidio di Francesco Cirianni, che risponde a piede libero.
Lascia attoniti l’arrivo di una lettera minatoria nei confronti del presidente Bruno Muscolo, un gesto inqualificabile sul quale procederanno gli inquirenti, che già da ieri hanno posto sotto osservazione l’abitazione del giudice, davanti alla quale si trovano le gazzelle dei carabinieri di Locri, diretti dal colonnello Valerio Giardina, dal maggiore Ciro Niglio e dal tenente Lorenzo Provenzano. Al momento non si può escludere che il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, nei prossimi giorni, possa valutare di disporre per il magistrato un servizio di scorta.
Dei processi in corso presieduti dal dottor Muscolo quello sicuramente più importante è il procedimento per la faida di San Luca e per la strage di Duisburg, con a latere il giudice Piercarlo Frabotta. Un processo, quella sulla faida che da oltre venti anni insanguina il paese di Corrado Alvaro, con 14 imputati, appartenenti alle consorterie rivali dei Pelle-Vottari e dei Nirta-Strangio, accusati non solo di associazione mafiosa ma anche, a vario titolo, degli ommicidi di Maria Strangio e Bruno Pizzata. Per la strage di Duisburg si trova sotto processo, davanti alla stessa Assise, Giovanni Strangio, accusato di aver organizzato ed eseguito l’eccidio di Ferragosto del 2007. Di questo procedimento proprio l’altro ieri il presidente Muscolo ha fornito il calendario delle udienze, rilevando che intende arrivare a sentenza nel mese di luglio. Un altro processo in corso riguarda infine Rocco Morabito, accusato dell’omicidio di Francesco Cirianni, che risponde a piede libero.
Lascia attoniti l’arrivo di una lettera minatoria nei confronti del presidente Bruno Muscolo, un gesto inqualificabile sul quale procederanno gli inquirenti, che già da ieri hanno posto sotto osservazione l’abitazione del giudice, davanti alla quale si trovano le gazzelle dei carabinieri di Locri, diretti dal colonnello Valerio Giardina, dal maggiore Ciro Niglio e dal tenente Lorenzo Provenzano. Al momento non si può escludere che il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, nei prossimi giorni, possa valutare di disporre per il magistrato un servizio di scorta.